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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

La rivista dei gesuiti

Covid, le amnesie di Aggiornamenti sociali

Nell’ultimo numero della rivista dei gesuiti di Milano si offrono alcune “Riflessioni a partire dalla pandemia”, dove si consiglia di fare quello che durante il Covid la stessa rivista aveva negato, appoggiando le strumentalizzazioni globaliste.

Dottrina sociale 19_10_2024
Ritaglio copertina Aggiornamenti sociali

Il numero di ottobre della rivista Aggiornamenti sociali dei gesuiti di Milano pubblica alcune “Riflessioni a partire dalla pandemia” affidate al gruppo di studio sulla bioetica della rivista, con scritti di Carlo Casaleone SJ, Massimo Reichlin, Pier Davide Guenzi, Mario Picozzi e Maurizio Chiodi. Guenzi e Chiodi sono stati di recente nominati consultori del Dicastero per la dottrina della fede. A partire dalla pandemia, queste riflessioni si propongono di aiutare a ricostruire la fiducia nella medicina: “Medicina: una fiducia da ritrovare” è il titolo del mini-dossier.

 Il lettore è subito colpito da un fastidioso aspetto. All’epoca del Covid, Aggiornamenti sociali aveva sempre appoggiato, nella sostanza, le misure governative dei Dpcm dei governi Conte e Draghi e non aveva messo in guardia da eventuali strumentalizzazioni globaliste della cosiddetta “emergenza”, né aveva mai criticato l’ideologia vaccinista. Un esempio significativo può essere l’articolo di Paolo Foglizzo dal significativo titolo “Vaccinarsi: un dovere di fraternità”, pubblicato nel numero di febbraio 2021. Ora, l’aspetto fastidioso a cui facevo riferimento è che questi autori forniscono suggerimenti per ritrovare la fiducia nella medicina che non tengono conto delle posizioni di allora della rivista e che anzi le capovolgono, consigliando di fare quello che allora negavano. Carlo Casaleone SJ nota che dall’esperienza Covid è emerso che «le conoscenze scientifiche hanno mostrato di non potersi accreditare senza una componente di fiducia» e sottolinea «l’importanza di coinvolgere attori della vita sociale come interlocutori esterni alla comunità degli addetti ai lavori». Ma quando tutto questo non veniva fatto, perché la rivista dei gesuiti non ha denunciato, anzi ha assecondato, il protagonismo dei “virologi” da salotto ai quali sembrava che la fiducia dovesse essere dovuta per statuto?

Maurizio Reichlin propone di rimettere al centro la relazione terapeutica fondata sull’autonomia decisionale del paziente. Tra gli esempi di «violazione delle pratiche di cura» che hanno minato la relazione terapeutica egli non parla mai delle gravissime mancanze in questo campo durante la pandemia, quando la “cura” era stata impedita. Guenzi e Pigozzi cadono nella stessa dimenticanza, proponendo una riconciliazione tra medicina e società tramite la partecipazione dei cittadini (sic!) anche attraverso comitati etici. Infine, Maurizio Chiodi paragona l’azione di medici e infermieri durante la pandemia alla realizzazione «di una sorta di miracolo, un’opera meravigliosa, che genera stupore e meraviglia, gratitudine e riconoscenza» e in essa «il credente riconosce il darsi della cura di Dio per l’umanità sofferente». Purtroppo, viene dimenticato che a molti medici è stato vietato o impedito di dedicarsi alla cura dei sofferenti, che le supposte cure sono state spesso di danno, che i dati sulla quantità e qualità della sofferenza sono stati volutamente nascosti, che la sofferenza di chi ha subito i cosiddetti “effetti avversi” è stata cancellata.

Stefano Fontana