Da Mattarella, un invito a una maggior responsabilità
Il Presidente della Repubblica ha sorvolato sulle divisioni e i bizantinismi della politica italiana e ha puntato su considerazioni di scenario, anche per dimostrare ai cittadini che lui tra la politica di Palazzo e l’empatia con la gente continua a preferire la seconda.
Il quinto discorso di fine anno di Sergio Mattarella da quando siede al Quirinale si è incentrato sul lavoro e sull’Europa, con puntuali sottolineature dei valori dell’identità nazionale e della coesione sociale. Il Presidente della Repubblica, com’era prevedibile, ha sorvolato sulle divisioni e i bizantinismi della politica italiana e ha puntato su considerazioni di scenario, anche per dimostrare ai cittadini che lui tra la politica di Palazzo e l’empatia con la gente continua a preferire la seconda. Ha lanciato un appello alla riscoperta della cultura della responsabilità: «È importante sviluppare una cultura della responsabilità che riguarda tutti: dalle formazioni politiche, ai singoli cittadini, alle imprese, alle formazioni intermedie. La cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica. Questo comune sentire della società - quando si esprime - si riflette sulle istituzioni per infondervi costantemente un autentico spirito repubblicano».
Ha voluto confermarsi garante degli interessi dei cittadini e ha puntato a toccare le corde più sensibili per sintonizzarsi massimamente sulle loro aspettative. In 15 minuti ha parlato da uno studio piccolo e disadorno, non sfarzoso né ridondante, proprio a voler sottolineare la sobrietà del suo stile e la sua intenzione di colloquiare amichevolmente con l’opinione pubblica. Garante degli interessi del Paese, Sergio Mattarella ha mostrato solidarietà con le famiglie colpite dalle tante crisi aziendali che rischiano di dilaniare il tessuto sociale del Paese e, soprattutto di togliere lavoro e serenità a molte famiglie italiane. Basti pensare all’ex Ilva di Taranto, ad Alitalia, a Whirlpool, solo per citare le più gravi.
Il Capo dello Stato con le sue parole ha cercato soprattutto di dare una risposta alle ansie e alle paure degli italiani, peraltro plasticamente rappresentate dall’ultimo Rapporto del Censis. Proprio quegli italiani che, se non dovessero essere chiamati alle urne anticipate in caso di scioglimento anticipato delle Camere, riceverebbero con ogni probabilità altre due chiamate al voto per altrettanti referendum popolari: il primo (confermativo) sulla norma che prevede la riduzione dei parlamentari e il secondo (abrogativo) sul taglio della quota proporzionale dell’attuale legge elettorale. E si sa che, al di là delle differenti posizioni dei singoli partiti sul tema, il sistema di voto è di tutti e dovrebbe consentire la migliore e più efficace rappresentanza del pluralismo culturale e politico-partitico.
Non sono mancati i riferimenti al divario Nord-Sud che va colmato al più presto secondo il Presidente della Repubblica e alla crisi della natalità, con i giovani sempre meno disposti a costruire famiglie, anche a causa delle incertezze economiche. Una considerazione Mattarella l'ha fatta anche per quanto riguarda i social, che devono essere mezzi civici e costruttivi e non strumenti di denigrazione. Ha anche parlato di emergenza climatica, "che - ha detto - non tollera ulteriori rinvii nel farvi fronte. Le scelte ambientali non sono soltanto una indispensabile difesa della natura nell'interesse delle generazioni future ma rappresentano anche un'opportunità importante di sviluppo, di creazione di posti di lavoro, di connessione tra la ricerca scientifica e l'industria". In definitiva un discorso ad ampio spettro che ha toccato tanti temi cruciali del dibattito di quest'anno e che ha evitato ogni riferimento a sovranismi e populismi, proprio per non accendere la miccia di nuove polemiche.