Cristiani sotto le bombe nel Myanmar
La guerra civile continua senza tregua e i fedeli delle regioni coinvolte non possono neanche recarsi in chiesa e celebrare le festività cristiane
La guerra civile che sconvolge il Myanmar, tra il regime militare olpista e i movimenti ribelli, etnici, non risparmia i cristiani e le istituzioni della Chiesa. Le diocesi di Pekhon, Loikaw, Hakha, Kalay e Mandalay dove vivono circa 55.000 cattolici, sono tra le più colpite dagli scontri e dai bombardamenti dell’esercito governativo. L’insicurezza fa sì che molti fedeli non riescano ad andare in chiesa, in molti villaggi non è stata celebrata neanche la Pasqua. Il 2 aprile, domenica delle Palme, un villaggio, Shimlaw, abitato prevalentemente da cattolici, è stato bombardato dai militari governativi. Sono state danneggiate molte case e un razzo è caduto anche vicino alla chiesa, uccidendo due persone. Poteva essere una strage se avesse colpito la chiesa. A raccontarlo all’agenzia di stampa Fides è padre Aniceto Dereh Day, parroco della cattedrale del Sacro Cuore e vicario generale della diocesi di Pekhon: “ogni giorno avvertiamo il rumore degli spari e l'odore acre della polvere da sparo e del fumo che giunge in città. Le giornate vanno avanti mentre non smette il rumoroso lancio di razzi. La paura serpeggia tra le famiglie, è pericoloso svolgere le quotidiane attività sociali, economiche e pastorali. Cerchiamo di essere presenti con piccole opere di carità e di conforto verso gli sfollati”. Nonostante i rischi e le minacce – alcuni sono già stati uccisi – i sacerdoti della diocesi continuano a prodigarsi per i fedeli, per assicurare loro il conforto dei sacramenti e per assisterli. Con loro continuano la loro opera le suore del Buon Pastore che dal 2018 sono impegnate in attività specialmente nel settore dell’istruzione e della cura dei bambini.