Corvo Bianco, quando la propaganda bellica si fa film
Nel Corvo Bianco, il cecchino del Donbass (The sniper) il protagonista si arruola dopo che i russi gli hanno ucciso la moglie. Il film è sponsorizzato dal governo ucraino, si sostiene sia ispirato a una storia vera, ma non convince.
Gli ucraini evidentemente traboccano di soldi (altrui) e sarebbe interessante sapere se chi glieli dà abbia ideato qualche sistema di controllo per sapere che fine fanno, visti gli alti livelli di corruzione che quel Paese registrava prima della guerra. Poiché gran parte delle donazioni vengono loro dagli Stati Uniti, a quanto pare a mettere a frutto lezioni americane sono diventati piuttosto destri. Cerchiamo di spiegare.
Gli americani, quando perdono una guerra, passano la mano a Hollywood, così che il discorso, almeno per le nuove generazioni, diventa: sì, abbiamo perso, ma gliene abbiamo dette tante. E giù con Rambo, Berretti Verdi, Fratelli nella Notte e via filmando. Infatti, malgrado la strapotenza militare, dalla Corea in poi, gli USA non ne hanno imbroccata una, di guerre, e per quella farlocca a Saddam hanno dovuto organizzare, per sicurezza, la più grande coalizione della storia.
Ebbene, gli ucraini due anni fa, nel bel mezzo dunque della guerra coi russi, hanno messo sul mercato un film a futura memoria e, tanto per chiarire a chi è diretto, con titolo inglese: The sniper. “Il cecchino”. Ogni riferimento all’American sniper di Clint Eastwood è puramente casuale, vista la trama. In italiano fa Corvo Bianco, il cecchino del Donbass e, sostiene di essere ispirato a una storia vera. Anche il cecchino di Eastwood era vero, ma la sua verità era un po’ più verificabile. Qui non si sa. «La cinematografia è l’arma più forte», diceva il Duce, e adesso aspettiamo la risposta russa, la cui cinematografia è molto più forte di quella ucraina, anche se non potrà aspettarsi altrettanta accoglienza sul mercato occidentale.
La trama del film propagandistico ucraino è semplice e, diciamolo, scontata: il protagonista è un pacifico personaggio cui i russi, cattivissimi invasori, uccidono l’amata moglie. Tremenda vendetta. Ma ecco quel che piace all’Occidente (cioè, a quelli che lo comandano): si comincia con una scena di sesso. Lui e lei sono fanatici ambientalisti, vivono in campagna in una catapecchia ecologica alimentata a eolico. Il prato è decorato con un grande simbolo no-nuke. Lei pratica il birdwatching, lui ogni giorno fa chilometri in bici per andare a lavorare come insegnante di matematica. Ma questo idillio è guastato dai russi, che uccidono lei e lasciano mezzo morto lui. Lui si arruola come cecchino: nome di battaglia Corvo Bianco. Seguono gesta eroiche.
I titoli di coda riaffermano che si tratta di una storia vera e ribadiscono lo sponsor governativo al film. L’opera è doppiata in italiano e si suppone lo sia stata in tutte le lingue principali. Il film, comunque, è nel complesso lento e a tratti anche noioso. Scarse le scene d’azione. L’ultima inquadratura però pone un quesito: c’è lui appostato e mimetizzato e i sottotitoli recitano “Kiev”. Ma la fanteria russa si è mai avvicinata alla capitale ucraina? Se no, contro chi sta in agguato il Corvo Bianco? Boh. Sarebbe interessante vedere anche, per farsi un’idea complessiva dei rispettivi punti di vista, un film di propaganda bellica russo, anche perché, ripeto, i russi i film li sanno fare meglio. Ma temo che in Occidente non avrebbe distribuzione.