Continuano battaglie, prime crepe nel fronte Ue
Mosca ribadisce che le operazioni militari continueranno fino al conseguimento degli obiettivi. Prime crepe nel fronte dei paesi europei. Slovacchia e Ungheria non chiuderanno ogni rapporto con Mosca. Budapest ha vietato il transito di armi dirette alle forze ucraine e la Germania è contro il divieto di importazione di gas, petrolio e carbone dalla Russia.
In Ucraina si continua a combattere ma raddoppiano le occasioni offerte ai colloqui tra i belligeranti: ieri si è tenuto un terzo round di negoziati in Bielorussia mentre da Ankara il governo turco ha a nunciato che in settimana e i ministri degli Esteri dei due belligeranti, Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba, si incontreranno ad Antalya ler la prima volta dall’inizio delle ostilità.
Mosca ha ribadito che le operazioni militari continueranno fino al conseguimento degli obiettivi stabiliti ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato che la Russia stia per annettersi Donetsk e il Lugansk chiedendo solo che le due repubbliche separatiste vengano riconosciute come Stati indipendenti dall'Ucraina.
Circa l’esito dei negoziati molto dipenderà anche dall’influenza degli Stati Uniti sul governo ucraino nell’indurre Kiev a non cedere a compromessi come sembrerebbero indicare i consistenti carichi di armi in arrivo per le forze ucraine confermati dal Pentagono in 17 mila armi anticarro (missili e razzi) e 2mila missili antiaerei portatili Stinger efficaci contro i velivoli a quote basse.
Il consigliere della presidenza di Kiev, Oleksiy Arestovich. Ha invece affermato che le forze russe hanno intensificato i bombardamenti notturni delle città ucraine nel centro, nel nord e nel sud del Paese. La carenza di fonti neutrali sul terreno rende difficile la verifica delle notizie fornite dai belligeranti ma i corridoi umanitari autorizzati dai russi intorno a molte città assediate sembra abbiano permesso di evacuare molti civili consentendo ai russi una recrudescenza degli attacchi d’artiglieria sugli obiettivi urbani.
I dati resi noti il 6 marzo dalle forze armate ucraine riferiscono di oltre 11 mila soldati russi uccisi cui aggiungere 44 aerei russi, 285 carri armati, 985 veicoli corazzati, 109 sistemi di artiglieria e 60 autocisterne distrutti. Numeri che appaiono inverosimili e in ogni caso privi di conferme.
Le vittime civili, stimate già il 3 marzo in oltre 2mila da Kiev, il giorno successivo venivano valutate all’ONU in meno di 400. "Dalle 4 del mattino del 24 febbraio 2022, quando è iniziata l'azione militare della Federazione Russa contro l'Ucraina, e le 24 (ora locale) del 4 marzo 2022, l'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha registrato 1.058 vittime civili in Ucraina: 351 morti e 707 feriti”.
Secondo l’UNHCR sono oltre 1,7 milioni - in gran parte donne e bambini - le persone scappate dall'Ucraina rifugiatesi nei Paesi limitrofi dall'inizio dell'invasione russa. Sui diversi fronti di guerra i russi stanno completando l’accerchiamento di Kiev di cui hanno raggiunto i sobbrghi di Bucha, Hostomel e Irpin.
Nel settore di Donetsk e Lugansk, province ucraine che Mosca ha riconosciuto come repubbliche, la situazione militare è molto tesa e gli ucraini sono ancora in grado non solo di opporre resistenza ma anche di colpire i territori controllati dalle milizie filo-russe
Mariupol, la cui conquista permetterebbe ai russi di costituire una solida continuità geografica tra il Donbass e la Crimea, resta il fronte più caldo nel sud est dell’Ucraina dove sono schierati, come nel Donbass, i migliori reparti ucraini: più motivati, meglio addestrati e armati (dai consiglieri e istruttori americani, canadesi, polacchi, britannici e baltici), veterani di 8 anni di guerra.
A Mariupol la difesa è affidata al reggimento Azov, che si ispira alle SS ucraine che affiancarono i nazisti durante la seconda guerra mondiale, e a un battaglione ceceno composto da miliziani volontari e veterani delle guerre contro Mosca. Le operazioni delle forze russe si stanno intensificando anche intorno a Sumy e Kharkiv, città assediate da giorni a ridosso del confine russo e bersagliate dall’artiglieria secondo fonti ucraine dopo l’evacuazione di parte della popolazione con i corridoi umanitari.
A sud ovest gli Stati Uniti non credono sia imminente un assalto anfibio russo a Odessa dove la Marina Ucraina ha annunciato di aver colpito una nave russa durante la difesa del porto dagli attacchi russi dal mare. Non è chiaro se i russi intendano prendere Odessa, circondarla o solo distruggerne le installazioni militari e navali anche se non si può escludere che nei piani sia previsto un “corridoio che unisca la Crimea alla Transnistria, territorio russo tra Moldova e Ucraina presidiato da 1.500 militari russi.
Il Pentagono valuta che i russi abbiano lanciato 600 missili di vario tipo dall'inizio delle operazioni con l’obiettivo di colpire bersagli di valore strategico e per ammorbidire la resistenza n alcuni centri nevralgici della difesa ucraina.
Che la guerra contro i russi sia destinata a restare un affare ucraino, pur con le forniture militari e gli aiuti economiche umanitari di NATO e Ue, sembra confermato anche dalla precisazione dell’Alleanza Atlantica che non vi sarà nessuna no-fly zone sull’Ucraina gestita dai velivoli alleati così come nessun paese della NATO fornirà aerei da combattimento all’Ucraina la cui aeronautica è stata in gran parte annientata dagli attacchi russi.
Prime crepe sorgono infine nel fronte dei paesi europei. Slovacchia e Ungheria e non chiuderanno ogni rapporto con Mosca come voleva la Commissione Ue. Budapest ha accettato la presenza di altre truppe alleate sul suo territorio ma ha vietato il transito di armi dirette alle forze ucraine.
La società petrolifera anglo-olandese Shell difende l’acquisto, criticato da molti, di petrolio russo e le compagnie francesi (inclusa Total) hanno annunciato che continueranno a lavorare in Russia mentre Berlino ieri è sembrata smarcarsi dalla logica delle “sanzioni più dure”.
I ministri delle finanze e degli esteri tedeschi ieri si sono espressi contro il divieto di importazione di gas, petrolio e carbone dalla Russia: "Siamo pronti a pagare un prezzo economico molto, molto alto" ha affermato il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, ma "se domani in Germania o in Europa si spengono le luci, non si fermeranno i carri armati".
Anche il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner si è mostrato scettico. "Non dobbiamo limitare la nostra capacità di sostentamento" e "decidere un embargo unilateralmente avrebbe un impatto negativo su questa capacità", ha affermato al giornale Bild.
Anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz ha scartato oggi l'ipotesi di un embargo energetico alla Russia. "In questo momento, l'approvvigionamento energetico dell'Europa per la generazione di calore, la mobilità, l'elettricità elettricità e l'industria non può essere garantito in nessun altro modo. L'energia proveniente dalla Russia è essenziale per la vita quotidiana dei cittadini europei”.
Valutazioni pragmatiche che alti prezzi e penuria energetiche potrebbero far diventare presto dominanti in Europa.