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Rifugiati

Continua in Niger l’afflusso di donne e bambini in fuga dalla Nigeria

Il dilagare della violenza negli stati nord occidentali nigeriani confinanti con il Niger costringe migliaia di persone a fuggire oltre confine anche se le frontiere sono chiuse a causa del COVID-19

Migrazioni 31_05_2020

L’emergenza COVID-19 ha contribuito a riportare interesse ai problemi degli sfollati, dei rifugiati e degli emigranti regolari, dopo che per anni l’attenzione è stata in gran parte monopolizzata dai flussi migratori illegali diretti dall’Africa e dall’Asia verso l’Europa. Gradualmente ci si rende conto che decine di milioni di emigranti e profughi meritano più attenzione e, se possibile, aiuto. È il caso di almeno 23.000 nigeriani che nel mese di maggio hanno raggiunto la regione meridionale di Maradi nel vicino Niger, messi in fuga dalla violenza che dilaga negli stati nord occidentali a maggioranza islamica di Katsina, Sokoto e Zamfara e di cui sono responsabili soprattutto bande criminali e altre milizie. Nell’ultimo, feroce attacco, messo a segno nello stato di Katsina, sono state uccise 47 persone prima che l’intervento dell’aviazione nigeriana disperdesse i miliziani. A lasciare la Nigeria, chiedendo e ottenendo di essere accolti nonostante che le frontiere tra Nigeria e Niger siano state chiuse a causa della pandemia, sono, come sempre, soprattutto donne e bambini disperati. Raccontano di stragi di civili, di omicidi, rapimenti a scopo di estorsione, di villaggi saccheggiati. Rispetto allo scorso aprile quando nell’area di Maradi si sono registrati i primi arrivi, per un totale di 20.000 persone, il numero dei rifugiati è triplicato: con gli ultimi ingressi, i nigeriani espatriati in questa parte del Niger salgono infatti a oltre 60.000. Vanno ad aggiungersi ai circa 19.000 cittadini nigerini, sfollati nella stessa regione, anche loro costretti a fuggire dall’insicurezza che da tempo caratterizza le aree di confine tra i due paesi. In una conferenza stampa, il portavoce dell’Unhcr Babar Baloch, ha spiegato che il deteriorarsi della situazione in Nigeria desta preoccupazione tanto più a causa dell’elevato il rischio di incursioni armate nello stesso Niger. L’Unhcr in collaborazione con le autorità nigerine sta cercando di spostare almeno 7.000 rifugiati in villaggi più sicuri a circa 20 chilometri dalla frontiera dove diventa più facile prestare ai rifugiati cure mediche e garantire alloggio, cibo, vestiti e acqua potabile. Mancano di tutto, ha spiegato, perché molti non sono stati in grado di portare con sé qualcosa al momento della fuga.