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L’esempio

Corea del Sud, i vescovi in prima linea contro l’aborto

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I vescovi cattolici sudcoreani si stanno opponendo fermamente alle proposte di liberalizzazione dell’aborto ed esortano i fedeli a partecipare al movimento pro-life, che diffonde gli insegnamenti della Chiesa in difesa della vita e aiuta le donne incinte in difficoltà.

Vita e bioetica 18_09_2025

Recentemente, i vescovi cattolici sudcoreani hanno fatto notizia a livello nazionale e internazionale per la loro veemente opposizione alle proposte di liberalizzazione delle leggi sull'aborto nel loro Paese. La leadership dei vescovi cattolici sudcoreani nell'opporsi ai piani del governo di liberalizzare le leggi sull'aborto dimostra che la Chiesa cattolica rimane una bussola morale fondamentale nel Paese.

Nell'agosto 2025, il vescovo Moon Chang-woo di Jeju, presidente del Comitato per la Famiglia e la Vita della Conferenza Episcopale Coreana, ha dichiarato l'espansione a livello nazionale del movimento pro-vita. Il vescovo ha affermato che l'iniziativa mira a ristabilire il «rispetto inalienabile per la vita umana» nel dibattito pubblico e nell'azione politica, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa delle Pontificie Opere Missionarie, Fides. Questo movimento spera di mobilitare i cattolici e l'opinione pubblica ad opporsi a una proposta di emendamento alla legge sulla salute materna e infantile, che consentirebbe l'aborto anche quando il feto è in grado di sopravvivere fuori dall'utero, eliminando le restrizioni precedenti. «La Chiesa si oppone fermamente alla disposizione che consente l'aborto anche in caso di gravidanze a termine. Ho anche chiarito che è sbagliato che lo Stato incoraggi l'aborto coprendolo con l'assicurazione sanitaria», ha affermato il vescovo Moon, in dichiarazioni riportate da UCA News.

Monsignor Moon ha inoltre esortato i cattolici sudcoreani a partecipare alla resistenza contro le proposte di modifica delle leggi sull'aborto del Paese. «Spero in particolare che le donne della Chiesa esprimano chiaramente le loro opinioni e posizioni», ha affermato il vescovo, che ha anche sottolineato: «È giunto il momento di impegnarsi a fondo nel movimento pro-vita, quindi chiedo ai fedeli di unire le loro forze». Monsignor Moon, insieme ai suoi confratelli vescovi, ha sostenuto che tali emendamenti darebbero luogo a un «aborto senza restrizioni», privando i feti del loro diritto fondamentale alla vita. In particolare, il vescovo Moon e i suoi colleghi hanno sottolineato il «rispetto inalienabile per la vita umana» come un valore basato non solo sull'insegnamento cattolico, ma anche sul bene comune. I vescovi hanno invitato il governo sudcoreano a elaborare leggi che garantiscano il benessere sia delle donne incinte che dei loro figli non ancora nati.

Inoltre, padre Leo Oh Seok-jun, segretario generale del Comitato Pro-Vita dell'Arcidiocesi di Seul, ha sottolineato l'importanza della necessità di un'educazione pubblica sull'aborto. «Ci sono state molte discussioni su questo tema in passato: siamo contrari all'aborto, indipendentemente dall'età gestazionale», ha dichiarato. In alcuni commenti citati da Vatican News, il sacerdote ha aggiunto che è fondamentale spiegare in modo chiaro ed esauriente la questione al pubblico «affinché i credenti e tutte le persone di buona volontà non perdano di vista il valore centrale della vita, ovvero la dignità della vita umana».

È significativo che il movimento pro-vita recentemente promosso dalla Chiesa cattolica in Corea del Sud includa iniziative di sostegno come il “Progetto per la vita nascente”, che offre assistenza alle future mamme in difficoltà e fornisce alternative pro-vita all'aborto attraverso i servizi sanitari cattolici. Altri progetti, tra cui “Life 31”, sperano di promuovere una cultura della vita attraverso l'educazione, la difesa dei diritti e le attività culturali, trasmettendo, oltre i confini della Chiesa, gli insegnamenti cattolici sulla dignità della vita umana.

Impegnandosi a salvaguardare e garantire la protezione della vita delle donne incinte e dei loro bambini, i vescovi cattolici della Corea del Sud hanno dimostrato che l'attivismo pro-vita può essere costruttivo invece che meramente reazionario rispetto alle politiche e alle leggi pro-aborto. Nonostante la rapida modernizzazione e il crescente secolarismo, la posizione morale della Chiesa cattolica sulle questioni relative alla vita continua ad avere un impatto considerevole nei dibattiti nell'arena pubblica e nel processo decisionale politico. I vescovi che esprimono preoccupazione per le questioni relative alla vita, alla dignità e alla responsabilità sociale continuano ad essere ascoltati nelle discussioni sulle politiche, con i loro commenti pubblicati dai media.

Inoltre, l'impegno cattolico si basa non solo sulla dottrina cattolica, ma anche su principi etici universali, come la preoccupazione per i più vulnerabili e la necessità di salvaguardare la vita umana. Vescovi come Ku Yoo-bi hanno persino proclamato che la prova di ogni società è «il modo in cui si prende cura dei suoi malati e dei suoi deboli», mettendo in guardia contro una cultura sopraffatta dall'efficienza economica e dalla produttività a scapito della compassione e del rispetto per la vita umana.

Per i lettori pro-vita, l'atteggiamento della Chiesa cattolica in Corea e le recenti dichiarazioni contro l'aborto sono un buon esempio del ruolo duraturo della Chiesa come autorità morale in una Corea del Sud sempre più secolarizzata, che sta attualmente ricalibrando il ruolo della religione nella vita pubblica. In questo modo, la Chiesa cattolica dimostra ancora una volta di essere un faro per la difesa della vita e una bussola morale, fornendo – sia ai cattolici che ai non cattolici in questo Paese dell'Asia orientale – una voce chiara e rispettata a favore del valore intrinseco di ogni vita umana.