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MESSICO

Conchita, la venerabile mistica dei Cristeros

Messico, dal 1926 al 1929, la popolazione cattolica si ribellò alle persecuzioni del governo militare e anticlericale. Conceptión Cabrera de Armida, detta Conchita, nei suoi esercizi spirituali ebbe il dono di sentire il senso di quel che stava avvenendo. Il libro Amare lo spirito santo raccoglie quegli esercizi.

Cultura 27_12_2014
Conchita

Dal 1926 al 1929 il Messico brucia. Il presidente della repubblica, generale Plutarco Elías Calles (1877-1945), ha spinto sino in fondo l’acceleratore della persecuzione religiosa portando al culmine la politica laicista già insita, anzi sancita dalla Costituzione del 1917, ma che i governi precedenti non avevano avuto il coraggio di esacerbare.

La popolazione cattolica, esasperata, stremata, decide di ribellarsi e imbraccia le armi al grido di «Viva Cristo Re!», scatenando la “nuova Vandea” dei cristeros. In questo clima rovente e assurdo, nel 1926 una vedova di 64 anni, figlia di una famiglia benestante ma non certo ricca, madre di 9 figli, famosa per la struggente devozione all’Eucarestia sin da quando era solo una bambina, si appresta a ricevere gli esercizi spirituali da mons. Luis María Martínez y Rodríguez (1881-1956), vescovo ausiliario di Morelia, suo direttore spirituale dall’anno precedente. È la prima volta, e così sarà fino al giorno della di lei morte. Si chiama Conceptión Cabrera de Armida (1862-1937), nota a tutti come “Conchita'”. È una delle grandi mistiche cattoliche del Novecento, dichiarata venerabile nel 20 dicembre 1999 da san Giovanni Paolo II (1920-2005). I suoi scritti ammontano a circa 60mila pagine redatte a mano per un totale di circa 200 volumi, grosso modo quanto, in vita, ha scritto san Tommaso d’Aquino, ma questo non ne ha affatto impedito la rapida e capillare circolazione avvenuta anche grazie alla rete garantita dalle Opere della Croce, ovvero le cinque istituzioni da lei fondate: l’Apostolato della Croce rivolto a tutti i fedeli (1895), le Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù dedite alla vita contemplativa (1897); l’Alleanza dell’Amore per coloro che ricercano la santificazione nello spirito della Croce (1909); l’Unione o Lega Apostolica per i sacerdoti diocesani (1912); e i Missionari dello Spirito Santo (1914). Tutte attive ancora oggi.

Quegli esercizi spirituali del 1926, dati da mons. Martínez dal 16 al 25 luglio, compongono oggi un libriccino piccolo e ricchissimo, Amare lo Spirito Santo. Esercizi spirituali 1926, edito da Città Nuova di Roma (pp. 90) nella collana “meditazioni”, a cura di suor Clara Eugenia Labarthe, messicana, delle Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù cabreriane. La quale ha curato anche il precedente volumetto della venerabile “Conchita”, Nell’intimità del cuore di Gesù. Esercizi spirituali 1929 (Città Nuova, Roma 2007). Ebbene, il 18 luglio 1926, al secondo giorno di esercizi, “Conchita” ode la Vergine Maria parlarle direttamente della tragedia del Messico perseguitato a causa della vera fede e lei − «per ubbidienza», puntualizza dolce e caritatevole suor Clara nell’introduzione ad Amare lo Spirito Santo −, mette debitamente per iscritto: «Gesù vuole spazzare via tutta la sporcizia e accrescere le virtù nei cuori dei suoi [dei sacerdoti]. Verranno giorni peggiori, ma il frutto sarà ottimo, nella Chiesa e nei cuori. Dio non permette nulla che non sia per la sua gloria; e anche se gli uomini non lo comprendono, egli è glorificato in tutto». Perché «queste persecuzioni puliscono e depurano. Il Messico ha molto da espiare, anche nella sua Chiesa, ma la religione e la fede trionferanno». E ancora, sempre più precisamente: «Guarda, figlia, – mi disse Gesù – [voglio] che tutti i cuori siano puri, che tutti i Miei si uniscano a Maria, per fare da contrappeso a tanta cattiveria. In questo modo il mio Cuore oltraggiato sarà consolato.

«Gridino al Padre, che vuole perdonare ma gli mancano vittime, come ti ho detto. Si faccia regnare lo Spirito Santo, antagonista di Satana. Solamente lui può trasformare ciò che è materiale in spirituale e in puro ciò che non lo è a gloria della Trinità. Che i vescovi soffrano ma con fede e con speranza; è giusto che il capo soffra per le membra imputridite, slogate e malate (forse io non ho espiato ed espio ogni giorno e in ogni momento le mancanze dei miei figli?). Ma loro [i vescovi] saranno premiati e incoronati in sovrabbondanza».

Nelle note suo Clara richiama opportunamente due episodi “dimenticati” del Messico cattolico e perseguitato. Anzitutto la città di Silao, a sud-est nella pianura alla base del Cubilete, dove, sulla cima di una montagna, si erge una statua colossale di Cristo Re; quindi quel 14 novembre del 1921 in cui «un tale, facendo finta di porre un mazzo di fiori ai piedi della venerata immagine di S. María di Guadalupe, fece scoppiare una bomba che causò grandi danni all’altare, ma miracolosamente risparmiò l’Immagine, della quale neanche il vetro che la copriva si spezzò. Le vetrate della chiesa si frantumarono e anche parte dell’altare, il crocifisso che stava su di esso rimase curvato. La notizia dell’attentato e del miracolo provocò in tutto il Messico una esplosione di rabbia contro il colpevole e di riconoscenza a Maria».

La storia dei cristeros e della loro fede non comune, così come quella del governo messicano e della sua empietà con pochi eguali, non è spiegabile soltanto attraverso categorie umane. Il soprannaturalismo gratuito è un peccato uguale e contrario al materialismo gretto, ma chi l’ha detto che la storia non si può scrivere tenendo costantemente presente, alla scuola della venerabile “Conchita”, l’indispensabilità di «amare lo Spirito Santo»?