Così il rocker venuto dal comunismo diventò cattolico
Il blues-rock baltico non è esattamente la cosa più popolare del mondo, ma Raul Ukareda, estone, classe 1970, è una piccola grande celebrità. Per anni la sua vita è stata un mix di ateismo, comunismo, edonismo e una presina di esoterismo, ma oggi è uno dei pochi cattolici praticanti di tutta l’Estonia. Questa la sua storia.
Il blues-rock baltico non è esattamente la cosa più popolare del mondo, ma Raul Ukareda, estone, classe 1970, è una piccola grande celebrità. Fondatore nel 1988 dei Compromise Blue, chitarrista nella Tanel Padar Blues Band Raul Ukareda che nel 2001 ha trionfato all’Eurovision Song Contest (prima del trans austriaco con la barba “Conchita Wurst”), dal 1993 è l’organizzatore di Augustibluus, il festival musicale più noto del suo Paese. Cos’ha di speciale un quidam de populo pop così perché se ne parli su queste colonne? Ha che per una vita è stato l’emblema di una congerie di mezzucci atti a lasciarsi scivolare la vita addosso e nel frattempo sbarcare il lunario (ateismo, materialismo, edonismo e una presina di esoterismo), ma oggi è uno dei pochi cattolici praticanti di tutta l’Estonia.
La sua storia è una delle molte, toccanti, raccolte da José Miguel Cejas Arrojo nel libro El baile tras la tormenta (Rialp, Madrid 2014). Quando Raul nacque c’era ancora l’Unione Sovietica, e la sua Estonia ne era parte. Imperava il marxismo-leninismo, il materialismo dialettico era il pane quotidiano e Dio solo una chimera per borghesi annoiati. Gl’inculcarono tutto questo sin da bambino e lui venne su da provetto comunista. Anche se non riusciva a soffocare quella insinuante vocina secondo cui era impossibile sfrattare dall’universo almeno un “Essere superiore”. Fu così che un giorno inciampò in una Bibbia (Dio, diceva George MacDonald citato da C.S. Lewis nell’autobiografia della propria conversione, mette trappole dappertutto). «E che è ’sta roba?», domandò verbatim Raul alla nonna. Aveva appena 10 anni e la vecchia gli rispose: «È un libro antico, ma non aprirlo, rimettilo dov’era. Non ti venga in mente di fare come quel tale che conoscevo io, che lo ha letto e che è impazzito!». Fine dell’educazione religiosa di Raul. Per parte umana, però, giacché Dio Raul mica l’ho ha mai abbandonato.
Un giorno vide tagliare un albero e si sorprese a chiedersi se le piante “muoiono”, e cosa vuol dire morire, e se dopo morti si va in Cielo, tutto sfidando i diktat di genitori e maestri del socialismo reale che giuravano e spergiuravano non esserci nulla dopo la morte, nemmeno uno spillo. Difficile da digerire a 11 anni, figuriamoci a 12 quando ti muore il padre. Ma siccome attorno a Raul il nulla avanzava, Raoul il suo nulla interiore pensò di stordirlo a colpi di musica. Mise su il primo gruppo, arrivarono i primi concertini e al volgere della maggior età Raul era già una stellina di un firmamento che s’incupiva, con tanto di lasciapassare a timbro sovietico (una cosa inaudita, un regalone del regime in riconoscimento del suo talento!) per una tournée in Finlandia. Un sogno; perché in Finlandia un rocker compiuto come lui poteva farsi disinvoltamente di alcol e droga senza risponderne al Grande Fratello. E con alcol e droga arrivarono anche «las chicas fáciles», «las chicas histéricas en nuestros conciertos», come Raoul dice a Pablo J. Ginés che lo ha intervistato per Religión en Libertad (clicca qui), la bella testata cattolica spagnola online.
Raul passò anche al crimine vero. A 20 anni guadagnava 5 volte più della media di qualsiasi professionista. Poi giunse il colpo di grazia. Finito in un giro di contrabbando di auto che lo portò a scontrarsi con una banda di ceceni non proprio cordiali, per diversi mesi entrò in clandestinità e pure in crisi profonda. Una notte gli accadde ciò che oggi non ha parole per descrivere, tanta fu la meraviglia e la magnificenza. Sdraiato nel letto del suo nascondiglio si rese conto che tutta la sua fama mondana facevano di lui solo un punto infinitesimale, sovrastato dall’infinito. Da fiaba, ma letteralmente vero. Nella casa dove si era segregato per paura scovò il coraggio e, ancora “casualmente”, una Bibbia. Stavolta l’aprì, la lesse, ma non ci capì nulla e l’abbandonò. Tallonato dal suo presente inquietante, approdò in Inghilterra da un parente. Gli venne voglia di pregare, ma era stato un bravo omettino sovietico e non aveva la minima idea di come fare.
Arrivò poi il 1989, e cadde il Muro di Berlino; arrivò il 1991, e l’Urss scomparve; e arrivarono anche i 27 anni di Raul in una patria tutta nuova, l’Estonia sovrana, indipendente, insomma una cosa agognata da decenni e che però nemmeno le più rosse previsioni potevano pensare di vedere realizzata così “presto”. La sua sete di altro e di oltre che il materialismo comunista aveva pensato di spegnere con le acidità e le amarezze dell’ateismo lo spinse verso un altro baratro, l’esoterismo. Un po’ di questo e un po’ di quello, gli Hare Krishna, lo sciamanesimo, i rituali “precolombiani” a base di peyote e per due anni la voglia di Dio di Raul venne ancora distratta. Si sentiva ancora «disorientato, solo e senza una ragione per vivere». Epperò lo tormentava il fatto che i grandi geni dell’umanità fossero tutti credenti. Persino l’hit di quel momento che tutti leggevano con gusto e profitto, Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. E allora Raul ruppe gl’indugi. Entrò in una libreria. Domandò un libro sul cristianesimo. «Ortodosso, protestante o cattolico?», gli rispose il librario. Sconcerto. La reazione fu l’insalata russa.
Raul entrava in una chiesa e usciva da un’altra; studiava più che poteva; andò dai luterani e persino dai battisti. Confusione totale. Cattolici in vista non ce n’erano. E allora Dio, quel Dio che non lo aveva mai abbandonato, si servì di quel che offriva il convento. Prese un protestante, un vecchio amico protestante di Raul, addirittura un pastore protestante, glielo mise vicino e quel pastore protestante, dopo avere ascoltato per un po’ dubbi e delusioni del rocker confuso, gli disse: «Raul, tu sei un ribelle; cerchi risposte razionali a tutte le tue domande. Il tuo posto è la Chiesa cattolica». Dio il resto lo fece attraverso monsignor Philippe Jourdan, il vescovo di origine francese dell’Opus Dei che è amministratore apostolico dell’Estonia. Battesimo, matrimonio con la donna con cui Raul conviveva da tempo, battesimo dei loro figli tutto nel 2010. Le antiche parole della nonna il rocker non le ha scordate, ma ora hanno un senso diverso: la rende pazzi sì, «…ma di gioia».