Concistoro, resta l'incognita su titoli e diaconie
Svelati i nomi dei nuovi porporati, l'8 dicembre sapremo quale chiesa romana sarà assegnata a ciascuno.
Svelata l'incognita del prossimo concistoro e – soprattutto – i nomi, l'8 dicembre sapremo anche quali titoli o diaconie saranno assegnati a ciascuno dei nuovi cardinali (a seconda, rispettivamente, che rientrino nell'ordine dei cardinali diaconi o dei cardinali presbiteri). Dal novero occorre subito escludere Albano, sede suburbicaria (vacante dalla morte del cardinal Sodano), e in quanto tale assegnata a un cardinale dell'ordine dei vescovi, cosa che in genere avviene per "promozione" di un già cardinale, non all'atto della creazione cardinalizia.
Restano attualmente vacanti i titoli di :
- Gesù Divin Maestro alla Pineta Sacchetti;
- Santi Ambrogio e Carlo;
- Santa Balbina;
- Sacro Cuore di Gesù agonizzante a Vitinia;
- San Gregorio Magno alla Magliana Nuova;
- San Marco in Agro Laurentino;
- Santa Maria della Salute a Primavalle;
- Santa Sabina;
- Santa Sofia a Via Boccea;
- Santa Susanna;
- Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo.
E le diaconie di:
- Santi Angeli Custodi a Città Giardino;
- Sant'Antonio di Padova a Circonvallazione Appia;
- Sant'Eustachio;
- San Filippo Neri in Eurosia;
- San Lorenzo in Piscibus;
- Santa Maria in Cosmedin;
- Santissimi Nomi di Gesù e Maria in via Lata.
11 titoli e 7 diaconie: totale 18. I nuovi cardinali sono 21, per cui almeno 3 di loro riceveranno un titolo (o diaconia) creato ex novo. Almeno. Perché, mentre le diaconie vengono assegnate a neo-porporati con incarichi di curia o diplomatici o altro, i titoli vanno ai cardinali residenziali, ovvero alla guida di una diocesi. Che sono ben più degli 11 attualmente disponibili.
Questioni di lana caprina, si obietterà, ma solo in apparenza: infatti è proprio attraverso lo specifico legame con una chiesa romana che ciascuno di loro, quale che sia la sua provenienza, diventerà un "prete" dell'Urbe. E di conseguenza avrà il diritto di eleggere il Papa, non in qualità di arcivescovo di Algeri o di Tokyo o di Torino, bensì in quanto membro del clero di quella «Roma – per dirla con Dante – onde Cristo è romano».