«Dalle braccia di Maria verrà la speranza»
L'omelia del Papa nel centenario delle apparizioni di Fatima: «Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarLe i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace».
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Durante la santa Messa celebrata questa mattina sul sagrato del Santuario di Fatima, Papa Francesco ha ricordato ai fedeli che «abbiamo una Madre!». Lo ha ripetuto più volte durante l'omelia in occasione della Solennità della Beata Vergine Maria di Fatima, nel centenario della apparizioni iniziate il 13 maggio 1917. Due dei tre pastorelli a cui si rivolse la Vergine, Francesco e Giacinta Marto, sono stati canonizzati durante la liturgia e sono da oggi iscritti tra i santi della Chiesa cattolica.
UN ANCORA IN CIELO
«Aggrappati a Lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù». Il Salvatore, ha ricordato Francesco, quando «è salito al cielo, ha portato accanto al Padre celeste l’umanità – la nostra umanità – che aveva assunto nel grembo della Vergine Madre, e mai più la lascerà. Come un’ancora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel Cielo alla destra del Padre. Questa speranza sia la leva della vita di tutti noi! Una speranza che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro.».
FATIMA E' SOPRATTUTTO UN MANTO DI LUCE
Con le apparizioni di Fatima, dice papa Bergoglio, la Madre, «presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre». E' questa luce su cui si sofferma Francesco per dare la sua interpretazione di cosa sia “Fatima”.
«...secondo le parole di Lucia, i tre privilegiati si trovavano dentro la Luce di Dio che irradiava dalla Madonna. Ella li avvolgeva nel manto di Luce che Dio Le aveva dato. Secondo il credere e il sentire di molti pellegrini, se non proprio di tutti, Fatima è soprattutto questo manto di Luce che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della Terra quando ci rifugiamo sotto la protezione della Vergine Madre per chiederLe, come insegna la Salve Regina, “mostraci Gesù”».
Come esempi, indica il Papa, «abbiamo davanti agli occhi San Francesco Marto e Santa Giacinta, che la Vergine Maria ha introdotto nel mare immenso della Luce di Dio portandoli ad adorarLo. Da ciò veniva loro la forza per superare le contrarietà e le sofferenze. La presenza divina divenne costante nella loro vita, come chiaramente si manifesta nell’insistente preghiera per i peccatori e nel desiderio permanente di restare presso “Gesù Nascosto” nel Tabernacolo».
AFFIDAMENTO DEI FIGLI
«Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarLe i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati».
CREATI COME SPERANZA PER GLI ALTRI
Preghiamo Dio, ha detto il Papa ai fedeli, «con la speranza che ci ascoltino gli uomini; e rivolgiamoci agli uomini con la certezza che ci soccorre Dio». Quindi, fedele al suo messaggio di una chiesa “in uscita”, Francesco ha ricordato che Dio «ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno. Nel “chiedere” ed “esigere” da ciascuno di noi l’adempimento dei doveri del proprio stato, il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia. Non vogliamo essere una speranza abortita!»
UNA CHIESA POVERA DI MEZZI E RICCA DI AMORE
«Sotto la protezione di Maria», ha concluso il Papa, «siamo nel mondo sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore».