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SENTENZA FORTETO

Condannato Fiesoli, il "profeta" amato dalla sinistra

Diciassette anni e mezzo di carcere a Rodolfo Fiesoli, fondatore del Forteto, la comunità di accoglienza dei ragazzi in affido trasformata in un lager di violenze e abusi sessuali. Si chiude così il primo atto di una vicenda iniziata trent’anni fa e continuata grazie alle complicità di giudici, assistenti sociali e sinistra. 

Cronaca 18_06_2015
Roberto Fiesoli, fondatore del Forteto

Giustizia è fatta, almeno quella provvisoria dei giudici. Quegli stessi che per quasi trent’anni si sono rifiutati di vedere e ascoltare le grida dei ragazzi e le denunce di violenze e abusi che uscivano da Forteto, la comunità di Vicchio nel Mugello. Dove Rodolfo Fiesoli, “Il Profeta” e fondatore della potentissima comunità, per anni celebrata a modello dalla sinistra locale e nazionale, angariava a suo piacimento i bambini a lui affidati, sperimentando su loro le sue folle teorie sessuali e correttive. Il Tribunale l’ha riconosciuto colpevole, condannandolo a 17 anni e mezzo di carcere per abusi sessuali e maltrattamenti. Condannati anche Luigi Goffredi, l'ideologo della comunità a 8 anni (per maltrattamenti) e Daniela Tardani a 7 (non solo per maltrattamenti ma anche per violenza sessuale, per aver assistito agli abusi compiuti da Rodolfo Fiesoli, su un ragazzo che le era stato affidato, con il pretesto consueto di liberarlo dalla "materialità"). Condannati a pene variabli 16 imputati su 23 e cospicui anche i risarcimenti, cui è tenuta anche la cooperativa agricola, affiliata alla comunità, citata come responsabile civile. 

Si chiude così, almeno nel suo primo grado di giudizio processuale, una vicenda che al processo, il pubblico ministero Ornella Galeotti non esitò a definire allucinante e sulla quale, per decenni, «le leggi dello Stato hanno subìto una sospensione». Nella sua requisitoria, il pm svelò la fortissima trama di connivenze istituzionali, giudiziarie e complicità politiche (tutte a sinistra) che hanno protetto il Forteto, dove i maltrattamenti agli ospiti della comunità erano «regole di vita». Durissimo l’attacco anche alla magistratura e ai servizi sociali.  Lo scandalo, infatti, sarebbe potuto scoppiare già nel 1978 quando Gabriele Chelazzi, magistrato rigoroso, accusò e fece arrestare Fiesoli e il suo vice Luigi Gofredi, una specie di ideologo criminale, per atti di libidine: nell'85 i due furono condannati in via definitiva per alcune delle accuse. Nonostante ciò e sebbene i due si fossero spacciati per psicologi plurilaureati in Svizzera (Fiesoli ha la terza media e Goffredi non è laureato), una parte rilevante dell'opinione pubblica infamò il processo come «un complotto di cattolici integralisti». Per una sorta di «allucinazione collettiva» (sono sempre parole del pm), il Forteto ha continuato a riscuotere «fiducia incondizionata », a essere definito «una eccellenza educativa». In questi anni, le istituzioni, come i Comuni e il Tribunale dei Minori, non hanno mai cessato di affidare alla cooperativa minori in difficoltà, ignorando anche la sentenza del 2000 della Corte europea dei diritti dell'uomo che segnalava gravi anomalie dentro la comunità di Vicchio. 

Al Forteto c’era l'ossessione del sesso. Fiesoli, celebrato guru di deliranti teorie educative fondate sulla pedofilia e l’esercizio imposto dell’omosessualità, è stato il “Profeta”, il re, il capo, il simbolo del Forteto, ma non avrebbe mai potuto regnare sulla comunità, né attuare quello che l'accusa definisce il suo programma criminoso senza il concorso degli altri collaboratori imputati. Che hanno costruito un inferno popolato di ossessioni e da ragazzini ridotti in schiavitù, obbligati a sottostare a rapporti omosessuali e pestaggi. Nulla a che vedere con quel paradiso tra le colline toscane come ancora oggi la struttura del Forteto appare nelle foto. Un inferno continuato per trent’anni in serena e imperturbabile tranquillità grazie alle coperture politiche della sinistra e al padrinaggio affaristico della potente Lega delle Cooperative. Per loro la comunità di Vicchio rappresentava una sorta di santuario dei miracoli dove il “Profeta” esercitava le sue teorie di liberazione sessuale. Big e leader di Botteghe Oscure, presidenti di Provincia, sindaci e assessori di sinistra facevano a gara ad arrivare al Mugello per baciargli la pantofola e, pur consapevoli delle condanne a carico dei gestori, hanno continuato a frequentare e a sponsorizzare la struttura. 

Rosy Bindi, Susanna Camusso, Livia Turco, Antonio Di Pietro, Piero Fassino, tra gli altri, son passati da qui senza mai aver nulla da ridire. Nel gruppone dei supporter c’era anche l’attuale sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: è stato difensore del Fiesoli nel processo conclusosi con una condanna per pedofilia e alla fine degli anni '90 entrava nel comitato scientifico della fondazione Il Forteto. Antonio di Pietro, invece, si distingue per aver scritto la prefazione al libro Il Forteto nel 1998 descrivendo la struttura come un vero paradiso terrestre. Ecco, una volta punito Fiesoli e la sua banda, si dovrà pure chiedere chiarimenti anche a questi complici che paiono aver dimenticato l’imbarazzante amico, di professione “Profeta”. Qualche paroletta è attesa pure dal premier Matteo Renzi (quand’era sindaco di Firenze a un Fiesoli già condannato concesse una sala di Palazzo Vecchio per un convegno) e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ex presidente della Lega delle Cooperative che aveva tra le sue aziende anche il Forteto. E che si rifiutarono di commissariare la coop agricola, nonostante le gravi irregolarità emerse da un’ispezione ministeriale. Una loro dichiarazione non sarebbe sgradita.