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SICILIA

Crisi migranti, è ora di sequestrare le navi delle Ong

Sempre più duro lo scontro tra il governo e le Ong e i governi responsabili delle quattro navi che cercano di sbarcare centinaia di migranti irregolari sulle coste siciliane. Ma una cosa deve essere chiarita: queste Ong non fanno un'azione umanitaria, ma sono complici del traffico di esseri umani. Per questo devono essere colpite, ripristinando la sovranità dell'Italia sui propri confini.
- VIDEO: FERMIAMO I TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI 

Attualità 08_11_2022

Come si poteva facilmente immaginare, la questione degli sbarchi di immigrati irregolari in Sicilia sta assumendo tutto l’aspetto di una “guerra” politica sulle spalle di centinaia di disperati alla ricerca di condizioni migliori di vita. Alcune Organizzazioni non governative (Ong) internazionali, appoggiate dai nostri partiti di sinistra e da altri governi europei stanno sfidando il nuovo governo di centrodestra per imporre all’Italia lo status di campo profughi d’Europa, che consenta a Ong, organizzazioni criminali internazionali e associazioni italiane di continuare i loro lucrosi affari camuffati da azione umanitaria.

Basti vedere quanto sta accadendo in questi giorni davanti e dentro al porto di Catania: quattro navi che hanno raccolto oltre mille clandestini sono in attesa di far sbarcare tutti. Finora il governo ha fatto scendere a terra soltanto donne, minori e persone in precarie condizioni di salute (circa 500 persone), ma è deciso a fare muro per non darla vinta a chi pretende di violare impunemente i nostri confini e il diritto, nazionale e internazionale.

Le navi sono la Humanity 1, bandiera tedesca, dell’associazione Sos Humanity, che aveva 179 migranti a bordo e ne ha scaricati 144; la Geo Barens, di Medici senza Frontiere, bandiera norvegese, con 572 persone a bordo, di cui 357 fatte scendere il 6 novembre; la Ocean Vicking, bandiera norvegese, dell’organizzazione Sos Mediterranée, con 236 persone a bordo; la Rise Above, bandiera tedesca, di Mission Lifeline, con 93 immigrati, di cui 4 scesi a terra. A quest'ultima, nella serata di ieri è stata data indicazione di dirigersi verso il porto di Reggio Calabria dove è stato concesso di far sbarcare tutti gli occupanti.

Ovviamente Germania e Norvegia non ci pensano neanche ad assumersi la responsabilità di queste navi, del comportamento dei loro equipaggi e delle persone a bordo che hanno raccolto. Tutti si nascondono dietro il «dovere morale e giuridico» di salvare le persone in mare e di farle «arrivare a terra prima possibile». Ma questo l’Italia lo sta già facendo: mentre andava avanti lo scontro con le Ong, la nostra guardia costiera portava in salvo e faceva approdare in Italia altri migranti: circa 600 in appena 24 ore.

Si comprende allora quanto sia pretestuoso l’appellarsi delle Ong in questione al Diritto marittimo e al dovere di soccorrere i naufraghi. Giustamente il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha fatto notare che non di naufragi si tratta ma di «viaggi organizzati», che peraltro arricchiscono le organizzazioni criminali che li gestiscono, e di cui le Ong sono – lo si voglia o meno – complici. Non solo: nessuno mette in discussione la necessità di soccorrere le persone una volta che sono in mare, ma soccorrere non significa che si debba anche concedere un permesso permanente di residenza o lo status di profugo a chi non ne ha alcun diritto.

Il problema è che per il governo italiano la situazione è difficilmente sostenibile perché è sostanzialmente da solo contro l’Europa e minato anche all’interno, non solo dai partiti dell’opposizione, ma anche da settori della magistratura su cui le Ong coinvolte e le associazioni italiane possono contare per i loro ricorsi e le loro denunce. Un film già visto. E anche se possono essere state di conforto, sul piano pratico a poco serviranno le parole di papa Francesco che, rispondendo a una domanda tendenziosa nella conferenza stampa nel volo di ritorno dal Bahrein, ha servito un assist al governo Meloni: «L’Unione Europea – ha detto il Papa - deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, la Grecia, l’Italia e la Spagna, la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge (…) L’Italia… questo governo… non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa, la responsabilità è europea».
A Bruxelles, però, non sono molto sensibili ai suggerimenti del Papa. E oltretutto, bisogna dire, nella fattispecie non si tratta semplicemente di mettersi d’accordo su quanti immigrati possono essere accolti in ciascun paese: qui non è un problema di immigrazione in sé, ma di immigrazione clandestina pianificata e cioè di traffico di esseri umani.

Se Germania, Norvegia e i Paesi che hanno a che fare con le Ong “pirata” non accettano di prendersi la propria responsabilità, al governo italiano non resterebbe che una strada, in accordo con il diritto internazionale, che però deve essere disposto a percorrere fino in fondo: fare scendere i migranti, sequestrare le navi e arrestare i comandanti. Le navi ovviamente non devono essere restituite, e quanto ai reati da contestare c’è solo l’imbarazzo della scelta, visto che hanno violato le leggi italiane e soprattutto c’è in ballo il traffico di esseri umani.
Nel frattempo, si dovrà procedere d’imperio al rimpatrio di quanti non hanno alcun titolo a ottenere lo status di rifugiato, ovviamente garantendo la sicurezza del ritorno, tenendo conto che parliamo di paesi che non sono in guerra o dove non c’è rischio di persecuzione.
È una strada ardua, sicuramente, ma non poteva non essere previsto quanto sta accadendo e quindi non avere un piano per ristabilire la sovranità dell’Italia sui propri confini. Cedere a questo punto sarebbe disastroso.