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IL BELLO DELLA LITURGIA

Cristo Re, l’unica via per la Redenzione

Il Polittico dell’Agnello mistico dei fratelli Van Eyck è una decisa e bellissima affermazione della regalità eucaristica di Gesù. Il re eterno, affiancato, come in una deesis, da Maria e Giovanni, ha la mano destra benedicente mentre la sinistra stringe lo scettro. E poi, in un’altra scena, ecco l’agnello, simbolo di Gesù, dal cui costato sgorga il sangue della Redenzione e attorno al quale tutti sono chiamati a raccolta.

Cultura 23_11_2019

Jan  e Hubert van Eyck, Polittico dell’Agnello Mistico, Gand – Cattedrale di San Bavone


Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose (Col 1, 18).

La festa di Cristo Re, spartiacque tra l’anno liturgico ordinario e il periodo dell’Avvento, è relativamente moderna essendo stata istituita da papa Pio XI nel 1925. Dal punto di vista iconografico, viceversa, la figura di Cristo Signore dell’Universo ha origini antiche. Si pensi, per esempio, ai bellissimi mosaici, bizantini e non, che riproducono il “Pantocrator”, colui che domina tutte le cose, sulle calotte absidali e le cupole di tante chiese nostrane…

Il Figlio assiso su un trono con vesti sontuose è un’immagine che viene da lontano nel tempo e che conobbe, però, una particolare fortuna dal XV secolo quando la Chiesa trovò nella regalità di Cristo la risposta al dilagare dell’assolutismo nella società moderna. Una risposta veicolata anche attraverso l’arte. Il Polittico dell’Agnello mistico dei fratelli Van Eyck, iniziato nel 1426 da Huber e completato da Jan, suo vero artefice, nel 1432, è una decisa, e per inciso bellissima, affermazione della regalità eucaristica di Gesù.

Dopo diverse traversie, la pala, composta di 12 pannelli, disposti su un doppio registro e dipinti su entrambi i lati, si trova ancora nel luogo per il quale fu commissionata: la Cattedrale di San Bovone a Gand, in Belgio. Chiuso, il polittico suggerisce il tema trattato all’interno: la venuta di Cristo, e di Cristo eucaristico, riconosciuto quale unica via per la Redenzione. Oltre alle due figure dei committenti e ai titolari della chiesa, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, i pannelli raccontano, nel registro mediano, con la cura per il dettaglio, tipica della neonata pittura a olio fiamminga, l’Annunciazione, sopra alla quale profeti e sibille alludono, nei loro carteggi, all’avvento di un re.

“Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila [...], ecco, a te viene il tuo re”, recita Zaccaria, cui fanno eco le parole di Michea, “da te uscirà colui che sarà dominatore in Israele”, e quelle della Sibilla Cumana, “l’altissimo re verrà e si farà carne per tutti i secoli”. Solo dopo avere letto questi versi si possono, finalmente, aprire gli antelli che completano l’opera che Dürer definì “immensamente preziosa e stupendamente bella”.

Ed eccolo il re, nel pannello centrale della parte alta del polittico, affiancato, come in una deesis, da Maria e Giovanni. Dominum dominantium, “Signore dei signori”, c’è scritto sull’orlo inferiore del manto rosso di cui è rivestito il giovane uomo barbuto, il capo coperto da una tiara preziosa, formata da tre corone cui se ne aggiunge una quarta deposta ai Suoi piedi. Una mano, la destra, è benedicente mentre l’altra stringe lo scettro, tempestato di perle nere, simbolo della terra, e bianche, di natura, invece, celeste, a indicare tutti i regni su cui si estende il Suo dominio.

Non si può identificarlo nel Padre Eterno, come alcuni studiosi hanno pensato, per la presenza del motivo che si ripete sulla tappezzeria del trono, il pellicano, simbolo di Cristo il cui nome, IHESUS XRS, sormonta in lettere capitali la figura dell’animale che, si sa, nutre i suoi piccoli col proprio sangue. E le pietre, inoltre, che compongono il prezioso fermaglio del mantello, formano una croce, la via attraverso la quale Gesù ha scelto di governare. È Lui l’agnello sacrificale, la cui adorazione si rende magnificamente esplicita nel pannello sottostante.

Se angeli musicanti e cantori celestiali affiancano il Figlio in trono, l’agnello, dal cui costato sgorga il sangue raccolto in un calice, è su un altare circondato da angeli adoranti, alcuni dei quali mostrano gli strumenti della Passione. Altri agitano il turibolo con l’incenso, in segno di venerazione. Il paesaggio in cui è ambientata la scena è un verde e rigoglioso Paradiso celeste e terrestre, punteggiato da profili di città su cui svettano torri e campanili, e su cui s’irradiano i raggi dello Spirito. L’acqua, che sgorga da una fontana di otto lati, garantisce la vita.

Tutti sono chiamati a raccolta: i santi, le sante, gli apostoli, i papi, i cardinali, gli ebrei e i pagani, i giudici, gli amministratori e i cavalieri, gli eremiti e i pellegrini, in cui potremmo riconoscere ciascuno di noi, perché il Regno di Cristo è davvero cattolico, cioè universale e accoglie tutti.