Corea del Nord, il Grande successore rischia già la defenestrazione
Le mosse del clan familiare saranno decisive per capire se Kim Jong-un potrà governare davvero,
anche se il rivale più pericoloso, il fratellastro quarantenne Jong-nam, passa le serate nelle discoteche di Macao pensando a tutto tranne che agli anonimi palazzi di Pyongyang.
Guardando le immagini diffuse dalla televisione di stato nordcoreana, sembrerebbe che il giovane Kim Jong-un, il “Grande successore”, sia la naturale prosecuzione dell’eterna dinastia dei Kim, al potere da più di sessant’anni in nome della perpetua rivoluzione comunista. Dopo Kim Il Sung “l’Eterno” e Kim Jong-Il “Caro leader” (che stando ad alcune foto satellitari non sarebbe morto in treno come la propaganda ha detto, visto che quel giorno i suoi treni erano fermi nei depositi della capitale), il copione prevede che la guida del popolo passi a un ragazzo appassionato di basket americano che non sa usare nel verso giusto il binocolo. Nonostante l’apparente normalità a Pyongyang, con il popolo unito nel santificare il giovane rampollo, il passaggio di consegne con ogni probabilità presenterà più di una difficoltà una volta che il periodo di lutto si sarà concluso.
Il Caro Leader aveva nominato come erede il proprio terzogenito solo nel 2009, deludendo non solo le legittime aspettative degli altri quattro figli avuti da ben tre matrimoni, ma anche le ambizioni della sorella generale a quattro stelle e del potentissimo marito di quest’ultima, ricompensato con un posto nella prestigiosa commissione nazionale di Difesa.
Le mosse del clan familiare saranno decisive per capire se Kim Jong-un potrà governare davvero, anche se il rivale più pericoloso, il fratellastro quarantenne Jong-nam, passa le serate nelle discoteche di Macao pensando a tutto tranne che agli anonimi palazzi di Pyongyang e la first lady Kim Ok è attualmente impegnata a fissare la teca con la salma del marito defunto piangendo tutte le sue lacrime piuttosto che a cospirare contro il giovane successore. La transizione non sarà scontata: già nel 1995, pochi mesi dopo la scomparsa del presidente eterno Kim Il Sung, un intero corpo d’armata tentò di eliminare il successore designato dopo aver invocato (vanamente) il sostegno di Seul e Washington. I capi della rivolta scapparono in Cina e il corpo d’armata fu sciolto.
Eppure Kim Jong-Il era stato scelto da più di dodici anni come successore dell’adorato e venerato padre della patria. Se il giovane Kim Jong-un vorrà conservare il potere dovrà saper accattivarsi le alte sfere dell’esercito, continuando a fornire a ogni alto ufficiale una villa, una Mercedes Benz, vari Rolex e qualche medaglia da appuntarsi sul petto. Se invece pensa di disubbidire, magari aprendosi all’odiato sud, rischierà la defenestrazione: senza lo spauracchio di un conflitto con Seul, le armate in perenne allerta di Pyongyang non avrebbero più ragione d’esistere (così come i privilegi).
Da Il Foglio del 22 dicembre 2011