PRISMA
Crisi del Nord Africa, crisi dell'Unione Europea
La crisi nordafricana ha messo in evidenza l'assoluta inadeguatezza delle istituzioni europee, incapaci di gestire emergenze come quella dei profughi.
Prisma
05_03_2011
Paradossalmente la crisi del Nord Africa ha messo tra l’altro in luce un’altra crisi meno drammatica, ma forse più profonda: quella dell’Unione Europea. Ancora una volta l’Unione ha confermato di essere un soggetto che, mentre sempre più si ingerisce in ambiti in cui non si dovrebbe ingerire, scompare dalla scena non appena emergono questioni che, essendo di livello e tipicamente continentale, la riguardano specificamente.
Era già nota la sua latitanza su questioni-chiave come le grandi infrastrutture di trasporto trans-europee e l’energia. Adesso con la crisi del Nord Africa ne è spuntata un’altra: quella appunto dell’afflusso da sud verso l’Europa di profughi o di immigranti illegali. E’ evidente che la meta di queste persone non è Lampedusa e nemmeno l’Italia bensì l’Europa in genere. Ciononostante da Bruxelles non si esita a dire, “stanno arrivando sul vostro territorio, dunque sono affari vostri”. Al che il nostro governo non esita a rispondere creando condizioni favorevoli all’esodo indisturbato di queste persone dal nostro Paese verso il resto dell’Unione. Come dire, “Sono affari nostri? Adesso ve la facciamo vedere noi!”. Nell’insieme insomma si sta toccando il fondo.
D’altro canto è evidentissimo che non esiste a livello europeo nessuna adeguata procedura prestabilita per affrontare emergenze del genere, il che è insensato. Sarebbe come se non ci si dotasse di vigili del fuoco con la scusa che gli incendi accadono in modi e tempi imprevedibili; e poi allo scoppio di un incendio si tentasse di spegnerlo mandando delle ruspe a ricuperare acqua dalle piscine e agenti di polizia locale a comprare di gran carriera secchi e catini nei negozi di casalinghi.
Era già nota la sua latitanza su questioni-chiave come le grandi infrastrutture di trasporto trans-europee e l’energia. Adesso con la crisi del Nord Africa ne è spuntata un’altra: quella appunto dell’afflusso da sud verso l’Europa di profughi o di immigranti illegali. E’ evidente che la meta di queste persone non è Lampedusa e nemmeno l’Italia bensì l’Europa in genere. Ciononostante da Bruxelles non si esita a dire, “stanno arrivando sul vostro territorio, dunque sono affari vostri”. Al che il nostro governo non esita a rispondere creando condizioni favorevoli all’esodo indisturbato di queste persone dal nostro Paese verso il resto dell’Unione. Come dire, “Sono affari nostri? Adesso ve la facciamo vedere noi!”. Nell’insieme insomma si sta toccando il fondo.
D’altro canto è evidentissimo che non esiste a livello europeo nessuna adeguata procedura prestabilita per affrontare emergenze del genere, il che è insensato. Sarebbe come se non ci si dotasse di vigili del fuoco con la scusa che gli incendi accadono in modi e tempi imprevedibili; e poi allo scoppio di un incendio si tentasse di spegnerlo mandando delle ruspe a ricuperare acqua dalle piscine e agenti di polizia locale a comprare di gran carriera secchi e catini nei negozi di casalinghi.
La gestione efficace delle emergenze implica l’esistenza di procedure, di organizzazioni, di mezzi tecnici e di risorse a ciò specificamente prestabilite e predisposte. Come nel caso degli incendi, anche in quello degli afflussi massicci verso l’Unione Europea di persone in cerca di asilo i tempi e i modi dell’evento sono imprevedibili, ma la sua eventualità deve essere assolutamente messa in conto. Che quindi l’Unione Europea non abbia mai preso in seria considerazione il problema, e non vi si sia preparata è qualcosa di inescusabile. Qualcosa che appunto allunga di nuovo un’ombra su un’Unione che ogni giorno che passa patisce sempre di più le conseguenze dei suoi… peccati originali: da un lato la pretesa di farla procedere lungo l’itinerario e con la filosofia delineati con il trattato di Maastricht, anche se ne frattempo la fine degli equilibri fissati a Yalta e quindi la caduta della Cortina di Ferro avevano radicalmente mutato il contesto europeo; dall’alto l‘ostinazione, pur di negare le radici cristiane dell’Europa, di negarne l‘identità storica facendone così un’entità senza alcun vigore ideale e quindi senza alcun fascino.
Quanti fallimenti, quante brutte figure di fronte al mondo dovremo ancora mettere in conto prima che finalmente si decida di rifondare ab imis l’Unione Europea su basi ben diverse da quelle puramente mercantili nonché più o meno massoniche, e quindi sterili, su cui finora si è tentato di fondarla con crescente insuccesso?
Quanti fallimenti, quante brutte figure di fronte al mondo dovremo ancora mettere in conto prima che finalmente si decida di rifondare ab imis l’Unione Europea su basi ben diverse da quelle puramente mercantili nonché più o meno massoniche, e quindi sterili, su cui finora si è tentato di fondarla con crescente insuccesso?