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CERVELLI IN FUMO A DENVER E IN URUGUAY

Dalla chiesa della cannabis al drogato di Stato

Dopo i fumi dell’incenso, in chiesa entrano anche quelli dello spinello. Lo scorso aprile a Denver, in Colorado, ha aperto l'International Church of cannabis. Una ex chiesa che diventerà una fumisteria per tutti. E in Uruguay si potrà fumare solo se iscritti in un registro pubblico: nasce così il drogato di Stato. 

Educazione 09_05_2017

E dopo i fumi dell’incenso, in chiesa entrano anche quelli dello spinello. Lo scorso aprile a Denver, in Colorado, ha aperto l'International Church of cannabis. La chiesa, costruita più di 100 anni fa, è adornata da dipinti e vetrate coloratissime e psichedeliche.

Ma che cosa è questa Chiesa internazionale della cannabis? I “ministri” che vi appartengono affermano che “la chiesa di Denver diventa casa spirituale per coloro che cercano di prendere parte al sacramento della cannabis in pace”. Davvero aveva ragione Marx a dire che la religione è l’oppio dei popoli. E noi poi poveri stupidi che davamo del drogato a ragazzi tutti casa e chiesa.

Si aggiunge che la Chiesa della cannabis è il primo luogo al mondo dedicato ai consumatori di cannabis “per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi spirituali […] in modo legale e senza paura”. Infatti in Colorado l’uso della cannabis è legale solo se avviene in luogo al chiuso, quale è una chiesa. Le vocazioni fioccheranno. Altro che secolarismo. Dall’ispirazione dello Spirito Santo all’inspirazione del fumo della marijuana. Gli adepti “sperimentano il senso più profondo della comunione attraverso il sacramento della cannabis”. E quindi il viaggio spirituale diventa un trip. Vuoi vedere che i radicali superano i cattolici in fede?

Con l’erezione di questa nuova chiesa, dove oltre alle canne dell’organo ci sono altre canne di altro tipo, il motto di san Paolo “mi sono fatto tutto a tutti” acquisterà inaspettati significati e l’estasi mistica diventerà extasy religiosa.

Passando dai proclami al concreto, la Chiesa della cannabis offre banalmente un luogo dove poter fumare in compagnia ascoltando musica dal vivo. Certo, il luogo all’interno è una vera chiesa: navata centrale che finisce in un abside, panche nella navata, vetrate, etc. Ma l’analogia con una confessione religiosa finisce lì. E allora perché scegliere proprio una chiesa per sballarsi? In Colorado ci sono alcuni politici che vorrebbero rendere illegale l’uso di questa sostanza. Però se la cannabis diventa elemento centrale di un culto religioso, vietarla sarebbe un insulto alla libertà religiosa.

La Chiesa dello sballo, che conta circa 200 spinellomani, però necessita di fondi. Puoi acquistare magliette con scritto sopra “L’elevazionista”, cioè colui che grazie alla canna si eleva dal mondo terreno e attinge conoscenza a fonti inesplorate del sapere. In vendita ci sono altre magliette con tasche segrete per “nascondere i beni più sacri” oppure un taccuino per annotare i tuoi pensieri illuminati, una borraccia dove occultare la droga e “un pratico accendino per le sedute spirituali” che di certo non verrà usato per accendere candele. I soldi servono sia per la manutenzione del tempio dello spaccio sia per le future battaglie legali. Chiedono 100.000 dollari e sono già arrivati a 35mila. Chiedete fondi per salvare i ragazzi dalla droga e non avrete di certo così successo.

Rimaniamo in tema. Dal 2 maggio scorso in Uruguay è possibile iscriversi in un registro ufficiale di consumatori di cannabis. Tale iscrizione permetterà dal mese di luglio di acquistare legalmente marijuana nelle farmacie. La pratica per iscriversi è semplice: ti presenti in un ufficio postale con i tuoi documenti, ti prendono le impronte digitali e, una volta iscritto nel Registro, puoi diventare a tutti gli effetti un drogato di Stato. Ma come ogni illecito ci sono dei paletti da rispettare: ogni consumatore al mese potrà comprare al massimo 40 grammi di sostanza, a un prezzo di circa 1,3 dollari il grammo. Un prezzo calmierato come quello del pane. Sempre in Uruguay esiste la lista dei coltivatori domestici (massimo quattro piante per casa) o il registro dei membri dei club di consumatori (massimo 20 associati e 99 piante). 

La logica di questi registri è quella della legittimazione del male: se il male è regolamentato con tanto di registri, quantità minime da assumere, luoghi dove comprare la droga, etc. non è più male. Così come per aborto e eutanasia: brutto, sporco e cattivo ammazzare in clandestinità e fuori dei regolamenti, bello e buono quello che viene compiuto in “tutta sicurezza” e sotto l’egida dello Stato. Il delitto se benedetto dalle leggi allora diventa diritto.