Dal virus X al morbo congelato: l'obiettivo è impaurirci
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Al World Economic Forum di Davos, il direttore dell'Oms ha parlato del virus X che certamente arriverà. A questo si aggiunge l'ipotesi di un nuovo morbo "scongelato" dallo scioglimento dei ghiacciai. Evidenze scientifiche pari a zero, ma intanto ciò serve a tenere alta la paura.
- Danni da vaccino, media cattolici sordi di Marco Begato
Negli scorsi giorni, al World Economic Forum a Davos, è stato uno degli ospiti più attesi e che ha attirato più attenzioni: Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, ha parlato della Malattia X, ossia del morbo che non c’è, ma che potrebbe anche arrivare, prima o poi. «Ci sono cose che potrebbero succedere e che oggi non conosciamo», ha dichiarato. «Gli ha abbiamo dato il nome di Malattia X».
Un nome suggestivo, non privo di un certo impatto psicologico. Tedros ha inoltre chiarito che da tempo l'Oms ripete che il verificarsi di una pandemia è una questione di quando e non di se. «Che un altro evento pandemico possa prima o poi manifestarsi è nelle cose. È risaputo. Abbiamo superato il Covid ma questo non significa che non avremo più pandemie. Prima o poi è possibile che se ne manifesti una nuova. Quando non lo sappiamo. Se lo diciamo - ha concluso - non è per creare il panico ma per prepararsi».
In realtà l’effetto di questa narrazione, ampiamente rilanciata dai media mainstream, del morbo sconosciuto che arriverà, con una gravità che – non si sa secondo quali criteri - supererà di gran lunga quella del Covid, non fa altro che generare paura. Anche perché in tutti i piani di preparazione a un tale ipotetico evento pandemico non si parla mai di cure, come se non fossero possibili, ma solo di prevenzione, da realizzarsi mediante vaccini che in questo caso viene sempre dichiarata la certa realizzazione. Tanto quanto si sa che non esistono e nemmeno possono essere prodotti farmaci efficaci per tali patologie infettive, così c’è sempre la granitica certezza che verranno realizzati i relativi vaccini.
Le conseguenze del terrore del “morbo ignoto” si sono già riscontrate nella recente epidemia influenzale. Si è potuto riscontare un vero e proprio terrore da parte dei pazienti che presentando i classici segni influenzali come febbre, faringodinia, tosse, si affettavano a fare il tampone Covid, e davanti all’esito negativo reagivano con paura sbigottita, ponendosi questa domanda angosciata: se non ho il Covid, perché sto male?
Questo spiega perché nel mese di dicembre i Pronto Soccorso di ogni parte d’Italia siano stati presi d’assalto. Dopo gli anni del terrore mediatico, del “se ti ammali muori”, le persone davanti alla febbre, alla tosse, ai dolori diffusi, vanno nel panico.
Secondo Mario Balzanelli, presidente nazionale Sis118, almeno l'85% dei soggetti che quotidianamente sovraffollano il pronto soccorso può essere gestito altrove, nel contesto della medicina del territorio, senza mandare in sofferenza le strutture ospedaliere. Ancora una volta si è evidenziata nell’evento endemico influenzale, cioè prevedibile, una sanità territoriale totalmente incapace di consentire una equilibrata gestione dei malati, ma dall’altra parte l’iperafflusso delle persone verso gli ospedali è spiegabile anche con il terrore diffuso della malattia.
Figuriamoci poi se si cominciasse a parlare diffusamente di Malattia X o di “Virus Zombie”, come sta avvenendo con l’ipotesi, ancora tutta da dimostrare, che a causa del riscaldamento globale (che non poteva non essere chiamato in causa) alcuni virus ibernati da migliaia di anni nel ghiaccio che si sta sciogliendo, possano essere liberati nell’ambiente e cominciare a diffondersi. E tali microrganismi sarebbero sicuramente letali, ovviamente più del Covid, che ormai è considerato una pietra di paragone.
«Non sappiamo quali virus si trovino nel permafrost, ma penso che esista il rischio reale che ce ne possa essere uno in grado di scatenare un'epidemia, come un'antica forma di poliomielite. Dobbiamo presumere che qualcosa del genere possa accadere», ha dichiarato Marion Koopmans dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam a proposito dei cosiddetti virus zombie che arrivano dal passato, una sorta di alieni sconosciuti ibernati.
Di tutto ciò non esiste uno straccio di dimostrazione biologica, è tutto nell’ambito delle ipotesi, ma l’importante è che se ne parli. Davanti a tali scenari tutti ipotetici, Tedros ribadisce che dobbiamo essere preparati, tenendo aggiornati i piani pandemici, facendo esercitazioni, preparandosi a sviluppare vaccini in breve tempo, e facendo in modo che la popolazione percepisca di essere sotto costante minaccia, sotto un’eterna spada di Damocle virale.