Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Pascasio Radberto a cura di Ermes Dovico

CHIESA

Così Francesco cambia l'episcopato

Le nomine per la Congregazione dei vescovi permettono di leggere i cambiamenti che papa Francesco intende imprimere. Mezza rivoluzione per l'Italia: depennato il presidente della Cei Bagnasco a vantaggio del suo vice-presidente Bassetti.

Ecclesia 28_12_2013
Il cardinale Ouellet

Poco prima di Natale, Papa Francesco ha provveduto a confermare nei loro incarichi il prefetto della Congregazione per i vescovi, Marc Ouellet, e il prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Angelo Amato. Quest'ultimo, però, rimarrà alla guida del dicastero solamente "donec aliter provideatur", finché non si provveda altrimenti, considerato che il porporato ha superato i 75 anni d'età e già da alcuni mesi ha chiesto al Pontefice di essere messo a riposo. Hanno fatto molto più rumore gli avvicendamenti alla congregazione che suggerisce al Papa i candidati idonei all'episcopato nel mondo, a eccezione delle terre di missione in Africa e Asia, dove un ruolo fondamentale lo gioca la congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli oggi guidata dal cardinale Fernando Filoni.

Se Ouellet rimane saldo al suo posto, Francesco ha deciso di procedere a un vistoso rimescolamento di carte tra i membri del dicastero. Dodici nuovi ingressi, diciotto conferme e ben quattordici rimozioni. E sono proprio queste ultime a delineare un probabile cambiamento di linea che, come ricordava il vaticanista della Cnn John Allen, farà sì che il vescovo di domani sia più vicino al modello impersonato da Francesco. Fuori tutti i prelati considerati di tendenza conservatrice, a cominciare dal prefetto della Segnatura apostolica Raymond Leo Burke - che solo qualche giorno prima del depennamento criticava in un'intervista ad un network statunitense il Papa per alcuni passaggi dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium e per il basso profilo mantenuto circa i principi non negoziabili -, molto ascoltato da Benedetto XVI riguardo le nomine episcopali negli Stati Uniti (Chaput a Philadelphia e Lori a Baltimora su tutte). Escono di scena anche il messicano Norberto Rivera Carrera e lo spagnolo Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo uscente di Madrid.

Ma è sulla compagine italiana che il cambio di passo appare ben più evidente: oltre ai vescovi Pier Luigi Celata e Lorenzo Chiarinelli, sono stati rimossi i cardinali Mauro Piacenza e Angelo Bagnasco. Per il primo, non è che l'ennesimo ridimensionamento, dopo la sostituzione alla guida della congregazione per il Clero avvenuta a settembre, senza neppure aver completato il canonico quinquennio. Relegato al più modesto ruolo di Penitenziere maggiore (ruolo per prassi riservato a prelati vicini al raggiungimento del limite d'età), Piacenza era già stato depennato dalla congregazione per l'Educazione cattolica. Clamore ha suscitato poi l'esclusione del presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco. Era da ventotto anni che il capo della Cei non rimaneva fuori dalla più importante tra le congregazioni, quella che seleziona e propone le nomine dei nuovi vescovi.

Un'esclusione, quella di Bagnasco, ancor più significativa se si considera che al suo posto è stato nominato monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia che della Cei è il vicepresidente. Oltretevere si ricorda che Francesco ha grande stima di Bassetti, al punto che il prelato potrebbe avere un ruolo sempre maggiore nel riformare la Conferenza episcopale italiana, rendendola un organismo meno ingessato e burocratico. Considerato un mediatore lontano da eccessi conservatori o progressisti, l'arcivescovo di Perugia fu preso in considerazione anni fa per la successione del cardinale Ennio Antonelli a Perugia, prima che gli fosse preferito monsignor Giuseppe Betori. Decisamente progressista è invece la nomina a membro della congregazione di monsignor Paolo Rabitti, vescovo emerito di Ferrara-Comacchio, per anni tra i capofila dell'opposizione alla linea ruiniana impressa alla Cei. Scelta singolare anche perché Rabitti, settantasettenne, è ormai in pensione. 

Il Papa aveva già iniziato qualche mese fa a rivedere gli assetti della Congregazione per i vescovi, promuovendo monsignor Lorenzo Baldisseri a segretario del Sinodo e scegliendo come nuovo numero due del cardinale Ouellet il brasiliano Ilson de Jesus Montanari. Una nomina inattesa, in Vaticano, considerato che in quella posizione così delicata veniva nominato un monsignore che da soli cinque anni era officiale presso quel dicastero. Ancora una volta, Bergoglio sceglieva una persona di sua stretta fiducia, dal momento che monsignor Montanari era anch'egli ospite della residenza del Clero di via della Scrofa, "abitazione" romana dell'allora arcivescovo di Buenos Aires. 

Oltre all'ingresso nel dicastero guidato dal cardinale Ouellet del segretario di stato Pietro Parolin, del prefetto per il Clero Beniamino Stella e di Baldisseri, meritano sottolineatura anche altri avvicendamenti. Innanzitutto, entra il moderato arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, molto più aperto rispetto a Burke sulla questione della pastorale sacramentale. Dentro anche il messicano Francisco Robles Ortega (profilo simile a quello di Wuerl e meno conservatore del connazionale Rivera Carrera) e il brasiliano Joao Braz de Aviz, prefetto della congregazione per i Religiosi e supervisore del commissariamento dei Francescani dell'Immacolata. Dentro anche l'arcivescovo di Westminster (e prossimo alla porpora) Vincent Nichols. 

Rimane fuori - ed è una notizia - il prefetto della congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, benché tutti i suoi predecessori siano sempre stati cooptati nel dicastero. Infine, ha destato sorpresa l'irrituale conferma del cardinale Tarcisio Bertone, ormai ex segretario di stato: mentre sono stati depennati gli ottantenni (o vicini al compimento dell'ottantesimo anno d'età) Joachim Meisner, Claudio Hummes, Franc Rodé e Paul Josef Cordes, Tarcisio Bertone continuerà a essere membro della congregazione insieme al suo diretto successore, il segretario di stato Pietro Parolin.