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CATTIVE MODE

Dai tatuaggi al gender, perché si ignora san Tommaso

L’antispecismo, la pratica dei tatuaggi e l’ideologia gender sono tutte derive non giustificabili secondo l’antropologia di san Tommaso d’Aquino. François-Xavier Putallaz spiega perché su Nova & Vetera.

Dottrina sociale 04_05_2024
Foto ImagoEconomica

Il numero ora in distribuzione della storica rivista dei domenicani, Nova & Vetera (99^ annata, gennaio-marzo 2024), pubblica un articolo di grande interesse di François-Xavier Putallaz. Egli esamina tre fenomeni culturali dei giorni nostri – l’antispecismo di Peter Singer, la diffusa prassi dei tatuaggi e l’ideologia gender – mostrando come essi siano possibili per aver dimenticato la visione del rapporto tra anima e corpo propria dell’antropologia di san Tommaso.

L’antispecismo non distingue tra volontà e desiderio affettivo sicché la domanda antropologica non è più “l’uomo è un animale intelligente?”, ma diventa “l’uomo è un individuo capace di soffrire?”. Siccome la risposta è sì, allora egli non si distingue dagli altri animali, dato che tutti sono capaci di soffrire. La pratica dei tatuaggi pretende di ricostruire il corpo. Poiché il corpo è di per sé privo di significato, diventa possibile plasmarlo a nostro modo, donandogli un senso che esso non possiede, attraverso dei disegni, dei motivi floreali, dei teschi o delle brevi frasi. È significativo che molte legislazioni pongano dei limiti al tatuaggio, vietandolo, per esempio, sul viso, come se il viso fosse l’ultimo rifugio dell’espressione naturale delle persone. Infine, l’idea proposta decenni fa da Judith Butler, secondo cui tutte le persone possono scegliere la propria identità sessuale. L’ideologia del genere comporta la ricostruzione del corpo.

Niente di tutto ciò è giustificabile secondo l’antropologia di san Tommaso. Così la riassume Putallaz: «L’anima è forma del corpo. Immateriale e sussistente in sé, l’anima umana è l’atto di un corpo avente la vita in potenza. Ciò significa che il corpo umano è tale in ragione dell’anima spirituale, che gli comunica la propria esistenza. Al di fuori di questa animazione, il corpo non sarebbe più, sarebbe un cadavere. Il corpo umano non è quindi una marionetta come Pinocchio, già finito in se stesso e che poi riceverebbe la vita accidentalmente. No! è per l’anima che il corpo umano esiste in quanto umano» (p. 14).

Il corpo è una realtà confezionata in vista dell’anima, e per questo il corpo è capace di “sentire”, dato che solo in questo modo esso è atto a servire l’anima, che dai sensi astrae le specie intelligibili. Tutte le capacità del corpo sono già prossime alle capacità intellettuali dell’anima e non c’è nessun “toccare” e nessun “sentire” del corpo che non sia già pervaso dalle potenze dell’anima, in quanto ad esse orientato.

Stefano Fontana