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IL FATTO

Cronaca di una giornata indimenticabile

Un milione di persone in piazza san Giovanni malgrado il diluvio abbattutosi su Roma poco prima dell'inizio della manifestazione. Spazio importante alla testimonianza delle famiglie numerose, i discorsi del Papa contro il gender che riecheggiano in tutti gli interventi. la grande presenza dei Neocatecumenali e lo "spirito" di don Giussani.

Famiglia 21_06_2015
Family Pride

Family Pride

All’inizio si era messa male, perché a poco più di un’ora dall’inizio della manifestazione "Difendiamo i nostri figli", in piazza San Giovanni a Roma iniziava a scendere un vero e proprio diluvio. Ma è durato poco perché, mano mano che si avvicinavano le 15.30, ora dell’inizio della kermesse, la pioggia cessava, il cielo si apriva e, addirittura, ogni tanto si sentiva “il mormorio di un vento leggero” (1Re 19,12), anche piuttosto rinfrescante.

Finito il silenziatore, ora inizia la falsificazione mediatica.
Il milione di partecipanti, radunati dal Comitato promotore in soli 18 giorni, ha fatto schiumare di rabbia gli “antipatizzanti” di questa iniziativa interconfessionale, apartitica ed assolutamente di popolo, che si batte contro l’educazione gender nelle scuole e per il futuro della famiglia fondata sul matrimonio nel nostro Paese. Il Corriere della Sera si è esibito persino nel falsificare i dati metereologici, riportando come la pioggia abbia «funestato parte del Family Day a Roma, […] a nulla è servita l’invocazione “Signore abbi pietà” e l’augurio “Speriamo che non piova” lanciati dal palco» (Diluvio su "Difendiamo i nostri figli" in Piazza San Giovanni, in Corriere.it, 20 giugno 2015).

La piazza era stracolma già prima dell’inizio della manifestazione, tanto che la vicina stazione della metropolitana San Giovanni ha continuato per ore a far uscire gente che si avviava in piazza, «per riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la colonizzazione ideologica della teoria Gender nelle scuole e nel Parlamento e bloccare sul nascere il ddl Cirinnà che consentirebbe in prospettiva adozione e utero in affitto per le coppie dello stesso sesso», spiegano i promotori del Comitato «Difendiamo i nostri figli», costituito a Roma il 2 giugno con portavoce il neurochirurgo Massimo Gandolfini. Fra gli striscioni colorati, i palloncini, i cartelli e le bandiere, l’età media è molto bassa, proprio come raccomandato dagli organizzatori: niente sigle ma solo famiglie, zii, nonni e, insomma, italiani che hanno a cuore il nostro futuro. 

Apologia della famiglia numerosa.
Moltissimi erano i bambini come tanti, naturalmente, le mamme ed i papà presenti. La cosa bella è che fra di loro non mancavano i giovani. Tanto che fra le prime testimonianze significative apparse sul palco di San Giovanni c’è quella di Vincenzo e Sarah Aquino, genitori quarantenni di ben undici figli, che parlano con allegria della loro famiglia e della «Provvidenza, che è la mano generosa di Dio, che non ci ha mai fatto mancare nulla, dai vestiti al pane, dai pannolini ai giocattoli». Sono madri, padri e figli che, per lo più, sventolano bandiere in piazza ed espongono gli striscioni che sintetizzano i motivi ispiratori e gli obiettivi della manifestazione: «Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società, difendete le vostre famiglie», «Giù le mani dai nostri figli», «Dio maschio e femmine li creò», «DDL Cirin-NO!». 

I politici.
Sono un centinaio i parlamentari che hanno aderito alla manifestazione. Tutti i politici presenti non hanno avuto aree loro riservate, ma si sono mescolati alla folla perché, hanno tenuto a sottolineare gli organizzatori, si è voluto anche così «ribadire la natura apartitica e apolitica della manifestazione». Che comunque è stata occasione buona per farne “uscire più allo scoperto” alcuni, come ad esempio il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha dichiarato chiaro chiaro: «Mi auguro che questa straordinaria mobilitazione di popolo convinca tutti dell’opportunità di bloccare la follia dell’indottrinamento gender nelle scuole. La politica non può essere cieca e sorda di fronte all’appello delle famiglie italiane: Renzi e il Pd ritirino il ddl Cirinnà e si cominci a lavorare per un fisco e un welfare a misura di famiglia e per fare in modo che il tema della natalità sia una priorità nazionale. Senza padre e madre non ci sono figli, senza figli non c’è futuro».

Presente anche il senatore di Area popolare Ncd-Udc, Maurizio Sacconi, che commenta: «A piazza San Giovanni folla straordinaria nonostante il maltempo. Curioso stasera di verificare se i tg Rai ne daranno conto o si piegheranno al politicamente corretto». Presenti solo “in pectore”, invece, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano e il segretario della Lega Nord Matteo Salvini,  che scrive su Facebook: «Un abbraccio alle mamme e ai papà che stanno pacificamente manifestando a Roma, per difendere il futuro dei loro bambini».

L'imam sul palco: “Gender cattivo per l'umanità” 
Anche l’imam della moschea di Centocelle, arrivato in ritardo sale sul palco di San Giovanni con parole di fuoco contro il gender, che «è pericoloso, cattivo per l’umanità. Con la vostra forza possiamo sconfiggerlo. Siamo qui tutti insieme, musulmani e cristiani, per difendere la famiglia». Peccato che la famiglia, secondo il diritto islamico, è governata da regole sociali e giuridiche che sono agli antipodi del diritto naturale e cristiano. Ma tant’è, quando si deve fare una alleanza contro tutti e contro tutto “non si bada a spese”…
Dal rabbino Di Segni, invece, soltanto un messaggio ma è per il rispetto del sabato.

I principali protagonisti: il Papa e la Madonna

Durante la manifestazione sono stati fatti ascoltare alcuni passaggi del discorso rivolto dal Pontefice il 14 giugno scorso alle famiglie romane. Papa Francesco parlava, tra l’altro, della «colonizzazione ideologica, che avvelena le famiglie» e invitava i genitori a ricatechizzare le proprie famiglie. «Abbiamo bisogno di una vera rinascita morale e spirituale», diceva Bergoglio, al quale si sono richiamati quasi tutti gli oratori dal palco, da Costanza Miriano ad Alfredo Mantovano, da Gianfranco Amato a Mario Adinolfi.

Il prof. Gandolfini, richiamando come alla manifestazione abbiano fatto mancare la loro rappresentanza le istituzioni di Roma (leggi in particolare il sindaco Ignazio Marino), spiega ai manifestanti come la soluzione trovata sia l'icona bizantina della Madonna “Salus populi romani”, in italiano «salvezza del popolo romano» (nell'accezione di «protettrice»), la cui immagine campeggia quindi sul palco. E si tratta di un quadro molto caro al Cammino neocatecumenale ed al suo iniziatore Francisco Arguello, detto “Kiko”, senza il quale la manifestazione di San Giovanni non avrebbe forse potuto tenersi. Kiko, artista laico spagnolo fondatore di diverse comunità neocatecumenali nel mondo, ha cantato, accompagnandosi con la chitarra, brani della Bibbia, tra i quali alcuni estratti dell’Apocalisse, musicati da lui stesso: «...Il Santo Padre sta con noi - ha detto nel suo applaudito intervento dal palco - Ho scritto al Santo Padre, dopo aver ricevuto le lettere di alcune famiglie e il Papa mi ha risposto quando, domenica scorsa, ha detto che ci sono ideologie che colonizzano le famiglie e contro cui bisogna agire. Qualcuno sbaglia se pensa che non gli piacciono i cortei». 

Lo "spirito" di don Giussani
«Tutto il mondo è posto nella menzogna. Il potere mondano tende a risucchiarci: allora la nostra presenza deve fare la fatica di non lasciarsi invadere, e questo avviene non solo ricordando e visibilizzando l'unità tra noi, ma anche attraverso un contrattacco». È quanto scriveva nel 1977 Don Luigi Giussani, e l’avvocato Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, lo ricorda nel suo intervento, ottenendo una grande approvazione dalla piazza. Segno evidente che se anche Comunione e Liberazione nei suoi rappresentanti istituzionali non ha aderito, sia lo “spirito” sia molti uomini e donne formati alla scuola di don Gius, non hanno fatto mancare la loro presenza attiva e festosa.