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ORA DI DOTTRINA / 15 - LA TRASCRIZIONE

Credo in un solo Dio - Il testo del video

Con il primo articolo del Credo noi presupponiamo che Dio esista e affermiamo l’unicità e l’unità di Dio. In questo modo anche evitiamo due errori: politeismo e dualismo da una parte e monismo dall’altra. Il correlativo di questo articolo di fede è il primo comandamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di me".

Catechismo 13_03_2022 English

In questa quindicesima puntata della nostra "Ora di dottrina", dopo aver trattato a lungo del "Credo" come atto di fede, iniziamo ad occuparci del primo articolo del Credo che nella versione latina recita: "Credo in unum Deum", ovvero "Credo in un solo Dio" o "Credo in un unico Dio".

PREMESSA. Non stiamo facendo un trattato di teologia filosofica o sistematica, ma stiamo facendo delle lezioni di Catechismo; pertanto non ci soffermeremo su tutti i risvolti, pur molto belli ed importanti, di questa affermazione secondo una teologia naturale o filosofica.

Quando noi affermiamo "Credo in un solo Dio", noi andiamo dritti al cuore e al sostegno di tutta la nostra fede: e cioè crediamo che Dio è uno solo. È chiaro che facendo questa affermazione noi presupponiamo un cosiddetto preambolum fidei, ovvero un presupposto della ragione a questo articolo di fede. Questo presupposto è che Dio esista.

L'esistenza di Dio propriamente parlando è oggetto della conoscenza dell'uomo, lo abbiamo già visto nei primi incontri: è certo che Dio possa essere conosciuto con certezza mediante la ragione umana. Questo non significa che tutti gli uomini arrivino a conoscere Dio con certezza mediante il lume della ragione.

A tal proposito san Tommaso si è chiesto se si possa credere per fede a ciò che si conosce per ragione, in particolare ci riferiamo alla Somma Teologica, secunda secundae, quaestio sei, dal titolo: "Se le verità di fede possono essere oggetto di scienza o conoscenza".

"Non è possibile che la stessa cosa sia da un medesimo soggetto creduta e vista, per cui è anche impossibile che sia oggetto di scienza e di fede".

Tuttavia nella risposta alla terza obiezione san Tommaso dice:

"Certe cose dimostrabili vengono enumerate tra le verità da credersi, non perché siano per tutti oggetto di fede, ma perché sono pre-requisite alle realtà della fede; ed è necessario che vengano tenute almeno per fede da parte di coloro che non ne hanno la dimostrazione".

In tal senso, l'esistenza di Dio è un presupposto assolutamente necessario per l'adesione a Dio, per credere che Dio sia uno; e così, chi non lo conosce tramite la conoscenza naturale, lo può conoscere almeno tramite la conoscenza per fede.

Ci sono degli errori contrari e diametralmente opposti anzitutto a questa conoscenza pre-richiesta, ovvero la conoscenza dell'esistenza di Dio.

Quali sono questi errori?

1- L'ATEISMO O L'ANTI-TEISMO, che sostiene che si possa arrivare razionalmente a negare l'esistenza di Dio.

2- L’AGNOSTICISMO. L’agnosticismo è un'affermazione dell'incapacità della ragione umana di raggiungere con certezza l'esistenza di Dio.

3- TRADIZIONALISMO FIDEISTA, che dice che Dio possa essere conosciuto solo mediante una rivelazione soprannaturale.

Questi tre errori sono da rigettare primariamente per un motivo di ragione, perché abbiamo visto che l'esistenza di Dio può essere conosciuta con certezza tramite la ragione naturale, sebbene non tutti gli uomini arrivino a tale conoscenza.

È altrettanto chiaro dunque che questo primo articolo di fede "Credo in unum Deo", non dice semplicemente: “credo che Dio esista”, ma implica un movimento di adesione a Dio con tutto l'essere.

Che cosa si intende quando si dice "Credo in unum Deum"?
Con questa espressione, noi affermiamo l’unicità e l'unità di Dio.

Che cosa è l'unicità di Dio?
Unicità di Dio significa intendere che c'è un solo Dio e non ci sono più divinità. In modo più tecnico, noi parliamo di una unicità non di specie, ma di sostanza individua. Se pensiamo all'essere umano, esso ha una unica specie - la specie umana appunto -, ma allo stesso tempo non possiamo affermare che vi è in essa un’unica sostanza individua, perché ogni singolo essere umano ha una diversa sostanza individua.
In Dio invece c'è una unica sostanza individua, appunto l'unico Dio. Quale è la pluralità che abbiamo in Dio? È quella non dell'individuo, ma delle persone.
Per esempio, nel Simbolo di sant'Atanasio si dice che il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio; eppure non sono tre dei, ma un unico Dio.
L'affermazione della unicità di Dio si accompagna a quella della sua unità.

Che cosa vuol dire che Dio, oltre ad essere unico, è uno?
L'unità potremmo anche chiamarla semplicità, nel senso che Dio è la propria stessa natura e quindi è in se stesso indiviso in senso metafisico; nella sostanza divina non c'è, appunto, alcuna divisione, non c'è alcuna composizione, ma Dio è semplice in se stesso.

Quando noi affermiamo questo articolo di fede che cosa andiamo ad escludere? Noi allontaniamo la pluralità della divinità che si declina storicamente in due forme:

- quella politeistica, ovvero l'affermazione di più divinità;
-  quella dualistica, ovvero quella corrente di pensiero o religiosa che sostiene l'esistenza di due principi contrapposti all'origine della realtà e che avrebbero entrambi la natura divina.

ATTENZIONE! Al politeismo e al dualismo non si deve opporre un altro errore, che è quello del monismo.

Che differenza c'è tra il monismo e l'unicità di Dio?
Quando parliamo dell'unicità di Dio ne parliamo in relazione alla sua individua sostanza; quando invece parliamo di monismo ci riferiamo al rapporto tra Dio e la Creazione. Per il monismo, Dio e le creature in realtà appartengono alla stessa natura o per certi versi alla stessa sostanza; non c'è una differenza ontologica tra Dio e la creatura, e ciò è chiaramente falso. Al politeismo e al dualismo non si deve opporre il monismo, bensì il concetto di distinzione metafisica o creazione, mediante quella importantissima categoria filosofica della "partecipazione".

Cosa indica il concetto di partecipazione?
Che è vero che la Creazione non è totalmente scollegata da Dio, in quanto ogni cosa riceve l'essere da Dio; ma proprio in questo senso è anche distinta da Dio, che invece è l'Essere stesso. Le cose create ricevono l’essere da Dio, che invece è l’Essere per essenza.

IN CONCLUSIONE. Abbiamo detto che questo articolo di fede - "in unum Deum" - implica già un’adesione a Dio e per questa ragione il correlativo di questo articolo di fede è il primo comandamento. È importantissimo capire questa relazione: tutti i comandamenti hanno a che fare con la vita morale; non sono tuttavia espressione di un moralismo chiuso in se stesso, ma sono espressione di una vita morale profondamente teologale, ovvero legata a Dio e all'espressione della nostra fede. Quando noi parliamo dei comandamenti, e in questo caso del primo comandamento, noi non parliamo di un atteggiamento da assumere bensì della traduzione concreta, della risposta dell'uomo a Dio che si rivela:

Dio si rivela come un unico e un solo Dio e l'uomo risponde a Dio mediante l'accettazione del Suo primo comandamento: "Non avrai altro Dio all'infuori di me".