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LA XXXIII EDIZIONE

Cultura cattolica, premiata la sindonologa Emanuela Marinelli

Giunto alla XXXIII edizione, il Premio Internazionale Medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica di Bassano del Grappa è stato conferito alla sindonologa Emanuela Marinelli. Che si è detta detta «grata e onorata di aver avuto questo riconoscimento molto prestigioso». La Marinelli ha studiato per 38 anni la Sindone.

Cultura 26_10_2015
La sindonologa Elena Marinewlliu

Giunto alla XXXIII edizione, il Premio Internazionale Medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica di Bassano del Grappa è stato conferito alla sindonologa Emanuela Marinelli. «Quando mi hanno comunicato che avevano deciso di assegnarmi il Premio» ha spiegato la studiosa «sono impallidita vedendo chi lo aveva ricevuto prima di me». Si è quindi detta «molto grata e onorata di aver avuto questo riconoscimento molto prestigioso». Che cosa significa l’espressione “cultura cattolica”? L’aggettivo “cattolico” riduce l’ampiezza della portata della cultura? 

La vera cultura è espressione di un popolo. La consapevolezza dell’appartenenza a un popolo e ad una tradizione ha generato sempre frutti fecondi. Il verbo latino colo, che è alla base della parola “cultura”, sottolinea e descrive il passaggio dell’uomo dalla condizione nomade a quella sedentaria. Il verbo significa “coltivare”, “abitare”, “venerare”. Un popolo che diventa sedentario ha imparato a coltivare la terra, la abita e venera le divinità del luogo. Nel termine “cultura” risiede, quindi, questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il quale non è possibile crescere e dare frutti. Da questo radicamento scaturisce la possibilità di trarre linfa vitale, ovvero la possibilità di germogliare, di crescere nel fusto e di dare frutti buoni. Capiamo allora che la cultura non ha a che fare con la conoscenza di tante componenti della realtà, ma deriva da un passato (il terreno in cui siamo cresciuti, la tradizione) e si apre a una domanda sul presente e sul futuro. D’altra parte, l’aggettivo “cattolica” sottolinea l’universalità della cultura. Ovvero, ogni esperienza di vera appartenenza reca in sé la vitalità che proviene dalla verità sulla vita che viene tramandata di generazione in generazione, di padre in figlio. 

Da questa verità e bellezza nascono l’arte e la cultura. Potremmo anche dire, in altri termini, che la vera cultura non può essere relativistica, ma solo cattolica, nel senso etimologico del termine. Proprio da questa consapevolezza è nata nel 1981 la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa con l’intento di «promuovere la crescita integrale della persona umana e […] presentare una visione organica dell’uomo, illuminata e vivificata dai valori del Vangelo, con l’impegno a educare alla vera vita che è Dio in noi, rivelato da Gesù Cristo, che è la verità liberatrice». Dal 1983 il Premio internazionale della Scuola di Cultura cattolica ha sempre indicato «al pubblico delle personalità che, nel loro specifico ambito di competenza, abbiano saputo "fare della fede cultura", come diceva Papa Giovanni Paolo II» (Andrea Mariotto). Basti citare i Cardinali Joseph Ratzinger, Camillo Ruini, Carlo Caffarra, Angelo Scola, gli scrittori Vittorio Messori, Cesare Cavalleri, Eugenio Corti. 

Emanuela Marinelli ha studiato per trentotto anni la Sacra Sindone, definita da Orazio Petrosillo «la fotonotizia dal Calvario». Nella serata di venerdì 23 ottobre, alla consegna del Premio, la studiosa ha riconosciuto: «Non ho scelto io di diventare apostolo della Sindone, perché Dio ha messo sulla mia strada dei segnali che ho dovuto seguire». La famiglia è il primo luogo di educazione e di crescita, l’ambito in cui il Signore ci chiama per la prima volta alla Santità. Così è stato anche per la Martinelli: «Mio padre mi faceva leggere moltissimi libri sui santi, perché – diceva – i santi non ti lasciano alibi […]. Se hanno raggiunto la santità loro, vuol dire che è alla portata di tutti». Anche il suo amore per la cultura è scaturito nel clima familiare: «Studiavo perché mi piaceva studiare, non perché dovevo e nel tempo ho capito che la cultura serve per dare forza a quello che dici». La Marinelli ha compreso che la cultura era un formidabile strumento di comunicazione, di dialogo e di comprensione: «Decisi di laurearmi in scienze naturali dopo un diverbio con una mia professoressa che in classe disse: “La scienza ha dimostrato che Dio non esiste”. Discutendo con lei, mi rispose con disprezzo chiedendomi che cosa potessi saperne io rispetto a lei che era laureata in Scienze naturali. Mi laureai anche io in quella disciplina, poi tornai da lei per riprendere il discorso».

La Marinelli ha, poi, insegnato anche per alcuni anni senza mai nascondere il fatto di essere credente e questo l’ha aiutata «a essere credibile». «Il quinto Vangelo scritto con sangue di Gesù», come è stata definita la Sindone da Giorgio Belardinelli, presidente della Giuria del Premio, «da secoli è oggetto di pellegrinaggio per milioni di credenti. La Marinelli l’ha studiata da decenni promuovendo una vera opera di apostolato e di evangelizzazione che ha dato «numerosi frutti cristiani». «La sua convinzione e il suo esempio cristiano», si legge nelle motivazioni del Premio, «sono tanto edificanti quanto la sua chiarezza dottrinale». «Davanti alla Sindone», dichiarò la Martinelli in occasione dell’ultima estensione del sacro velo nel 2015 «si ha la sensazione di affacciarsi sulla soglia del mistero della Risurrezione di Cristo. La Sindone è l’icona della misericordia di Dio, che dona suo Figlio per la salvezza dell’umanità. Quel corpo martoriato è la fotografia dell’amore donato, del peccato espiato, della salvezza compiuta. […] Quel volto tumefatto ma sereno garantisce la dolcezza del perdono. Non si può restare indifferenti dinanzi al sacrificio del Figlio di Dio, testimoniato dalla Sindone con il linguaggio cruento di un documento insanguinato». 

«L’Amore più grande», motto dell’ostensione della Sindone 2015, si richiama direttamente alle parole di Gesù: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Il Signore ha lasciato l’impronta indelebile della sua misericordia su un semplice lino, fragile testimone dell’evento che ha cambiato la storia. Ecco il senso profondo della Sindone, ecco svelato il mistero del richiamo di milioni di persone: la Sindone non lascia passivi, la Sindone coinvolge chi la osserva in un dialogo silenzioso che cambia il senso della vita, mostrando l’unica forza che vince il dolore e la morte».