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LE PAROLE DEL PAPA

Corredentrice? Uniti sul contenuto, divisi sulla parola

Dopo le parole del Papa su Maria Corredentrice e dogma. Bisogna distinguere il contenuto sulla cooperazione di Maria all’opera del Redentore, che è dottrina cattolica certa, dal termine. Le difficoltà infatti sorgono a livello terminologico per chi, tra i teologi, teme che Corredentrice rimandi a un pari valore rispetto a quello di Cristo. Sui dogmi il punto di partenza non è la Chiesa che li crea, ma che li scopre nella Rivelazione. E nulla vieta che nel suo lento cammino, la Chiesa possa giungere a una consapevolezza di nuove definizioni attingendo dal deposito. 

Ecclesia 15_12_2019

Nel pomeriggio del 12 dicembre, il Santo Padre ha celebrato l’Eucaristia nella memoria di Nostra Signora di Guadalupe. La devozione che Papa Francesco ha mostrato verso Maria Ss.ma in molti modi, si nota anche dal fatto che l’omelia che ha pronunciato non appare essere stata scritta da altri che da lui in persona. Lo stile è quello tipico del Pontefice. Il Papa si è quindi impegnato ad esprimere personalmente alcuni suoi pensieri sulla Madonna, cosa di cui c’è da essergli grati.

Nella sua omelia, si potrebbero individuare due passaggi in particolare in cui il Papa si esprime in modo molto diretto e al tempo stesso molto sintetico. Di conseguenza, un breve chiarimento, gentilmente richiestomi da La Nuova Bussola, può apparire opportuno.

Un primo passaggio riguarda il titolo di Maria Corredentrice, sul quale c’è stata, negli ultimi decenni, un’ampia discussione tra gli studiosi. Al riguardo, il Papa ha detto: «Fedele al suo Maestro, che è suo Figlio, unico Redentore, [Maria] non volle mai prendere qualcosa del Figlio suo per sé. Ella mai si è presentata come Corredentrice». Nel dibattito teologico su questo titolo mariano, come spesso accade, alcuni si sono detti totalmente contrari, altri invece completamente favorevoli alla definizione di un nuovo dogma mariano in materia. Vi sono state in questo senso anche petizioni rivolte alla Santa Sede, ad alcune delle quali hanno aderito anche diversi vescovi e qualche cardinale.

È necessario distinguere il titolo di Corredentrice dal contenuto dottrinale che esso vuole esprimere. Il contenuto concerne la specialissima cooperazione di Maria all’opera di Cristo Redentore. Da questo punto di vista, non si presentano problemi, essendo questa una dottrina cattolica certa. Il Concilio Vaticano II, per esempio, afferma che Maria «cooperò alla salvezza dell’uomo» (Lumen Gentium, 56), che fu «generosa socia della sua [di Cristo] opera a un titolo assolutamente unico» e che «cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore» (ivi, 61). Inoltre, «anche dopo la sua assunzione in cielo, [Maria] non ha interrotto questa funzione salvifica [salutiferum munus], ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna» (ivi, 62). Maria è dunque «socia del Redentore» e a Lei è stato concesso un salutiferum munus, un “potere” salvifico. Naturalmente, tale potere (o funzione) è totalmente dipendente da, e partecipato al pieno munus salvifico dell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo. Non c’è dubbio, però, che Cristo abbia associato la Madre alla sua opera di redenzione.

Le difficoltà sorgono piuttosto a livello terminologico: il titolo di Corredentrice esprime bene la dottrina sopra accennata, o invece corre il rischio di far pensare che Maria abbia, nella redenzione, un ruolo di pari valore rispetto a quello di Cristo? I teologi che sono favorevoli alla definizione dogmatica della corredenzione mariana non vedono pericoli nell’uso di questo titolo per Maria, mentre coloro che sono contrari, pur non dubitando della cooperazione di Maria alla redenzione, pensano che il titolo di Corredentrice sia ambiguo.

Stando così le cose, sembra meglio continuare a pregare molto e a riflettere bene su questo tema, in modo che la Chiesa possa arrivare a maturare un giudizio definitivo sulla questione, nel proprio discernimento dottrinale, sotto la guida dello Spirito Santo.

Nello spazio di una frase breve come quella sopra citata, il Papa non poteva riportare le informazioni qui offerte. Di conseguenza, quel breve riferimento omiletico di certo non può chiudere la porta al discernimento ecclesiale su una questione complessa. Papa Francesco ha più volte insistito sulla necessità di avere una mente aperta invece di un pensiero chiuso. C’è dunque da supporre che egli stesso desideri rimanere aperto e continuare a pregare e a pensare sulla questione di Maria Corredentrice.

Un secondo passaggio dell’omelia, su cui appare utile soffermarsi, è il seguente: «Quando qualcuno si presenta con richieste [historias] che bisognerebbe dichiararla [Maria] questo, oppure di fare questo dogma o quell’altro, non perdiamoci in sciocchezze [tonteras]». Anche questa frase costituisce un utile punto di partenza per qualche breve riflessione.

Difficile pensare che il Pontefice romano, esprimendosi in questi termini, voglia identificare i dogmi con delle “sciocchezze”. Neppure sembra possibile che egli qualifichi in questo modo le richieste di definizione dogmatica che giungono a Roma, dato che tali richieste (fondate o meno che siano) sono firmate da teologi, da fedeli laici, religiosi e religiose, diaconi e sacerdoti, vescovi e cardinali. Per questo, bisognerà cercare un’altra spiegazione per questa sua stringata espressione. Voleva il Papa forse dire che la questione dei dogmi mariani è complicata e quindi bisogna pensare e pregare bene prima di procedere? Per inciso, è interessante il riferimento che Francesco ha fatto alle richieste che giungono a Roma. Menzionandole, indirettamente il Papa conferma che la dottrina non si può stabilire in base a raccolte di firme, o sondaggi demoscopici, ma in base alla Rivelazione.

Un ultimo accenno, pertanto, va fatto al significato e all’importanza dei dogmi mariani, espressione particolare del valore dei dogmi in generale. I dogmi non sono semplicemente riflessioni teologiche che il popolo cristiano formula e poi canonizza. I dogmi non sono neanche solo espressioni d’amore verso Dio o verso Cristo. Quando il Papa, nell’omelia, ricorda che Maria è Madre di Gesù «vero Dio e vero uomo», non fa altro che citare il dogma cristologico secondo cui Cristo è una Persona in due nature. Questo dogma definito dalla Chiesa non è solo una nostra espressione d’amore verso Gesù, ma è quanto lo stesso Gesù ci ha comunicato sul suo mistero e che pertanto troviamo nella Rivelazione. La Chiesa ha poi anche definito dogmaticamente queste verità, ma non le ha create. Essa le ha solo “riconosciute”. I dogmi, mariani o di altro genere, non sono frutto dell’iniziativa della Chiesa, ma dell’iniziativa di Dio che si rivela in Cristo. Le verità su Maria, che la Chiesa proclama, non le ha inventate la Chiesa: le ha insegnate Dio stesso. Ed è possibile che nel tesoro della Rivelazione vi sia ancora altro sul mistero di Maria, che il Signore ha voluto farci conoscere. Perciò, sotto la guida dello Spirito Santo, non si esclude che, attraverso un lento cammino, un giorno la Chiesa possa giungere alla consapevolezza che una certa verità si trovi effettivamente nel deposito della fede e possa quindi anche definirla come dogma.

I dogmi non solo non sono delle invenzioni ecclesiastiche, ma neppure sono delle imposizioni che ci legano. Al contrario, i dogmi garantiscono la vera libertà della fede, perché la preservano dalla corruzione e dall’arbitrio. Una frase spesso attribuita a Chesterton (ma che non si trova, almeno in questa forma, nelle sue opere) ricorda che quando l’uomo smette di credere in Dio, non è che non creda più a niente, ma al contrario inizi a credere a qualunque cosa. Potremmo fare un’applicazione dogmatica di questa saggia osservazione e dire che, quando si mettono in dubbio i dogmi, o se ne misconosce l’importanza, non accade che non si creda più a niente, ma succede invece che divenga possibile credere a qualunque dottrina. Anche riguardo al mistero della Madonna, se si procede con un atteggiamento di questo tipo, la conseguenza sarà che i veri dogmi saranno sostituiti da altri titoli mariani che, a differenza dei dogmi, non hanno alcun fondamento nella Rivelazione e, in certi casi, potrebbero apparire, se non blasfemi, almeno ridicoli.