Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
IL CASO

Covid-19 e fake news, nessuna censura

Ha fatto molto discutere la nascita, sabato scorso, della "Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network”. Ma il suo scopo, istituzionale, non ha nulla a che vedere con compiti di vigilanza o sanzionatori.

Politica 08_04_2020

L’emergenza Coronavirus ha riproposto in modo prepotente all’attenzione generale il tema delle fake news. Tema scivoloso, che ciclicamente scatena polemiche di natura politica e ideologica, perché risveglia in molti il timore di ministeri della verità e tribunali delle idee dei quali nessuno sente francamente la necessità. Proprio perché immersi nell’era multimediale, che offre un ventaglio infinito di opportunità informative, gli individui mal sopportano diktat e verità precostituite, puntando invece a formarsi una libera opinione attingendo a una molteplicità di fonti informative.

Di qui lo scetticismo che ha accompagnato la nascita, sabato scorso, dell’"Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network", costituita su iniziativa del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella.

Martella l’aveva anticipata in un’intervista, qualche giorno prima, denunciando il dilagare sulle piattaforme web di contenuti non vagliati e non verificati, che riempiono queste giornate di isolamento forzato per milioni di italiani e finiscono per disinformare e alimentare distorsioni nei circuiti informativi.

Le obiezioni mosse al neonato organismo riguardano soprattutto la sua utilità, considerato il fatto che i rimedi giuridici contro le fake news già esistono, poiché sui diversi versanti la polizia postale, la giustizia ordinaria e l’Agcom intervengono per bloccare e sanzionare la circolazione di notizie false, che finiscono per ledere i diritti della personalità altrui o per generare allarmi ingiustificati.

Ma il fraintendimento nasce proprio da questo. La task force di otto esperti - tra cui il sottoscritto - costituita dal Sottosegretario Martella, che interagirà con rappresentanti del Ministero della Salute e della Protezione civile e potrà coinvolgere anche l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, non ha compiti di vigilanza o sanzionatori.
In questa fase di emergenza, nella quale anche il Copasir ha lanciato l’allarme di campagne di disinformazione orchestrate ad arte per danneggiare il nostro Paese, è fondamentale moltiplicare gli sforzi e suscitare un supplemento di impegno da parte delle istituzioni rispetto alle notizie non attendibili che circolano nello spazio virtuale. Non è un mistero che esistono organizzazioni sovranazionali che vivono di diffusione virale di contenuti falsi ma verosimili, sia per ragioni economiche e commerciali che per attività sovversive.

Qui le opinioni non c’entrano, la libertà di manifestazione del pensiero non è in alcun modo compromessa dalla costituzione di questa task force, che è chiamata a inquadrare il fenomeno delle fake news e a fornire agli utenti alcuni strumenti per favorire un sano discernimento nella navigazione via web. Da una parte rendere maggiormente riconoscibili i contenuti riconducibili a fonti istituzionali e accreditate, dall’altra potenziare gli anticorpi contro le notizie false, che spesso sono marchiane ma altre volte risultano subdole e di difficile individuazione.

Gli otto esperti scelti dal Sottosegretario Martella potranno stimolare altresì campagne di sensibilizzazione istituzionale mirate a far luce sulle informazioni certificate poiché prodotte da soggetti istituzionali competenti sui temi della salute e fungere da pungolo per una puntuale interlocuzione con le piattaforme social, che hanno un ruolo chiave nella diffusione e condivisione delle informazioni in Rete.

In altre parole, la task force non valuterà singole fake news e giammai si arrogherà il diritto di indicare illuminanti verità, ma punterà soltanto a rendere maggiormente consapevoli gli utenti dei rischi di una condivisione superficiale di contenuti non vagliati e non verificati.

Basterebbe peraltro leggere il decreto istitutivo della task force per smontare le argomentazioni di chi ne critica la costituzione. Tra i suoi compiti, infatti, vengono indicati i seguenti:
«definizione di opportune modalità idonee a potenziare e rendere più visibile e accessibile l’informazione generata dalle fonti istituzionali, anche attraverso un migliore posizionamento sui motori di ricerca e sui social media;
- promozione di partnership con i diversi soggetti del web specializzati in factchecking e con i principali motori di ricerca e piattaforme social, al fine di valutare le misure più appropriate per individuare i contenuti non veritieri relativi al COVID-19;
- promozione di iniziative volte a favorire il coinvolgimento di cittadini e utenti delle piattaforme social nell’individuazione e segnalazione - alla stessa Unità di monitoraggio - di contenuti non veritieri relativi al COVID-19».

Cosa c’entri questo con la censura proprio risulta difficile comprenderlo.