Da Lutero a Luxuria: la Chiesa "allargata" di Mancuso
Vito Mancuso è di certo tra gli ateologi italiani più gettonati dalla stampa laica. Su Repubblica, Mancuso ha tirato le orecchie a papa Francesco per aver messo all’indice il pensiero gender. «Un giorno la Chiesa», ha profetizzato, «arriverà ad accettare ciò che essa definisce “teoria del gender” e che oggi tanto combatte».
Vito Mancuso è di certo tra gli ateologi italiani meno distanti dal cattolicesimo. Come è noto, dopo un solo anno dalla sua ordinazione è stato ridotto allo stato laicale dietro sua esplicita richiesta. Anche il suo pensiero è stato ridotto allo stato laicale, nel senso che ha ridotto la teologia dogmatica a secolarismo. Mancuso è un vero democratico: nei suoi scritti non fa torto a nessuno richiamandosi ora alle tesi del protestantesimo, ora del nichilismo-relativismo, ora del progressismo, ora dell’utilitarismo. Il cattolicesimo non avendo come desinenza “ismo”, non è mai stato degnato da uno sguardo da Mancuso.
Ciò non farebbe problema, se non per il fatto che i media – Repubblica in testa che lo ospita come editorialista – sdoganino l’ateologo in oggetto come cattolico. Anzi più cattolico del Papa, dato che il 20 aprile scorso su Repubblica il Nostro ha tirato le orecchie a papa Francesco per aver messo all’indice il pensiero gender: «un giorno la Chiesa arriverà ad accettare la sostanza di ciò che essa definisce “teoria del gender” e che oggi tanto combatte». Come attesta il titolo del suo libro Io e Dio, Mancuso viene prima dell’Onnipotente, figuriamoci del Santo Padre che lo scorso 15 aprile, come riporta il Nostro, ha osato dire che «la rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». Perché il profeta Mancuso predice che la barca di Pietro un giorno muterà direzione? Perché se cambia il vento della storia anche le vele dell’imbarcazione al cui timone c’è il Successore degli apostoli devono seguirlo.
Secondo l’ex prete di Carate Brianza la Chiesa non è posseduta dalla Verità, una e sola, ma da un mucchio di opinioni cangianti. Ad esempio, cita il discepolo di Bruno Forte, pensiamo al caso Galileo: «nel Seicento avvenne la rivoluzione astronomica alla quale la Chiesa si oppose costringendo l’anziano Galileo ad abiurare in ginocchio la teoria copernicana: poi la Chiesa cambiò idea, adattandosi alla realtà». Una Chiesa dunque che si adatta ai tempi, fluida e malleabile, che cambia dottrina al mutar delle stagioni, come noi che mettiamo via il cappotto appena arriva la primavera. (S)piace ricordarlo, ma la Chiesa rifiutò le tesi di Galileo non perché false a priori – per una preclusione ideologica – bensì perché false a posteriori. Per il proto-scienziato la prova della rotazione terreste era data dalle maree. Fenomeno che invece è dato, come già spiegarono i gesuiti al tempo dell’illustre pisano, dall’attrazione lunare.
Altra prova che la Chiesa è mobile qual piuma al vento: «la rivoluzione politica portò i popoli a determinare laicamente la propria forma di governo e la Chiesa si oppose […]: poi la Chiesa cambiò idea, adattandosi alla realtà». A parte la genericità dell’affermazione – tanto vera quanto contemporaneamente falsa – va ricordato che se per laicità di governo s’intende ateismo di Stato ancor oggi la Chiesa proclama la regalità sociale di Nostro Signore. Ma non finisce qui. La Chiesa banderuola di rito mancusiano era contro «il suffragio universale, la parità uomo-donna, l’istruzione obbligatoria statale, la libertà religiosa», ma «poi cambiò idea, adattandosi alla realtà». Perché non è la realtà che deve conformarsi alla Verità, ma l’opposto. Anche sul darwinismo la Chiesa ad una certo punto cambiò atteggiamento, ci rivela Mancuso. Non ci pare. Ieri come oggi la Chiesa ribadisce che si tratta solo di un’ipotesi (dai piedi di argilla) e non una tesi scientifica definitiva e mette in guardia dal considerare la persona umana una scimmia evoluta con pochi peli.
Poi l’ex sacerdote, ed ora uomo sposato, se la prende anche con Pio XI il quale sosteneva che nelle altre religioni non c’è vera salvezza. Dichiarazione che anche questa è andata in prescrizione, dottrina scaduta come lo yogurt, ricorda il Nostro. In realtà è un punto dottrinale ancor oggi valido: chi si salva, seppur professante altro credo, ottiene la salvezza non grazie a Maometto o Budda, ma grazie ai meriti di Nostro Signore custoditi nella Chiesa cattolica, Corpo mistico di Cristo. Il climax mancusiano infine tocca l’apogeo: «La rivoluzione di Lutero prima era un’eresia, oggi è un’altra modalità di vivere il Vangelo». Cari parroci da domani sbianchetto alla mano e via a correggere il Simbolo apostolico: «credo nella Chiesa, una, santa, luterana e apostolica».
Ma torniamo al gender. Per Mancuso «la teoria del gender, nei termini in cui ne parla la Chiesa cattolica, è una costruzione polemica che nella realtà non esiste». Piani statali di indottrinamento dei bambini nelle scuole, “nozze” gay, persecuzioni contro chi difende la famiglia, adozioni per coppie omosessuali, documenti personali dove compare una X per i transessuali alla voce “genere”, leggi sull’”omofobia”, etc. sono tutte bubbole. Per il teologo repubblichino le cose sono più semplici di quelle dipinte a tinte fosche dal polemico Francesco. Infatti, a parer suo la realtà ci dimostra che l’identità sessuale – essere geneticamente maschi o femmine – è cosa diversa dall’identità di genere – sentirsi maschi o femmine. E così c’è Luca che si sente Lucia e Marcella che si vede meglio nei panni di Marco. Questa costatazione basta a Mancuso per concludere che le cose vanno bene così. Benedetto Croce fatto e finito, verrebbe da dire, il quale Croce scrisse che la storia non è giustiziera ma sempre giustificatrice. Insomma, se tanti maschietti si pensano femminucce questa basta per legittimare la teoria del gender. A breve passerà anche la legittimazione dell’omicidio e del furto perché condotte assai diffuse.
E dunque l’ateologo conclude che «si tratta di allargare le identità, prefigurando nuovi costrutti sociali più rispettosi delle diverse peculiarità». Tutti dentro in questa chiesa pansessuale, eccetto i fedeli all’ortodossia. Mancuso alla fine vorrebbe anche «allargare l’identità» della Chiesa, genderizzarla perché «è la logica della vita che è così e che trasforma ogni cosa». Il futuro quindi è una chiesa transgender nella dottrina. Un futuro che in realtà guarda al passato, a tutte quelle eresie che la Chiesa ha sempre combattuto. E su cui, Magistero alla mano, non hai mai cambiato posizione. Che Mancuso muti parere e si adatti di buon grado a questa realtà di fatto.