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CHIESA E VITA

Concistoro, il Sud del mondo guadagna spazio

Diciannove nuovi cardinali, di cui 16 elettori: di questi 5 vengono dall'America Latina e 4 da Asia e Africa. Così papa Francesco ridisegna la geografia della Chiesa. Per l'Italia, una sola porpora: Bassetti (Perugia) ed esclusioni clamorose.

Ecclesia 13_01_2014
Concistoro

Saranno in diciannove, il prossimo 22 febbraio, a salire all'altare della Confessione in San Pietro per ricevere il cappello cardinalizio nel corso del primo concistoro di Papa Francesco. Al termine dell'Angelus del 12 gennaio, il Papa ha infatti svelato i nomi degli ormai prossimi porporati. Sedici nuovi elettori – il tetto fissato da Paolo VI, 120 aventi diritto di voto in Conclave, risulta superato solo di una unità – e tre ultraottantenni. I cardinali scelti "rappresentano il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo", ha detto il Pontefice prima di elencare i nominativi.

Apre la lista, come ampiamente prevedibile, il segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin. Dietro di lui, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, monsignor Lorenzo Baldisseri. Quest'ultimo era stato già in qualche modo "designato" da Bergoglio, allorché lo scorso 13 marzo si vide porre in capo lo zucchetto rosso del cardinale arcivescovo di Buenos Aires una volta che questi era stato eletto Papa. "Cardinale a metà", si disse di Baldisseri, presente in Sistina in qualità di segretario del Conclave. Terzo in ordine di nomina, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, seguito dal prefetto per il Clero, Beniamino Stella.

Gli altri dodici sono arcivescovi residenziali, quasi equamente distribuiti per continente. A fare la parte del leone è l'America Latina: tre porpore per il Sudamerica, due per l'America centrale. Si comincia con l'arcivescovo di Rio de Janeiro, Orani Joao Tempesta (organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù dello scorso luglio) e si prosegue con Mario Aurelio Poli (successore di Bergoglio sulla cattedra di Buenos Aires) e con Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile e veneto d'origine.  Rimane fuori il primate del Brasile, Murilo Ramos Krieger, arcivescovo di San Salvador de Bahia. 

Dal Centro America la nomina più inattesa: il giovane (55 anni) vescovo di Les Cayes, l'haitiano Chibly Langlois, presidente della locale Conferenza episcopale. Una scelta, questa, che dimostra l'attenzione del Pontefice per le periferie e le terre più disagiate e povere. Per Haiti è la prima volta nel Sacro collegio. Altro latinoamericano è il presule di Managua (Nicaragua), monsignor Leopoldo José Brenes Solorzano.

Asia e Africa considerate equamente: due porpore ciascuna. I prescelti da Francesco sono l'arcivescovo di Ouagadagou (Burkina Faso), Philippe Ouédraogo e Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo ivoriano di Abidjan. Dall'oriente cappello andrà all'ordinario della diocesi di Seul, mons. Andrew Yeom Soo Jung e per al filippino Orlando Quevedo (arcivescovo di Cotabato).

In generale, sono il nord del mondo e l'Occidente a segnare il passo. Gli Stati Uniti (pur avendo almeno un paio di nomi "eleggibili") sono rimasti a secco. L'unico prossimo cardinale proveniente dal continente nordamericano sarà il successore di Marc Ouellet a Québec, mons. Gérald Cyprien Lacroix.

Anche l'Europa ne esce ridimensionata – benché continui ad essere l'area geografica più rappresentata nel collegio –, con due sole porpore. Oltre all'arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, è la decisione di "promuovere" l'arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, a sorprendere. Ancora di più se si considera che il Papa ha lasciato fuori dal novero dei nuovi porporati il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, e l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Monsignor Bassetti, in passato vicino alla cattedra di Firenze prima che gli fosse preferito Giuseppe Betori, è molto apprezzato da Francesco. E' lui che il Papa ha voluto nella congregazione dei vescovi al posto del presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Ed è a lui che guarda per ripensare la Conferenza episcopale italiana. Perugia torna ad avere un cardinale dopo più di un secolo e mezzo, quando Gioacchino Pecci fu eletto Pontefice con il nome di Leone XIII. 

Con tali scelte, Bergoglio rimarca che non esistono diocesi cardinalizie, ma che l'onorificenza è conferita al singolo presule, per meriti sul campo. Niente di automatico, dunque. Stupisce, semmai, la decisione di lasciar fuori dalla lista l'arcivescovo di Bruxelles, monsignor André-Joseph Leonard, successore del cardinale Danneels da ormai quasi quattro anni. Dovrà aspettare anche il primate di Spagna, l'arcivescovo di Toledo Braulio Rodriguez Plaza. Più prevedibile, invece, la scelta di non creare subito cardinale mons. Manuel José Macario do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona. Il suo predecessore, il cardinale da Cruz Policarpo, è infatti ancora elettore. Non si tratta di un criterio canonico, bensì di una prassi seguita quasi sempre da Benedetto XVI: non più di un cardinale elettore per diocesi. Discorso che può essere fatto valere anche per Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia, e per José Horacio Gomez, arcivescovo di Los Angeles.

Come era solito fare Joseph Ratzinger, anche Francesco ha deciso di creare cardinali tre ecclesiastici ultraottantenni, "che si sono distinti per il loro servizio alla Santa Sede e alla Chiesa". Il nome più noto è quello di mons. Loris Capovilla, storico segretario di Giovanni XXIII e ormai prossimo al compimento dei 99 anni. Assieme a lui, saranno a Roma il 22 febbraio anche l'arcivescovo emerito di Pamplona, Fernando Sebastian Aguilar, e quello di Castries (St.Lucia, Antille), mons. Kelvin Felix.