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TRA LE RIGHE

Cosa tiene accese le stelle

La crisi, la precarietà e la paura di non farcela. Ma dinanzi alla sfiducia, ecco la testimonianza di un uomo, che, nato in una famiglia colpita tragicamente dal terrorismo, ha costruito sulla memoria critica, sul perdono e sulla speranza il suo futuro.

Tra le righe 24_09_2011
cosa tiene accese le stelle Cosa rende incerto il futuro? La crisi monetaria, la precarietà e la disoccupazione oppure l'incapacità di progettare il proprio domani? Che le cose non vadano poi così bene nella nostra società è davanti agli occhi di tutti. C'è chi ha pensato ad un'iniezione di ottimismo, una scossa che ci faccia credere nella possibilità di cambiamento e di poter realizzare ciò che sembra impossibile.

Calabresi attraverso il racconto di storie vissute ci accompagna in un viaggio nella memoria del passato, non per intenti nostalgici, ma per rispolverare la consapevolezza del livello di benessere raggiunto fin qui. Il rischio è infatti quello di vivere in un presente fine a se stesso, dove si dà per scontato tutto ciò che si ha, dimenticando il percorso che ha portato a formidabili conquiste e al progresso di cui oggi godiamo. Anche noi eravamo un paese in via di sviluppo: negli anni '50 in Italia c'erano il 13 % di analfabeti, pochi i diplomati (4%), ancora meno i laureati (1,3%). Arrivarono gli elettrodomestici e tra questi l'invenzione della lavatrice che liberò la donna da una schiavitù oggi impensabile. Altro evento memorabile fu l'ingresso in famiglia del frigorifero nelle case che mandò nel dimenticatoio il cavallo che portava di casa in casa i lastroni di ghiaccio col carretto: quasi una visione di un'epoca non poi così lontana. Oggi noi abbiamo la fissazione delle diete e alcuni diventano vegetariani: ieri un terzo degli italiani non mangiava mai carne perchè non se la poteva permettere. Sembra di ricordare l'atmosfera di Rocco e i suoi fratelli, quando si legge sui giornali di allora di quel proprietario che aveva sistemato in 6 mini appartamenti nel centro di Milano 18 famiglie.

Per non parlare dei balzi in avanti nella comunicazione. Ieri fare una telefonata richiedeva fatica e lunghe attese, oggi anche le vecchie cabine telefoniche non servono più e siamo diventati il Paese al mondo che ha il rapporto più alto tra cellulari e numero di abitanti. Quel piccolo aggeggio ha cambiato la vita di milioni di persone. Cosa manca dunque all'uomo contemporaneo, travolto dal luccichio dell' iper-consumismo, per essere felice? Forse, dicono, si sta esaurendo la fase dell'individualismo estremo, dominato dal messaggio “arricchitevi e fate quello che volete”: una filosofia che ha prodotto tanto egoismo e superficialità. In compenso alle nuove generazioni, tartassate dalle circostanze sfavorevoli, manca spesso la capacità di rischiare. E' facile lasciarsi andare e a dubbi e paure nel progettare il proprio futuro, aspettando che venga sempre il “momento giusto”.

A parlare è il racconto di vita dei personaggi intervistati che hanno costruito dal nulla la loro fortuna. Come De Rita sociologo di fama, che ricorda il gabinetto sul ballatoio nella sua casa di famiglia. Come tante storie di gente comune che ha saputo ricominciare da capo nelle difficoltà del dopoguerra. Come l'extracomunitaria Amal che viene dal Marocco e prende bei voti a scuola: nei suoi occhi c'è lo slancio e la forza di chi lascia il suo Paese e la sua cultura per cercare l'avventura in un altro. Sa che non ritornerà indietro, ma da grande vuole fare il medico. Come ha fatto l'autore stesso del libro che nato in una famiglia colpita tragicamente dal terrorismo, ha costruito sulla memoria critica, sul perdono e sulla speranza il suo futuro.




Mario Calabresi
Cosa tiene accese le stelle
Mondadori, pagine 130, euro 17.