Cristiani perseguitati nei campi profughi europei
Il rapporto 2016 di Aiuto alla Chiesa che soffre denuncia un sistema di violenze e discriminazioni ai danni di richiedenti asilo cristiani. Vessati e aggrediti dagli islamici ospitati negli stessi centri: un fenomeno dilagante nel cuore dell'Europa "accogliente": Germania, Francia, Austria, Danimarca, Svezia e anche Italia. Aggressioni, minacce, inviti alla conversione: nei centri di accoglienza succede di tutto, ma i governi non se ne accorgono.
Un dato particolarmente allarmante che balza agli occhi nel leggere il Rapporto 2016 sulla libertà religiosa, presentato ieri da Aiuto alla Chiesa che Soffre, riguarda un fenomeno sotterraneo che sta iniziando a prendere piede nelle democrazie occidentali. Si tratta delle discriminazioni, quando non proprio violenze, subite nei centri di raccolta di richiedenti asilo da parte di clandestini di fede musulmana. L’obiettivo sono sempre loro, i cristiani, che devono convivere così con un doppio dramma: dopo aver abbandonato la loro patria perché in guerra (la maggior parte di loro sono siriani o irakeni) devono subire l’onta della cristianofobia anche nei Paesi che li hanno accolti.
Infatti il rapporto di Acs presentato ieri ha iniziato a suonare un primo campanello d’allarme: aumentano gli episodi dentro i centri di raccolta e smistamento in paesi come Germania e Svezia, anche se non mancano episodi inquietanti persino in Italia. Un fenomeno destinato a crescere dato che alcuni episodi accaduti recentemente in Francia e Germania non sono stati presi in considerazione dal report della Fondazione di diritto pontificio che si occupa di denunciare le persecuzioni anticristiane nel mondo, perché successivi al giugno 2016.
FRANCIA
Si tratta infatti, come denunciato dal recente rapporto di Open Door, una ong di ispirazione evangelica che offre supporto alle minoranze religiose nei campi di raccolta, di un fenomeno inquietante che la politica non vede. Perché di questo si dovrebbe parlare: c’è dunque una minoranza religiosa anche nei campi profughi sparsi per il vecchio continente, che fatica a denunciare le vessazioni, in un pericoloso parallelo che sembra far rivivere in sedicesimi quanto accade in molti paesi del Medio Oriente dove questo è la norma. Solo che siamo nella civilissima Europa, a pochi passi da casa.
Il rapporto Open Door, pubblicato a fine ottobre dal quotidiano francese la Croix spiegava che dai colloqui avuti in Francia con i rifugiati cristiani tra maggio e settembre, ben 617 (l’83%) sono stati vittime di molteplici aggressioni, 314 (il 42%) di minacce di morte, il 56% di aggressioni fisiche e il 6% di aggressioni sessuali. Questo per quanto riguarda i casi segnalati.
In campi come quelli di Calais o la Grande-Synthe gli islamici sono riusciti ad ottenere una divisione rigorosa in base all’etnia e alla religione per non essere “contaminati” con i cristiani.
GERMANIA
Anche in Germania la situazione non è delle più rosee. Sempre Open Door segnala questo tipo di denunce riferite agli islamici: “Mettono continuamente preghiere islamiche rumorosissime e versetti del Corano sui loro telefonini. Oltre a ciò, mandano dei bambini a chiederci: “perché sei cristiana, perché non ti copri?”, testimonia una cristiana siriana. “I musulmani della mia abitazione hanno scoperto che ero cristiano perché leggevo la Bibbia. Ho ricevuto minacce di morte. Volevano convertirmi all’islam. Nessuno ha potuto fare qualcosa per me, così ho dovuto cambiare alloggio”, racconta un rifugiato iracheno.
Anche nel report di Acs infatti la Germania è un luogo particolarmente a rischio e il governo di Angela Merkel non sembra essersene ancora accorta. La scheda che il rapporto ha preparato sul caso tedesco non lascia spazio a dubbi:
“Non sono disponibili dati ufficiali relativi ai crimini d’odio motivati da sentimenti anticristiani, dal momento che la polizia non effettua una disaggregazione degli episodi che rientrano nella categoria «pregiudizi contro la religione», i quali includono tutte le religioni senza distinguere gli episodi ai danni dei cristiani”, scrive Acs che ha utilizzato in parte anche i dati forniti da Open Door.
Le persecuzioni anticristiane più rilevanti sono dunque legate alla cosiddetta «crisi dei rifugiati» iniziata nel 2015. “A causa della grave situazione e delle continue ingiustizie ai danni delle minoranze cristiane all’interno dei sovraffollati centri di accoglienza tedeschi per richiedenti asilo, nel maggio 2016 un sondaggio gettava luce sulle condizioni dei rifugiati cristiani. Più di 40mila profughi cristiani sarebbero stati aggrediti, insultati e attaccati. Al sondaggio hanno preso parte 231 migranti cristiani (il 69 percento dei quali provenienti dall’Iran, il 13 percento dall’Afghanistan e il cinque percento dalla Siria). L’88 percento degli intervistati ha dichiarato di essere stato discriminato da altri migranti, mentre il 49 percento del campione ha riferito di essere stato aggredito anche dagli agenti di sicurezza del centro di accoglienza in cui alloggiava.
Tali percentuali sono addirittura più alte nei centri per richiedenti asilo di Berlino, dove il 69 percento (su un campione di 124 persone) di migranti ha subito discriminazioni da parte degli agenti ed il 92 percento da parte di altri immigrati. Il 42 percento degli intervistati ha riferito di aver subito insulti discriminatori da parte di immigrati musulmani, il 37 percento di essere stato fisicamente aggredito ed il 32 percento di aver ricevuto minacce di morte a causa della propria religione. Gli altri sono stati vittime di furti, oppure sono stati minacciati o infastiditi durante la notte. Soltanto il 20 percento dei casi sono stati riportati alla polizia e solo una vittima su tre ha presentato una denuncia all’amministratore competente. La maggioranza degli intervistati ha preferito rimanere in silenzio perché temeva di divenire vittima di ripetute violenze o di aggravare ulteriormente la propria situazione.
Secondo il rapporto, le autorità hanno mostrato ben poco sostegno e comprensione nei confronti dei cristiani pur comprendendo che essi rappresentassero una piccola minoranza in centri in cui sia gli immigrati accolti che le guardie incaricate della sicurezza sono in maggioranza musulmani. Le denunce sono state spesso contestate dagli aggressori e più volte lasciate cadere per mancanza di prove. Ciò ha influito negativamente sulle vittime che sono state considerate come degli elementi problematici, con conseguenze anche sulla loro richiesta di asilo.
Ma il fenomeno è ormai endemico e strisciante. Vediamo alcuni Paesi più esposti
ITALIA
Nell’aprile 2015 alcuni migranti irregolari che si sono qualificati musulmani sono stati accusati - e per questo è in corso un procedimento penale nei loro confronti - di aver gettato in mare 12 migranti cristiani dalla barca su cui stavano viaggiando verso le coste italiane, a causa della loro fede. Tutti i cristiani sono morti. Il crescente numero di immigrati di diverse fedi ha fatto emergere problemi legati alla religione all’interno dei campi profughi.
Non è facile trovare testimoni di questo tipo di discriminazione dal momento che le vittime non riportano violenze e aggressioni. Soltanto alcuni di loro lo fanno, ma preferiscono rimanere anonimi. In un campo profughi un rifugiato cristiano proveniente dall’Ucraina ha descritto le aggressioni ricevute da altri rifugiati musulmani provenienti dal Pakistan che avevano cercato di convertirlo. Altri casi sono stati riportati da pachistani cristiani aggrediti in diversi centri per richiedenti asilo.
AUSTRIA
A partire dal 2015 i rifugiati cristiani sono stati ripetutamente discriminati nei centri di accoglienza per rifugiati dell’Austria. Elmar Kuhn, segretario generale del CSI, ha affermato che lo Stato non è stato in grado o non ha voluto porre fine a questo tipo di comportamento. I rifugiati cristiani sono stati minacciati e aggrediti dai rifugiati musulmani sin da quando hanno intrapreso la loro strada verso l’Austria, e le violenze e le discriminazioni sono continuate nei centri di accoglienza. Kuhn nota come anche alcuni membri dello staff dei centri, di fede islamica, aggrediscano i cristiani.
Le minacce sono peggiori per i convertiti dall’Islam ad un’altra religione, dal momento che l’abbandono della fede islamica è considerato un reato in alcune nazioni a maggioranza musulmana. Molti rifugiati cristiani hanno riferito di essere stati molestati da rifugiati musulmani. Le testimonianze includono: continue violenze fisiche provocate dalla diversa fede di appartenenza; prediche aggressive da parte di un mullah; il divieto di leggere la Bibbia pena le continue percosse. Durante il Ramadan è stato inoltre detto ai cristiani che anche soltanto sentire l’odore del loro cibo nelle ore diurne comportava compiere un peccato.
SVEZIA
Le prime violenze e discriminazioni contro i cristiani sono state riportate nell’ambito della «crisi dei rifugiati» iniziata nel 2015. Nei centri di accoglienza, il Servizio svedese per i migranti ha preferito non applicare politiche di separazione tra le persone su base religiosa, ma alcuni studi riferiscono come i cristiani siano stati aggrediti da migranti islamici radicali. Nel settembre 2015, un uomo di 26 anni che sosteneva di aver combattuto con i gruppi jihadisti in Siria, è stato arrestato dalla polizia dopo aver minacciato di «massacrare» e di «tagliare la gola» ad un rifugiato cristiano. L’aggressore è stato condannato soltanto ad un periodo di libertà vigilata e al pagamento di una multa.
Nell’ottobre 2015 una coppia di pachistani cristiani ha dovuto abbandonare un centro di accoglienza dopo essere stata aggredita da alcuni musulmani all’interno della struttura, e dopo che il nome del marito era stato dipinto con vernice spray sulle pareti del centro assieme a delle minacce di morte. Secondo l’uomo, il Consiglio svedese per l’immigrazione è stato informato dell’accaduto, ma non ha intrapreso alcuna azione per proteggere i due coniugi, i quali hanno quindi preferito trasferirsi in un centro di accoglienza gestito dalla Chiesa. L’Alleanza evangelica svedese ed il patriarca siro-ortodosso Ignazio Efram II si sono rivolti alle autorità svedesi chiedendo di proteggere i cristiani all’interno delle strutture di accoglienza per i rifugiati.
DANIMARCA
Un reportage televisivo del 2014, riferiva dell’alto livello di aggressioni subite dai cristiani di origini mediorientali nei quartieri a maggioranza islamica della Danimarca. Tra gli incidenti, anche episodi di bullismo ai danni di donne che indossavano croci evidenti e non indossavano il velo. Nel novembre 2014, uno studio del Fondo di sviluppo per la Chiesa popolare condotto da un sacerdote tra i richiedenti asilo cristiani, ha concluso che gli intervistati subivano ripetutamente aggressioni, minacce e abusi fisici da parte di altri rifugiati a causa della loro conversione dall’Islam al Cristianesimo.