Dal pastore di strada al basso profilo
Con le nomine di Milano (Delpini) e Roma (De Donatis) le strategie episcopali di Bergoglio sembrano segnare una piccola svolta. Con queste nomine Papa Francesco passa dalla “rivoluzione” del pastore di strada, alla “rivoluzione” del pastore dal profilo basso. Speriamo che non diventino prigionieri di una certa retorica buonista e politicamente corretta con cui li si avvolge facilmente.
Dopo la nomina di monsignor Mario Delpini, 66 anni, a nuovo arcivescovo di Milano si può dire che due indizi fanno una prova. Le due nomine più pesanti in Italia, quella di vicario della diocesi di Roma e quella del vescovo della capitale lombarda, hanno segnato un certo cambio di passo nella linea di papa Francesco. All'insegna della sobrietà e della scelta “interna”.
Gli incarichi più “rivoluzionari” di papa Bergoglio, come ad esempio le nomine per la diocesi di Padova, o Palermo, sono lontane dalle scelte di Roma e Milano dove sono state incaricate due persone che ben conoscono la macchina che vengono chiamate a guidare. Monsignor Angelo De Donatis, 63 anni, era già vescovo ausiliare per il clero e nel maggio scorso ha sostituito il cardinale Agostino Vallini, divenendo così vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma. «Prete romano fin nel midollo», lo aveva definito l'allora cardinale vicario quando nel 2015 Papa Francesco lo aveva elevato nell'episcopato. Un prete dal Dna completamente ambrosiano è Mario Delpini, il successore del cardinale Angelo Scola a Milano, che ha fatto tutto il suo cammino di prete e di vescovo calcando sempre e solo terra ambrosiana.
Proprio Scola nel 2012 aveva designato Delpini suo vicario generale, dopo che don Mario aveva già collaborato strettamente con il cardinale Carlo Maria Martini e con il cardinale Dionigi Tettamanzi. Il primo, a cui Delpini è stato particolarmente legato, lo aveva nominato rettore maggiore del seminario, il secondo lo aveva voluto vicario episcopale per la Zona pastorale VI di Melegnano. Monsignor Delpini vive nella Casa del clero di via Settala, a due passi dal Duomo, e gira in bicicletta, di lui si dice che «l'è un brav'omm». E' certamente arguto e ironico, per rendersene conto basta leggere i suoi libri Con il dovuto rispetto. Frammenti di saggezza all'ombra del campanile e Reverendo che maniere! Don Mario è conosciuto come un uomo spirituale, così come lo è monsignor De Donatis (predicatore degli esercizi del Pontefice e della Curia romana nella Quaresima 2014).
Nomine all'insegna dell'equilibrio e della sobrietà, dicevamo, e monsignor Delpini è talmente sobrio da dirsi «inadeguato», «un brav’uomo, ma mediocre». Con queste nomine Papa Francesco passa così dalla “rivoluzione” del pastore di strada, alla “rivoluzione” del pastore dal profilo basso. Peraltro, di ritorno dal recente viaggio apostolico per il centenario di Fatima, il Papa ha confidato ai giornalisti che davanti alla Vergine ha pregato chiedendo perdono: «Per tutti i miei sbagli, anche un po’ del cattivo gusto nel scegliere la gente…». Forse anche per qualche nomina azzardata? Non è dato sapersi, ma le nomine di Milano e Roma sembrano segnare una piccola svolta.
Delpini e De Donatis sono due ottime guide spirituali, bravi con i giovani seminaristi, conoscitori della macchina curiale, anche pastori con l'odore delle pecore. Noi però osiamo sperare che non diventino prigionieri di una certa retorica buonista e politicamente corretta con cui li si avvolge facilmente. Va bene camminare in mezzo al gregge, va bene stare dietro per raccogliere chi non ce la fa, poi però bisogna stare anche davanti per indicare la strada. Possibilmente senza essere mediocri, altrimenti le pecore si perdono.