Dalla fede derisa ai dogmi Lgbt, è il Festival delle ideologie
Anche quest’anno il Festival fa parlare di sé non per meriti ma per i soliti scandalosi spettacoli. Per l’ennesima volta dal palco dell’Ariston si attacca la Fede e si propaganda il pensiero unico, dall’ideologia Lgbt alla pseudo-educazione sessuale, fino al regime sanitario. Rispetto a cui, tra l’altro, a Sanremo valgono eccezioni non concesse ai comuni mortali.
Puntualmente, come accade da qualche anno a questa parte, il Festival della canzone italiana (che di canzone e di italiano ormai ha ben poco) ha fatto parlare di sé, non per meriti ma per i soliti scandalosi spettacoli. Dopo solo il primo giorno già è necessario fissare dei punti ben fermi nonostante certi spettacoli indegni non meritino alcuna considerazione, ma la coscienza e l’intelligenza non possono censurare un male senza combatterlo con ragionevolezza.
Sono anni che dal palco del Festival viene fatta propaganda di regime, un servizio ed esaltazione del pensiero unico, delle ideologie più perverse, dello svilimento della persona e della sua dignità e puntualmente (immancabile) un attacco alla Fede cattolica. Si tratta di un insulto all’intelligenza umana non tollerabile, e affermarlo non è esagerazione e neanche bigottismo, ma una presa di coscienza circa un evento vergognoso le cui conseguenze sono di una gravità non certo irrilevante.
È vergognoso che la Tv di Stato, pagata dai cittadini, sostenga e faccia propaganda di ideologie come quella Lgbt, leitmotiv di tutto il Festival 2021 e che anche quest’anno non farà sentire la sua mancanza dopo la bocciatura del Ddl Zan, con lo scopo di travolgere la realtà dei fatti e di presentare come normale e giusta la commercializzazione e adozione di bambini a coppie dello stesso sesso, distruggendo il valore della famiglia naturale a cui tutti i bambini hanno diritto, sostenendo pratiche oscene come il gender nelle scuole, il cambio di sesso, l’insegnamento da parte della scuola della cosiddetta educazione sessuale che esula completamente dal vero senso della valorizzazione e dignità del corpo maschile e femminile, riducendolo a un mero oggetto, e che si impone con violenza sui bambini a cui vengono proposte scene indelebili sulla sessualità e sui rapporti anche omosessuali.
Non solo, quest’anno si aprono le porte anche ad altre pratiche contro la vita e l’uomo, come ad esempio la liberalizzazione e legalizzazione della marijuana, a cui ha dato ampio spazio fuori dal palco una delle co-conduttrici, riparandosi poi dietro futili scuse. Non può mancare ovviamente la propaganda per il regime sanitario che ci tiene ostaggio da mesi. Proprio nella data d’inizio del Festival è entrato in vigore l’ultimo atto giuridico emanato dal Governo italiano, che vede la privazione di tutti quei diritti fondamentali per una determinata categoria di persone, elargiti solo attraverso la tessera verde. E mentre a Sanremo per i concorrenti non sussiste alcun problema circa le restrizioni a cui sono condannati tutti gli altri cittadini italiani, la Rai si è ben preoccupata di far sapere che per i cantanti in gara “la selezione degli artisti sul palco non può essere dirimente distinguendo vaccinati e no vax: si tratta di dati sensibili, che la Rai non può chiedere”.
Già, mentre ai “comuni mortali” abitanti di tutto il suolo italico viene vietato persino di andare a lavorare se non ci si conforma alle imposizioni di un Governo sempre più dispotico. Ma all’Ariston le regole non valgono mica, non esiste il pericolo di contagio e gli assembramenti sono liberi e permessi, con l’appoggio di chi da mesi tiene recluse le persone sulla base di dati falsati e verità nascoste. Al Festival poi si ride, si prendono allegramente in giro quelli che si pongono domande su una cura sperimentale somministrata senza alcun distinguo tra bambini, sani e malati; si scherza su tutte quelle migliaia di persone che a causa di effetti avversi sono rimaste invalide o che purtroppo hanno perso la vita.
E ci si diverte, senza rendersi più conto di quanto l’immoralità sia la protagonista di tutta la nostra vita, e dei tanti pericoli di una società anestetizzata e abituata a tutto, che non si scompone più per nulla, nemmeno quando si vedono équipe di giornalisti entrare nelle terapie intensive per far vedere le condizioni di chi non si vaccina, quando nemmeno i cari degli stessi malati possono entrare a farvi visita.
E di quanto il senso morale sia caduto in basso ce ne siamo ben accorti con la prima esibizione di uno dei tanti portabandiera gender fluid, che a ogni suo spettacolo non manca mai di mischiare il profano con il sacro. Un’esibizione che solo di per sé dovrebbe nauseare, un testo farcito di volgarità e immoralità dedicate tra l’altro alla propria madre a detta dello stesso autore, celate dietro il nome del giorno più santo per i cristiani, “Domenica”, e terminato con la blasfema riproduzione di un Battesimo. Inutile dire che non si tratta di scherzi innocenti, e un cristiano dovrebbe ben saperlo e rifiutarsi di guardare e appoggiare uno degli eventi più tristi e meschini dell’anno.
Una voce si è levata dalla terra ligure, il vescovo della stessa Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, mons. Antonio Suetta, che, unito alle tante persone che dalla Liguria e da tutta Italia provano ribrezzo per quello che accade e offrono atti di riparazione per gli ennesimi attacchi alla Fede e a Dio, ha giustamente ritenuto “opportuno sollecitare le coscienze ad una seria riflessione e i credenti al dovere della riparazione nella preghiera, nella buona testimonianza della vita e nella coraggiosa denuncia”. Così sia.