Consultori pro life e preghiere: così calano gli aborti
I volontari dell'associazione Giovanni XXIII ne sono convinti: la preghiera funziona. A dirlo questa volta sono i numeri che certificano come l'attività antiaborto praticata davanti agli ospedali inizi a dare i frutti sperati e a invertire la tendenza. L'associazione ha presentato i dati del Sostegno alle maternità difficili.
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I volontari dell'associazione Giovanni XXIII ne sono convinti: la preghiera funziona. A dirlo questa volta sono i numeri che certificano come l'attività antiaborto praticata davanti agli ospedali inizi a dare i frutti sperati e a invertire la tendenza. Nei giorni scorsi la realtà fondata da don Oreste Benzi ha presentato i dati del Sostegno alle maternità difficili nel 2014 fornendo un quadro su base nazionale e su base regionale, in Emilia Romagna, regione dove è nata e dove si sono sviluppati per primi i rosari sotto le finestre dei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici dove si praticano gli aborti.
I dati statistici dicono che in due casi su tre vince la vita. Merito delle preghiere certo, che spessoa Modena, Bologna e Rimini sono state osteggiate dalla politica e da associazioni di stampo laicista. Ma merito anche dell'attività di consultorio pro life che quando è lasciata libera di agire, dà i suoi frutti. Nel corso del 2014 la comunità di don Benzi ha preso in carico per una maternità difficile 586donne, 162 in Emilia-Romagna. Poco più del 50% sono donne straniere. 81 mamme incinta o con neonati sono state accolte nelle famiglie e case famiglia dell’associazione (18 in Regione). È aumentato al 32% il numero delle donne indecise, o intenzionate ad abortire, che hanno chiesto aiuto. Il 65% di queste (2 su 3), dopo una proposta di aiuto e di condivisione, ha scelto di continuare la gravidanza. L'associazione ha provato a parametrare questo valore ai 107.192 aborti volontari legalmente eseguiti che avvengono in Italia (Dati del Ministero della Salute, 2013): «Emerge», dicono, «che, se questa modalità di aiuto venisse standardizzata a livello nazionale, 69.674 bambini (il 65%) vedrebbero la luce». «I dati incoraggiano al proseguimento della Preghiera pubblica per la vita nascente, che continuerà con una metodologia tipicamente nonviolenta. Non solo tutti i bambini che sono uccisi ogni anno hanno diritto di nascere, ma la società ha bisogno di loro per far ripartire la natalità e la ripresa economica», ha spiegato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità.
Significativo il caso delle gestanti indecise che per il 37% è stata fatta oggetto di pressioni o istigata ad abortire. Un dato in crescita rispetto al 2013. In 2 casi su 3 le pressioni hanno avuto origine dall’ambiente familiare: dal partner nel 48% dei casi, dalla famiglia nel 20%, da personale sanitario nel 25%. Positivo il rapporto con le istituzioni che secondo l'associazione è migliorato: «In Emilia-Romagna ad esempio in quasi 1 caso su 3 le mamme ci vengono inviate da strutture pubbliche». Il caso emiliano, nel suo piccolo può fare scuola: 162 donne seguite, di cui 127 gestanti. Il 77% di queste ha continuato la gravidanza. Si tratta per lo più di un caso pilota: se l'attività della Giovanni XXIII potesse essere praticata su tutto il territorio nazionale, il numero di aborti sarebbe destinato a calare drasticamente nonostante le pressioni ideologiche che ancora albergano nelle strutture pubbliche e tra molti partiti. Forse conviene farci un pensierino.
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