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ORA DI DOTTRINA / 59 - IL SUPPLEMENTO

Cristo-Chiesa, il Mysterium Lunae

Nei Padri il rapporto Sole-Luna viene usato per spiegare il rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Ma non come un'allegoria, al contrario:  le realtà visibili sono state create proprio per esprimere l’invisibile. Il primo a parlarne è Origene, in Occidente la teologia lunare è ripresa da Sant'Ambrogio.

Catechismo 05_03_2023

Nel suo intervento all’ultima Giornata della Bussola dello scorso ottobre, il Cardinale Robert Sarah aveva evocato l’immagine, molto presente nei Padri, del Mysterium Lunae, riportata al centro della riflessione teologica dalla splendida monografia del prolifico patrologo Hugo Rahner (fratello del noto Karl) Symbole der Kirche. Die Ekklesiologie der Väter (1964). Dedicheremo qualche domenica a questo tema, sospendendo momentaneamente la serie dedicata ai grandi convertiti.

Entrare nel mistero della Chiesa è di grande importanza, soprattutto in questo tempo in cui, a causa dei tanti scandali morali, dottrinali, liturgici cui quotidianamente assistiamo, rischiamo di limitare la nostra comprensione della Chiesa ad una struttura religiosa che segue le dinamiche di altre istituzioni di questo mondo. In questa prospettiva, cui si può scivolare giorno dopo giorno, anche senza rendersene conto, non è raro ascoltare espressioni che, anche se involontariamente, colpiscono al cuore la realtà della Chiesa: “la Chiesa è un disastro”, “è colpa della Chiesa”, “la Chiesa ci ha traditi, abbandonati, etc.”. Espressioni che poi si diffondono come l’aria e vanno ad alimentare quella sfiducia generalizzata dei cattolici nei confronti della Chiesa, fino a portarci a riallinearsi con la pericolosa mentalità del “Cristo sì, la Chiesa no”.

«Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5, 32). Il μυστήριον μέγα (mysterion méga) di san Paolo riecheggia nel magnum mysterium della famosa antifona natalizia che celebra le nozze di Cristo con la nostra umanità e che tanti musicisti ha ispirato. La relazione sponsale tra Cristo e la Chiesa è il grande mistero che in qualche modo esaurisce tutta la vita della Chiesa e dà senso alla sua missione terrena. Ma è anche ciò che riassume il senso della Creazione e della Redenzione. L’evento che sancisce le nozze di Cristo con la Chiesa, ossia l’Incarnazione, avviene solo temporalmente dopo la Creazione; in realtà tutta la Creazione trova il suo senso proprio in quel mistero.

È per questa ragione che, con grande “naturalezza”, alcuni Padri avevano visto nella creazione dei due luminari, il Sole e la Luna, nel quarto giorno della Creazione, l’immagine di Cristo e della Chiesa. Attenzione: non si tratta di una lettura “creativa” dell’esamerone, come se il Sole e la Luna fossero un’allegoria del Verbo incarnato e della Chiesa; l’idea di fondo è esattamente l’opposto: le realtà visibili sono state create proprio per esprimere l’invisibile. Il che significa che Dio ha creato i due astri, con le loro particolari caratteristiche e il preciso moto della Luna rispetto al Sole, precisamente perché narrassero il mysterion méga: caeli enarrant gloriam Dei. Il liber naturae prepara ogni uomo a riconoscere la rivelazione definitiva del senso della creazione e della storia e, illuminato dalla fede, contribuisce a contemplarne il mistero.

È ad Origene che dobbiamo il primo chiaro ed elaborato accostamento dei due astri con Cristo e la Chiesa: «Come si dice del  Sole e della Luna che sono i due grandi luminari nel firmamento del cielo, così anche in noi Cristo e la Chiesa»; e così, «come il Sole e la Luna illuminano i nostri corpi, così Cristo e la Chiesa illuminano le nostre anime» (Omelie sulla Genesi I, 7). Origene sottolinea l’aspetto che sarà sempre al centro di questa ecclesiologia, ossia che la Luna non brilla di luce propria, ma riceve interamente la luce dal Sole. Tutta la chiarezza del piccolo luminare, che costituisce l’unica luce nelle tenebre che avvolgono la Terra,  è riverbero della luce solare. Tutta la gloria della Chiesa sta nell’essere recettiva della Luce che è Cristo; tutta la sua capacità di illuminare il mondo le deriva dal suo essere rivolta a Lui.

Ma c’è un mistero ancora più profondo, espresso dal movimento della Luna rispetto al Sole. È quello che H. Rahner chiama il mistero della “Chiesa morente”. Dal punto di visto astronomico, la Luna nuova (novilunio) si verifica quando essa si trova nel momento di maggior vicinanza al Sole nel suo moto di rivoluzione, quando cioè si trova in congiunzione con il Sole. Al contrario, nel plenilunio la Luna è nel punto più distante dal Sole, e mostra alla Terra la sua faccia illuminata, in quanto essa è rivolta alla grande stella.

Cos’è questo nascondersi della Luna? Perché a volte essa non dà più luce alla Terra? Questo suo “morire” è il segno della sua congiunzione con lo Sposo, della sua maggiore unione con Lui. Quando la Chiesa soffre, quando è perseguitata, essa non è finita, ma è nel momento della sua maggiore unione con Cristo crocifisso; da questa unione essa prende vigore per ricominciare la sua corsa, per raggiungere il vertice nel plenilunio. Questa è la legge della Chiesa finché dura questo tempo; questa è la legge di ogni cammino spirituale, fino a quando comparirà  glorioso il Sole divino; allora la Chiesa “sparirà”, nel senso che sarà totalmente circonfusa di gloria, investita della luce dello Sposo, e non conoscerà più declino ed oscuramento.

Nelle tenebre del mondo è la luce della Chiesa – e solo essa – a rischiarare, insieme alle stelle, che i Padri riconoscono come gli Apostoli e le schiere innumerevoli di martiri, di confessori, di vergini, di santi di ogni genere. Ma questa luce è il frutto del travaglio dell’oscuramento. San Cirillo d’Alessandria indica che il prezzo della fecondità della Chiesa sta proprio nell’accettare la propria “morte” per generare le anime alla vita eterna, come Rachele accettò di morire nel dolore per dare alla luce Beniamino: «Intoniamo il canto di lode per la morte della Chiesa, per quella morte che ci riconduce alla sorgente della vita santa e in Cristo» (Glaphyrorum in Genesim, 6).

A far risuonare in Occidente la teologia lunare è Sant’Ambrogio; nel suo Hexaemeron, riprende i temi fondamentali di Origene della Luna-Chiesa che è sposa di Cristo-Sole e che da Lui riceve la sua luce; della Luna, cui è stato assegnato di presiedere nella notte del tempo; ed anche, ma con accenti molto più marcati, della Luna che soffre per generare: «La Chiesa rivolge dall’alto i suoi sguardi, spesso si eclissa e spesso spunta come la Luna, ma in virtù delle sue eclissi è cresciuta ed ha meritato di ingrandirsi, rimpicciolendosi per le persecuzioni, e venendo coronata dalle testimonianze dei suoi eroi della fede. Essa è la vera Luna, che dalla luce indefettibile del Fratello suo [il Sole-Cristo] attinge il lume dell’immortalità e della grazia. La Chiesa risplende non della propria luce, ma di quella di Cristo, e prende il proprio splendore dal “Sole di giustizia”, tanto da poter dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”».

La Chiesa segue la linea tracciata dal suo Signore, che proprio inabissandosi nella morte e negli Inferi, ha generato alla vita di grazia e ha riempito la terra del fulgore della luce della sua Risurrezione e del fuoco del suo Spirito. E questo è anche il destino di ogni anima che vuole essere salvate e desidera essere feconda. La vita della Chiesa e la vera vita spirituale conoscono delle fasi. Spiega Ambrogio: «la Chiesa ha anch’essa le sue fasi, cioè quella della persecuzione e della tranquillità. Essa, infatti, come la Luna, sembra eclissarsi, ma in realtà non si eclissa. Può nascondersi agli sguardi, ma non sparire, perché è bensì vero che durante le persecuzioni essa cala, perché qualcuno se ne distacca, ma ciò avviene affinché essa cresca per la testimonianza dei martiri e, resa splendida dalle vittorie di chi ha sparso il sangue per Cristo, spanda per tutto il mondo un più intenso chiarore di pietà e di fede».

Quando la Chiesa patisce persecuzione, che siano dall’esterno o dall’interno, o da entrambi i fronti; quando sembra che non vi sia più speranza ad occhio umano, dobbiamo sapere che siamo nel momento di maggiore fecondità della Chiesa, perché essa va “in congiunzione” con Cristo, suo Sposo e Fratello. La Chiesa non persiste nella storia grazie alle ideazioni più o meno geniali delle sue membra, ma perché la sorgente della sua luce è in Cristo e la sua sicurezza nella volontà di Dio, che l’ha voluta a presiedere le tenebre. Quando la Chiesa soffre, essa ci sta generando; non è un segnale di debolezza, ma di fecondità. A noi tocca solo rimanere fermi, con fede incrollabile.