Cure ai malati terminali in Pakistan grazie a medici cattolici
Una squadra di sanitari assiste a domicilio i malati terminali e presta loro gratuitamente cure palliative che il governo pakistano non fornisce
Nello stesso giorno in cui dal Pakistan arriva la sconcertante notizia di medici musulmani che rifiutano di curare un paziente nel loro ospedale perché è cristiano (“Rifiutate le cure mediche a un cristiano in Pakistan”, Cristiani Perseguitati 07_10_2024), l’agenzia di stampa Fides riceve dallo stesso paese una testimonianza esemplare di carità cristiana, di compassione e di misericordia. Ne hanno i medici e gli infermieri del St. Elisabeth Hospital, un ospedale cattolico di Hyderabad, città della provincia del Sindh, che stanno svolgendo un programma di cure palliative domiciliari per i malati terminali, unico in tutto il paese. In Pakistan, spiega in un rapporto inviato a Fides padre Robert McCulloch, un missionario australiano che è il vicepresidente del Consiglio di amministrazione dell’ospedale, “i pazienti terminali sono considerati puramente come un costo. La loro malattia non viene alleviata e spesso sono le famiglie ad accollarsi le spese, altissime, per cerca una cura o un sollievo dal dolore. Già nel 2005 il Consiglio di amministrazione del St. Elizabeth Hospital aveva incominciato a discutere la necessità di avviare cure palliative domiciliari per i malati terminali. Questo programma ‘visionario’ si è poi realizzato, dando la possibilità di manifestare compassione e misericordia in modo pratico e straordinario in Pakistan. Al St. Elizabeth Hospital, siamo convinti che la migliore e unica risposta alla violenza sia la compassione”. La squadra che si occupa di fornire le cure palliative domiciliari è costituita da quattro infermieri maschio, una infermiera femmina e un medico e riesce a prendersi cura di circa 60 malati terminali al mese. Per i componenti della squadra è stata necessaria una preparazione specifica in parte ricevuta all’estero, ad esempio in Australia e a Singapore. “È una immensa opera di misericordia” commenta padre Robert. La maggior parte dei pazienti assistiti sono musulmani, ma ci sono anche dei cristiani e degli indù. “Il reparto di cure palliative dipende dalle donazioni – aggiunge padre Robert – alcune delle attrezzature e i dispositivi per la somministrazione continua di farmaci antidolorifici sono molto costosi. Le famiglie dei pazienti non possono coprire le spese, non c'è copertura assicurativa e il governo non stanzia fondi. Solo la Provvidenza consente al St. Elizabeth di continuare questa assistenza”. Un altro generoso atto di carità del St. Elizabeth Hospital è il servizio di “clinica mobile” che si incarica di visitare i villaggi dedicando giornate intere a visite mediche, cure, terapie, monitoraggio della popolazione più povera, anche in questo caso senza discriminazioni di sorta. Il servizio riesce a occuparsi di oltre 50.000 persone all’anno. Per questo ulteriore servizio prestato gratuitamente il prossimo 24 ottobre, nella capitale Islamabad, l’ospedale verrà insignito del “Multicultural Achievement Award 2024, un riconoscimento assegnato dal governo austriaco.