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liturgia e gonalgia

Cupich contro la comunione in ginocchio

Per il cardinale arcivescovo di Chicago è un gesto che disturba e sarebbe persino contrario – dice lui – alle norme della Chiesa. Torna alla mente il monito di Ratzinger su una fede che non sa più inginocchiarsi...

Borgo Pio 14_12_2024
STEFANO CAROFEI IMAGOECONOMICA

In Spagna c'è un vescovo (ne abbiamo parlato ieri) che ricorda la libertà di ricevere la comunione anche in ginocchio. Oltreoceano c'è un cardinale che invece stigmatizza questo gesto: è l'arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, che alla questione dedica una lettera pubblicata su Chicago Catholic l'11 dicembre.

Il porporato fa leva sulla processione con cui i fedeli si recano a ricevere il Corpo di Cristo: un movimento che «nulla dovrebbe ostacolare» e men che meno «interrompere», per non «diminuire questa potente espressione simbolica». «Certamente la riverenza può e deve essere espressa inchinandosi prima di ricevere la Santa Comunione, ma nessuno dovrebbe impegnarsi in un gesto che richiami l'attenzione su di sé o interrompa il flusso della processione. Ciò sarebbe contrario alle norme e alla tradizione della Chiesa, che tutti i fedeli sono esortati a rispettare e osservare».

In realtà, le norme della Chiesa non hanno mai vietato questo gesto. Anzi, dicono che «Non è lecito negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi» (Redemptionis Sacramentum, n. 91). Ma soprattutto la sortita del cardinale Cupich evoca le parole dell'allora cardinale Ratzinger, che in Introduzione allo spirito della liturgia criticava piuttosto una liturgia "affetta" da gonalgia: «chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. Dove questo gesto è andato perduto, dobbiamo nuovamente apprenderlo, così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il cosmo, nell’unità con Gesù Cristo stesso».