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VITA CONSACRATA

Dal cardinale guastafeste un tweet sulla grande crisi

Oggi, sabato, 29 novembre, si apre l'Anno dedicato alla Vita Consacrata. Evento che vede tutte le famiglie dei religiosi scosse da una profonda crisi di vocazione. Il calo è impressionante: lo ricorda il cardinale Wilfried Napier, arcivescovo di Durban in Sud Africa. Che con i suoi tweet guasta la festa di apertura.

Ecclesia 29_11_2014
Wilfried Napier, arcivescovo di Durban in Sud Africa.

Lo chiamano il cardinale “twittarolo”, vista la confidenza con il cinguettio del social network da 140 caratteri alla volta. È il cardinale, nonchè frate minore, Wilfried Napier, arcivescovo di Durban in Sud Africa. È stato un protagonista del recente Sinodo sulla famiglia e recentemente è stato nominato tra i presidenti delegati del prossimo Sinodo ordinario del 2015. Un segnale interessante per il Continente africano. Ma l'ultima uscita via Twitter non riguarda direttamente il Sinodo.

Oggi, sabato, 29 novembre, avrà luogo la cerimonia di inizio dell'Anno dedicato alla Vita Consacrata, pensato soprattutto nel contesto dei 50 anni dal Vaticano II, per «continuare il rinnovamento proposto dal Concilio» alla vita religiosa. Così disse il cardinale Braz de Aviz, presidente della Congregazione vaticana dei religiosi, lo scorso gennaio, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell'Anno della Vita Consacrata. La raffica di tweet sparati al proposito da Napier sembra fatta apposta per rovinare un po' la festa. Innanzitutto, ha sottolineato che l'avvio di questo anno è iniziato con «le solite formalità», cioè «il report del presidente e del segretario generale e la presentazione di un documento di lavoro che espone le riflessioni per l'anno dedicato alla vita consacrata».

Dentro queste riflessioni il cardinale sud-africano, nonché frate minore, quindi religioso, vede delle «strane omissioni». Il riferimento è «alle cause del crollo del numero di religiosi e religiose» che Napier individua nella «riduzione della dimensione delle famiglie» e in un tradimento del ruolo genitoriale con la «conseguenza del fallimento nell'incoraggiamento dei figli»alla vocazione. In poche parole (140 caratteri alla volta, of course) il cardinale Napier lega l'innegabile crisi vocazionale dei religiosi con la crisi della famiglia, cioè due temi apparentemente lontani, ma in realtà vicini. Il motivo è semplice: la famiglia è il luogo dove si viene educati, cioè dove si dovrebbero imparare le virtù, dove si diventa uomini. E se la natura non è educata, la Grazia fatica a farsi largo per donare di vivere castità, povertà e obbedienza. Ad esempio, comprendere cosa significa divenire padroni di sé nella propria vita sessuale non solo aprirebbe la porta a matrimoni più consapevoli, ma avremmo una generazione di sposi intimamente capace di apprezzare anche la scelta vocazionale religiosa.

Sulla crisi dei matrimoni e della famiglia si sta svolgendo un Sinodo, mentre sulla crisi vocazionale dei religiosi e delle religiose si fatica a interrogarsi in profondità. Lo rilevò il professore claretiano P. Angel Pardilla nei suoi importanti studi pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana, il primo nel 2007, dedicato ai religiosi, e il secondo nel 2008, dedicato alle religiose. Nel periodo che va dal 1965 al 2005, gesuiti, frati minori, cappuccini, domenicani e salesiani, le principali famiglie religiose della Chiesa cattolica, hanno subito perdite numeriche da brivido: - 45% i figli di San Ignazio di Loyola, - 41% i frati minori (Ofm), - 40% i domenicani, - 30% i capuccini e - 25% i salesiani. Complessivamente tutti gli ordini religiosi maschili, dal 1965 al 2005, hanno perso qualcosa come la terza parte dei loro membri e le società di vita apostolica circa il 29%. Qua e là qualcuno è andato in controtendenza, ma il dato generale non lascia spazio ad alcuna considerazione ottimistica, anzi. 

La situazione degli istituti femminili è addirittura peggiore, quella degli abbandoni altrettanto grave, si parla di circa 3.000 religiosi o religiose che ogni anno abbandonano l'abito (clicca qui). «Una triste ironia, twitta Napier, che la vita consacrata si trovi in profonda crisi, mentre la Chiesa celebra i cinquant'anni di Perfectae caritatis, il documento del Vaticano II che mira a ridefinire e rinnovare la vita religiosa». Poi si chiede: «Come mai Paesi un tempo ricchi di religiosi, come ad esempio Irlanda, Canada e Olanda, oggi sono al minimo? Perché?». Già, perché? Domanda interessante quella del cardinale Napier, speriamo che l'anno dedicato alla vita consacrata possa aiutarci a trovare risposte.