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Cordileone: per evangelizzare occorre riscoprire il sacro

Per l'arcivescovo di San Francisco la crisi della fede e la sua scarsa incidenza nella società dipendono in buona misura da come (e se) pregano i cattolici. E la bellezza della liturgia non è un orpello ma facilita l'incontro e l'adorazione di Dio.

Borgo Pio 07_04_2025
CNS photo/Dennis Callahan, Archdiocese of San Francisco)

Crollano le nascite, calano i matrimoni e le vocazioni alla vita consacrata, mentre crescono la confusione dottrinale e la disaffezione alla Chiesa. «Il problema di fondo» alla base di queste e molte altre crisi per mons. Salvatore J. Cordileone «è la perdita del senso del sacro, e in particolare il modo in cui i cattolici pregano». O non pregano, stante l'aumento di coloro che disertano i sacramenti o lasciano proprio la Chiesa, come emerso da una ricerca del Pew Research Center citata dal presule. L'arcivescovo di San Francisco offre una riflessione in merito su National Catholic Register, annunciando il Fons et Culmen. Sacred Liturgy Summit, che si svolgerà a luglio in California, a cui parteciperanno, tra gli altri, i cardinali Robert Sarah, Sean O'Malley e Malcom Ranijt e l'abate di Norcia, dom Benedetto Nivakoff.

Cordileone trova molto citato e poco approfondito il passo della Sacrosanctum Concilium sulla liturgia quale «culmine e fonte» della vita della Chiesa. E insieme agli altri relatori che parteciperanno al summit, con diverse provenienze e prospettive, concorda che «il futuro della liturgia sia fondamentale per il futuro impegno della Chiesa nell'evangelizzazione sia tra i cattolici praticanti sia tra coloro che sono lontani da Cristo». Ma per riattivare il necessario «senso del sacro» occorrono passi concreti accompagnati da «adeguata catechesi e sensibilità pastorale», anzi da quel «buon senso pastorale» la cui mancanza ha reso così «traumatici» i cambiamenti degli anni post-conciliari.

Un primo passo è agevolare anche sul piano pratico chi desidera ricevere la Comunione in ginocchio. Cordileone descrive la propria esperienza: «Abbiamo notato che sempre più persone si inginocchiavano per la Comunione, il che creava difficoltà logistiche. Il rettore della cattedrale, padre Kevin Kennedy, ne ha parlato con me e, in seguito alla nostra conversazione, ha deciso di posizionare lunghi inginocchiatoi davanti al presbiterio (ognuno dei quali può ospitare circa otto persone) in modo che i fedeli (inclusi gli anziani e gli infermi e non solo i giovani riverenti con le ginocchia sane) possano inginocchiarsi per ricevere la Santa Comunione se lo desiderano». Lasciare la libertà e offrire «l'opportunità di sperimentare una pratica liturgica profondamente radicata nella nostra tradizione» costituisce un «esempio di sviluppo organico» e consente di «discernere i movimenti dello Spirito attraverso i più devoti».

Ancora più importante la celebrazione ad Orientem, «cioè il sacerdote all'altare rivolto nella stessa direzione (verso est, almeno simbolicamente)» dei fedeli, anch'essa accompagnata dalla giusta catechesi nella cattedrale di San Francisco: «padre Kennedy si è preso il tempo e la cura di catechizzare i fedeli. Ha spiegato prima la pratica ai fedeli della messa quotidiana. Poi, l'ha portata alla messa domenicale in spagnolo, dove i nostri ispanici pieni di fede erano più propensi a comprendere una mossa del genere. Infine, ha implementato il cambiamento nelle altre due principali messe domenicali, mantenendo le due rimanenti messe domenicali (almeno per il momento) versus populum , ovvero rivolte verso i fedeli». E nessuno si è lamentato, tanto più che il Vaticano II non ha stabilito nulla al riguardo.

«L'espressione che sentiamo comunemente: "il sacerdote con le spalle al popolo" è emblematica della perdita del sacro – spiega mons. Cordileone – perché perde completamente di vista dove si colloca l'attenzione: non sul sacerdote, ma sulla marcia della Chiesa verso l'incontro con Cristo risorto rappresentato dalla direzione verso est, essendo l'est la fonte di luce. Un sacerdote che celebra la messa ad orientem non sta voltando le spalle al popolo più di quanto un insegnante che guida i suoi studenti nel giuramento di fedeltà li stia disprezzando voltando loro le spalle e guardando la bandiera con loro. Rivolgendosi simbolicamente a "est" verso l'altare e la croce, il sacerdote sta guidando il suo gregge nell'adorazione del Signore, insieme».

Un esempio virtuoso del fatto che si può e si deve recuperare il senso del sacro piuttosto che calpestarlo col pretesto che non lo si capirebbe. Ed è sempre meglio che ritrovarsi a fare i conti con la più diffusa forma di clericalismo, quelle Messe "talk show", dove la chiacchiera prevale sull'adorazione e i fedeli fuggono mentre il prete è intento a inventarsi sempre qualcosa di nuovo, convinto che il protagonista sia lui invece che Cristo.