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Libertà FONDAMENTALI

Culto e misure anti Covid, la difesa di Cordileone

L'arcivescovo metropolita di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone, saluta positivamente la decisione della Corte Suprema in favore della libertà di culto: "Il culto non è meno importante dello shopping per acquistare scarpe; è certamente più importante per la salute spirituale e psicologica delle persone; è un diritto naturale e costituzionale". E non solo...

Libertà religiosa 07_12_2020

Giovedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ordinato a un tribunale di grado inferiore di rivedere la sua sentenza contro la Harvest Rock Church e la Harvest International Ministry, due organizzazioni religiose che avevano intentato una causa federale contro le restrizioni imposte in California dal governatore Gavin Newsom.

Un primo ko per l'amministrazione dem che, nel respingere l'accusa di violare il diritto all'esercizio del culto, si era difesa sostenendo la tesi della diversità tra le disposizioni californiane e quelle newyorkesi bocciate una settimana prima dalla Corte Suprema dal momento che nel Golden State si "applicano le stesse restrizioni al culto al chiuso come ad attività secolari comparabili che coinvolgono grandi gruppi che si riuniscono nelle immediate vicinanze al chiuso per periodi prolungati".

Proprio contro quest'equiparazione, utilizzata da Newsom in chiave difensiva, si è schierato l'arcivescovo metropolita di San Francisco, monsignor Salvatore Cordileone, in una dichiarazione rilasciata per commentare positivamente la notizia della decisione del più alto organo giudiziario degli Stati Uniti. Il presule italo-americano ha scritto che "il culto non è meno importante dello shopping per acquistare scarpe; è certamente più importante per la salute spirituale e psicologica delle persone; è un diritto naturale e costituzionale, e noi cattolici abbiamo dimostrato per mesi che possiamo pregare in sicurezza - con mascherine, distanziamento sociale, ventilazione e sanificazione".

Da questa constatazione, un richiamo alle autorità statali affinché "i cristiani non vengano privati della celebrazione dei giorni sacri del Natale nelle loro chiese, anche se con un numero limitato e altre ragionevoli precauzioni". Anziché andare al muro contro muro, Cordileone ha chiesto alle autorità civili di collaborare con quelle religiose per consentire di preservare la libertà di esercizio del culto in tutta sicurezza. Un appello esteso ben oltre i confini di San Francisco perché "i cattolici - ha scritto l'arcivescovo - hanno bisogno del Corpo e del Sangue di Cristo questo Natale, in California come ovunque ed hanno tutto il diritto di accedervi".

Nella sua dichiarazione, il presule italo-americano ha messo in guardia i governanti dal pericolo insito in provvedimenti che discriminano "attori responsabili (...) in modo irresponsabile" spingendo così le persone a "riunirsi in contesti meno regolamentati, come le case private". "Let my people worship" sono le ultimi, inequivocabili, parole scelte da Cordileone per concludere la sua reazione alla notizia del pronunciamento della Corte Suprema sulle restrizioni del governatore Newsom.

Sulla revisione della sentenza ordinata dalla SCOTUS alla luce del ricorso vinto in un caso simile dalla diocesi di Brooklyn non si è espressa, invece, la Conferenza cattolica della California e l'arcivescovo di San Francisco sembrerebbe essere l'unico vescovo locale ad aver preso posizione pubblicamente in favore della decisione. Durante i periodi di lockdown non pochi parroci californiani, andando incontro al bisogno di ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo espresso dai fedeli (moltissimi dei quali di origine ispanica), hanno deciso di celebrare Messa e somministrare i sacramenti all'aperto, negli spazi sconfinati del deserto diventato famoso nel tempo del Gold Rush.

Quest'estate, durante la seconda chiusura, l'arcidiocesi di Los Angeles ha suggerito alle parrocchie del territorio di celebrare i servizi liturgici all'aperto, dando il via libera anche alla celebrazione di Messe ed Adorazioni Eucaristiche in modalità drive-in, con i fedeli in macchina. A proposito di quest'iniziativa, monsignor Sabato Pilato, parroco a Gardena, ha scherzato con Angelus News: "non avrei mai pensato che avremmo fatto questo, ma è molto meglio che essere nelle catacombe". Il pronunciamento della Scotus potrebbe mandare in soffitta il lockdown delle funzioni religiose al chiuso imposto da Newsom e consentire la riapertura delle chiese e degli altri luoghi di culto in California sulla scia di quando deciso per lo Stato di New York.

E nel frattempo si attende anche l'esito di un ricorso analogo, presentato da un sacerdote cattolico e da un rabbino, contro le restrizioni volute da un altro governatore democratico, Phil Murphy, nel New Jersey.