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EDITORIALE

Costretti a scegliere tra verità e legge

Le notizie che arrivano dai paesi dove ci sono leggi contro l'omofobia, sono allarmanti. Si viene obbligati a negare le evidenze e le differenze. La questione riguarda tutti perché è un fatto di libertà, di coscienza e di ragione.

Editoriali 15_07_2013
Il Parlamento

Si sta avviando a conclusione l’iter parlamentare della legge cosiddetta “sull’omofobia”. Il 22 luglio essa arriverà in aula a Montecitorio. Tra le emergenze economiche e le polemiche politiche si rischia che venga approvata nel silenzio generale. Silenzio che purtroppo ha contrassegnato anche il mondo cattolico. Per fortuna in questi giorni c’è stato un risveglio da parte di alcuni gruppi ed organi di stampa che hanno cominciato a raccogliere firme contro la legge. Il nostro Osservatorio aderisce a queste iniziative.

Le notizie che arrivano dall’Europa, ove simili leggi sono già in vigore, sono allarmanti. Dire che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna può essere rubricato come omofobia e perseguito. La lettura in pubblico del libro della Genesi sulla creazione dell’uomo e della donna, oppure i passi di San Paolo sulla immoralità dell’atto omosessuale potrà essere considerato reato. Insegnare a scuola che la famiglia è una sola potrà essere considerato discriminante per odio omofobico. La legge, interpretando ideologicamente i diritti, obbliga al riconoscimento pubblico di quanto non merita riconoscimento pubblico e, così facendo, limita la libertà. Quella stessa libertà di opinione e religiosa che pure fa parte dei diritti a cui la legge stessa si appella.

Ci troviamo di fronte ad una prospettiva di pressione quando non di persecuzione. Si viene obbligati a negare le evidenze e le differenze e le coscienze sono chiamate a dover scegliere, pagando presumibilmente un costo sempre più pesante, tra la verità e la legge dello Stato. Non era mai successo che dei regimi democratici si facessero espressione di una ideologia oppressiva e violenta come in questo caso.

La questione riguarda tutti, perché è un fatto di libertà, di coscienza e di ragione. Troppo lampante la strumentalità di poggiare sulla lotta alla discriminazione attuando una più grande discriminazione. Troppo evidenti le enormi risorse messe in campo, la convergenza dei poteri forti su questa politica di negazione della libertà, la convergenza sinergica e programmata di grandi mezzi di comunicazione e lobbies politico sociali e culturali.

Lo scenario, con tutti i suoi pericoli, è davanti a tutti. I cattolici, però, lo prendono in considerazione in modo particolare, perché sostenuti e guidati in questo, oltre che dalla loro ragione, dalla Parola di Dio, da ripetuti insegnamenti della Chiesa e dalle affermazioni del Catechismo. Niente di tutto ciò è cambiato da quando, nel 2007, i Vescovi italiani, e prima di loro i dicasteri pontifici, avevano chiarito dottrinalmente ed eticamente la questione.