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REPORTAGE

Crisi ucraina, la Polonia si prepara alla guerra con la Russia

Aumento delle spese militari, acquisto di armamenti, aumento dei soldati, addestramento militare volontario: in Polonia, la guerra non è solo considerata inevitabile, ma per molti è addirittura l'occasione per saldare i conti con la Russia. E il fronte più caldo è attualmente quello con la Bielorussia.
-VIDEO: UN CONFLITTO SOTTOVALUTATO

Esteri 01_09_2022 English Español
Festa dell'indipendenza ucraina a Varsavia, il 24 agosto scorso

Ogni anno vado in Polonia e, al ritorno, spesso mi chiedono come è il mondo visto da lassù. Anche quest’anno mi è stata rivolta la stessa domanda, con l’aggiunta: «Sono preoccupati per la guerra?». Il tema, dunque, è la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Rispondo, dunque, ai lettori della Nuova Bussola che avessero la stessa curiosità.

La Polonia si prepara alla guerra. Seriamente. Aspetta la consegna, da parte degli Stati Uniti, di 250 carri Abrams, oltre ad altri armamenti (vedi qui)  ha acquistato dalla Corea 48 caccia FA-50.  Il governo ha annunciato che le spese militari saranno alzate al 3% del PIL e gli effettivi delle forze armate saranno portati a 300.000 unità . Non è finita: le aziende statali, in primis le poste polacche (il riferimento è, naturalmente, all’eroica resistenza dei dipendenti della posta di Westerplatte) incoraggiano i dipendenti all’addestramento militare volontario.

Queste misure hanno suscitato proteste, considerato che il secondo tema più discusso nei media polacchi è l’inflazione galoppante? Per nulla, anzi: più che spaventato dalla guerra, il popolo polacco sembra in fremente attesa. Lo è da circa otto anni: mentre per noi la guerra è cominciata il 24 febbraio 2022, in Polonia gli avvenimenti dal Donbass sono seguiti quotidianamente fin dal 2014. Bandiere ucraine sventolano quasi in ogni negozio e non c’è programma televisivo nel quale non compaiano gli ormai iconici colori giallo e blu (nella foto le immagini della marcia a varsavia dello scorso 24 agosto per la festa dell'indipendenza ucraina).

La guerra, in Polonia, non solo è considerata inevitabile; ma, addirittura, un’ottima occasione per chiudere definitivamente i conti con la Russia. Io stesso ho sentito uomini anziani esclamare: «Ma non possiamo invadere la Russia? Così la chiudiamo una volta per tutte, questa storia». Già, perché l’idea che i polacchi hanno dell’esercito russo è di un’accozzaglia disorganizzata e incapace di ladri e alcolisti, che fanno la guerra per rubare lavatrici e sanitari. Perché questo è il messaggio che, con coro unanime, i media trasmettono ai polacchi, in perfetta sintonia con i ricordi dei più vecchi che hanno assistito all’invasione sovietica nel 1939. E l’atteggiamento titubante della Germania nei confronti del conflitto viene letto come una riproposizione del patto Ribbentrop-Molotov.

Quali sono i conti in sospeso che la Polonia ha con la Russia, oltre alle atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale e i quasi cinquant’anni di occupazione dissimulata? Come la Germania considera la Polonia come il proprio lebensraum, spazio vitale, così la Polonia non ha ancora digerito lo spostamento verso ovest dei propri confini, dopo il 1945; Leopoli, ad esempio, è ancora considerata dai polacchi una città polacca. Se la cosa può stupire, si pensi che, sotto la cenere, cova ancora il progetto Międzymorze del generale Piłsudski, emulo di Mussolini e considerato padre della Patria. Questo progetto, chiamato anche Intermarium, prevede una federazione di stati (Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina…), corrispondenti grossomodo all’ex stato polacco-lituano, che vada dal Baltico fino al Mar Nero, al Mar d’Azov e all’Adriatico; ovviamente a guida polacca. Questo progetto, ribattezzato Trimarium e fortemente sostenuto dalla NATO (clicca qui), dovrebbe svolgere l’obiettivo strategico di tenere separate la tecnologia tedesca dalle risorse russe.

Sembra fantapolitica, lo capisco. Però il presidente polacco Duda ha dichiarato, nel maggio scorso, che tra la Polonia e l’Ucraina «non esisteranno più confini»; e il presidente ucraino Zelenski ha promosso un disegno di legge che dovrebbe concedere uno status speciale ai cittadini polacchi in Ucraina. Fantapolitica? Lo vedremo.

Di sicuro, per ora, c’è la possibilità di un allargamento del conflitto, per esempio tra Polonia e Bielorussia. Tra i due stati ci sono aspre frizioni che si riaccendono e raffreddano a intermittenza. Basti ricordare la crisi dei migranti al confine tra i due Stati; o la recente vicenda della giornalista bielorussa Iryna Slaunikava, accusata di aver organizzato azioni collettive contro lo Stato e assurta, in Polonia, al ruolo di martire della libertà di espressione contro i regimi autoritari; oppure il giornalista polacco Andrzej Poczobut, detenuto in Bielorussia per «istigazione all’odio nazionale e religioso».

È difficile dire cosa accadrà; è chiaro che un allargamento del conflitto o, addirittura, un conflitto mondiale a partire da una scintilla polacca non è una novità, nella storia recente; che la scacchiera è molto più ampia del confine tra Polonia, Bielorussia e Ucraina. Per ora i polacchi imparano ad usare gli Abrams americani e insegnano ai postini a sparare.