Conte alle prese con la grana dei servizi segreti
Il presidente del Consiglio è atteso da un’audizione di fronte al Copasir per spiegare i contatti che gli 007 italiani avrebbero intrattenuto per settimane con il ministro della giustizia statunitense, William Barr. Tra il Russiagate, il presunto complotto di Obama contro Trump, il ruolo di Mifsud e altri intrighi internazionali, difficile capire quale sia la verità.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rischia di scivolare sui servizi segreti, che continua a voler controllare personalmente, mantenendo la delega su di essi. Ma la grana più spinosa per lui riguarda il caso Russiagate, con i contatti che il ministro della giustizia statunitense, William Barr, e i capi degli 007 italiani avrebbero intrattenuto per settimane, culminati in un incontro segreto nel mese di agosto, a quanto pare autorizzato dallo stesso premier.
Ora Conte è atteso da un’audizione di fronte al Copasir, per spiegare tutto e fugare gli imbarazzanti sospetti di ennesima ingerenza degli Stati Uniti nelle scelte politiche italiane, formazione dell’ultimo governo inclusa.
La vicenda è a dir poco ingarbugliata e si incentra sul faccia a faccia tra il direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Gennaro Vecchione, legato da antica amicizia con Conte, e Barr, uomo di Donald Trump, che a cavallo di ferragosto si sarebbero incontrati in segreto a Roma in via Veneto, presso l’ambasciata americana.
Erano i giorni della crisi di governo, con un Conte che in modo disinvolto scaricava la Lega e imbarcava il Pd, con una manovra di palazzo che certamente ha avuto l’avallo di potenze straniere, Usa in primis. Quell’auspicio formulato solennemente da Trump circa la permanenza a Palazzo Chigi di “Giuseppi” ne è la riprova. E poi c’è sullo sfondo, ma neppure troppo, il Russiagate, che investe la Lega e alcuni fedelissimi di Matteo Salvini.
Ma cosa si sarebbero detti Vecchione e Barr stando anche alle ricostruzioni del Corriere della Sera? «E’ presumibile - si legge sul quotidiano di via Solferino - che in quella sede Vecchione si sia impegnato a fornire le informazioni richieste da Barr visto che appena un mese e mezzo dopo parte una lettera di convocazione per il direttore dell'Aise Luciano Carta e per quello dell'Aisi Mario Parente».
L’emissario di Trump avrebbe chiesto delucidazioni sui legami tra l'Università romana Link Campus (fucina di molti ministri pentastellati del precedente e dell’attuale esecutivo e molto vicina agli ambienti M5s) e il professor Joseph Mifsud, al centro di un intrigo internazionale tra Usa e Russia. Il Corriere della Sera ha scritto che «al Copasir Conte dovrà chiarire se i servizi segreti italiani abbiano fornito a Barr documenti o notizie riservate», e dovrà spiegare «come mai, appena qualche giorno dopo, abbia fornito assicurazioni sugli F-35 senza consultare i ministri competenti».
Tutto questo rischia di minare il clima già precario dentro la maggioranza di governo, se è vero che Matteo Renzi, vera spina nel fianco di Palazzo Chigi, è già uscito allo scoperto aprendo un nuovo fronte anti-Conte e chiedendo a quest’ultimo di fare chiarezza per fugare ogni sospetto da parte dei cittadini italiani, oltre che dei rappresentanti delle altre istituzioni.
C’è chi parla di complotto dell’ex presidente Usa, Barack Obama, ai danni di Donald Trump in vista delle elezioni americane del prossimo anno. C’è chi vede un complotto anti-Salvini da parte di cancellerie europee, centri di potere internazionale e sponde italiane per defenestrarlo e ristabilire un equilibrio anti-sovranisti in Europa. Il tutto sempre con la complicità dei servizi segreti italiani e di altre nazioni.
Una presunta cospirazione Renzi-Obama-Conte per frenare la corsa di Trump verso la riconferma e, contestualmente, azzoppare il Capitano è quanto vedono alcuni giornali di centrodestra, e non solo. In questa versione, ancora più intricata, Renzi e Obama, con l’aiuto di Joseph Mifsud della Link University, avrebbero infangato l’immagine di Trump facendolo passare come un filo-russo. Inoltre, Salvini sarebbe stato il bersaglio della medesima cospirazione, al fine di estrometterlo dalla stanza dei bottoni.
Difficile capire dove stia la verità. Certo è che l’ostinazione con la quale il presidente del Consiglio si ostina a voler accentrare su di sé una serie di deleghe, tra cui quella ai servizi segreti, insospettisce i dietrologi e comunque alimenta sospetti anche tra chi non è abituato a pensar male. Un capo di governo peraltro nuovo alla politica e privo di investitura popolare sta gestendo partite importanti che riguardano la sicurezza del nostro Stato e, secondo i suoi accusatori, starebbe nascondendo anche trame internazionali per condizionare l’andamento delle vicende politiche nazionali.
Matteo Salvini lo accusa di essere «in fuga dalle domande che il Parlamento e il Paese gli rivolgono sulla sua gestione dei servizi segreti, sui presunti conflitti d’interesse, sui suoi rapporti personali, sulle sue parcelle, sui suoi concorsi». L’esatto contrario di quella cifra di trasparenza che ha cercato di trasmettere agli italiani quando si è autoproclamato “l’avvocato del popolo”.