Dall’India cattive notizie
L’Uttar Pradesh ha emendato la legge anticonversione introducendo pene più pesanti, più facilità di denunciare senza prove e complicazioni per ottenere la liberazione su cauzione
L’Uttar Pradesh è lo stato dell’India con più abitanti, quasi 240 milioni. È governato dai nazionalisti indù del Bjp, il partito del primo ministro Narendra Modi. Nel 2021 è stato il primo stato, seguito poi da altri dieci, ad adottare una legge anticonversioni che proibisce di convertire con la forza o con l’inganno: apparentemente una legge opportuna, ma in pratica uno strumento nelle mani dei nazionalisti indù per perseguitare le minoranze religiose usando il pretesto che convertano con degli espedienti. È anche uno degli stati indiani in cui la persecuzione dei cristiani è più dura e dolorosa. La legge anticonversione in vigore è stata emendata il 30 luglio inasprendo ulteriormente le pene: da 10 anni, la pena massima è stata portata all’ergastolo. Inoltre la procedura per il rilascio su cauzione è stata resa più complessa e chiunque adesso può presentare una denuncia mentre prima potevano farlo solo la vittima oppure i suoi famigliari. Il Consiglio nazionale delle Chiese dell’India ha subito reagito chiedendo al governo dell’Uttar Pradesh di ripensare la legge. Raggiunto dall’agenzia di stampa AsiaNews, il sacerdote cattolico padre Anand Mathew ha spiegato: “questo provvedimento è molto inquietante. Ora chiunque, con una denuncia falsa, può far finire dietro le sbarre qualsiasi cristiano, anche a vita”. Secondo il Consiglio nazionale delle Chiese gli emendamenti introdotti concedono ai funzionari e a qualsiasi parte terza una ancor più ampia facoltà di usare la legge per infierire sulle minoranze religiose. Crea – spiega – “il rischio di un aumento delle molestie e della criminalizzazione di pratiche religiose pacifiche, tra cui il battesimo cristiano”e favorisce “un clima di sfiducia e divisione, minacciando di aggravare le tensioni comunitarie e di minare l’armonia religiosa”.