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PAOLO IL CALDO

Cottarelli, venne per tagliare ma finì tagliato

Carlo Cottarelli, chi era costui? Come forse ricorderete, era stato nominato Commissario per la revisione della spesa. Cioè: aveva tutti i poteri necessari per prendere in mano il bilancio dello Stato e modificarlo, senza dare conto a nessuno, al fine di ridurre le spese improduttive. Ma nella tagliola ci è finito lui.

Paolo il caldo 20_02_2015
Paolo Togni

Carlo Cottarelli? Chi era costui? No, per quanto forse sconosciuto agli epigoni di don Abbondio, non era né il nipote di Carneade né un suo discepolo, anche se, nell’immaginario collettivo, di Carneade ha fatto la stessa fine: è caduto nel dimenticatoio senza lasciare tracce significative. Anzi, se vogliamo, Cottarelli nel dimenticatoio c’è stato buttato, da colui che nel breve volgere di alcuni mesi, partendo dall’ufficio di capo bullo in una città di provincia è assurto ai massimi fastigi del potere: Matteo Renzi, naturalmente. O, come direbbe lui, da perfetto anglista quale è, of course. 

A Renzi hanno dato un determinante supporto, in questa operazione, i veri manovratori della spesa pubblica, coloro che la utilizzano per lo più nel loro diretto interesse: gli alti burocrati. Come forse ricorderete, Cottarelli (ma prima di lui l’ex ragioniere generale Mario Canzio, e prima ancora Enrico Bondi) era stato nominato Commissario per la revisione della spesa. Il che significa, in termini giuridici, che aveva tutti i poteri necessari per prendere in mano il bilancio dello Stato e modificarlo, senza dare conto a nessuno, al fine di ridurre le spese improduttive. Le quali sono molte, da quelle causate dalle sovrapposizioni tra i corpi di polizia agli stanziamenti esagerati per quella diabolica posta di bilancio (“Acquisto di beni e servizi”) la cui ampiezza definisce l’importanza del titolare dell’ufficio che la ha disposizione; e via enumerando, in un elenco quasi infinito.

Per esprimere un giudizio sulla vicenda, forse non sarà inutile considerare che, tra tutte le competenze che un governo abbia, quella di decidere come e dove allocare le risorse finanziarie in essere, quindi di definire come perseguire gli obiettivi stabiliti, e con quale grado e misura di impegno, è certamente la più importante; e che appare assai preoccupante che tale funzione venga affidata a un terzo, esterno al governo. Si tratta forse di una dichiarazione di incapacità e conseguente trasferimento dell’operatività necessaria ad altro soggetto all’uopo identificato? E allora, perché il piano di riduzione della spesa improduttiva elaborato da Cottarelli non solo non è stato applicato, ma è tuttora custodito meglio dei più oscuri segreti della Repubblica? E Bondi e Canzio, cosa hanno fatto? Gli sono stati affidati compiti superiori alle loro forze? O, per caso, non è avvenuto che Monti, Letta e Renzi li abbiano nominati con il segreto intento che il loro lavoro restasse in non cale? O i presidenti hanno dovuto cedere alle pressioni di qualcuno? E, in questo caso, sotto il pretesto della riduzione della spesa, non si sono buttati via dei quattrini?

Credo che da questa vicenda si possano trarre alcune conclusioni: il governo e il suo presidente sanno di essere inadeguati ai compiti che le circostanze li obbligano ad affrontare, e che loro stessi – forse senza averli valutati bene – avevano dichiarato di voler affrontare; per tentare di risolvere la situazione si affidano a persone anche molto qualificate – molto di più di quanto non siano qualificati i ministri – salvo poi impedire l’operatività delle loro conclusioni. Non ci troviamo in buone mani, no di certo! Che io ricordi, fin dal 1953 si commentavano i risultati delle elezioni constatando il calo di livello della classe politica e di conseguenza della rappresentanza parlamentare; da allora sono passati sessantadue anni e sedici elezioni, e certamente il fenomeno degenerativo, un fenomeno progressivo, può essere confermato. Con rarissime eccezioni che riguardano singole persone, i comportamenti di Renzi e del suo governo ne sono la certificazione.