Conchita e la Ue, la castrazione del buon senso
Thomas Neuwirth, in arte Conchita Wurst, la drag queen-donna barbuta vincitrice dell'ultimo Eurovisione Song Contest, canterà il prossimo 8 ottobre davanti al Parlamento europeo, e sarà incoronato "voce europea".
Donna barbuta sempre piaciuta, soprattutto in Europa. Thomas Neuwirth, in arte Conchita Wurst, la drag queen-donna barbuta vincitrice dell'ultimo Eurovisione Song Contest e ospite al Padova Pride Village il 31 agosto scorso, canterà il prossimo 8 ottobre davanti al Parlamento europeo.
Gli onorevoli la incoroneranno, rectius: lo incoroneranno come "voce europea". Tutti d'accordo su questo premio: dai Verdi, ai Socialisti, dalla Sinistra Europea ai Popolari. Il cantante così commenta: «Un invito del genere è ovviamente un grande onore, (…) quando ci si impegna per amore, rispetto e tolleranza si fa parte di un movimento più grande, che deve essere portato avanti anche dai cittadini europei e dalla politica». Daniele Viotti, europarlamentare PD, canta le stesse note di Mr Wurst: «Conchita è la voce dell’Europa attenta alle discriminazioni e ai diritti di tutti, il suo concerto qui a Bruxelles forse servirà anche a far smuovere qualcosa in Italia, visto che siamo tra gli ultimi Paesi dell’Ue a non tutelare con una legge le coppie omosessuali».
Non nascondiamoci dietro un dito. Il signor Neuwirth ha vinto il concorso canoro ed è stato invitato al Parlamento europeo per quella barba che incornicia un volto dai tratti femminili. Tagliategli la barba e come per Sansone con i suoi capelli, la sua fine è assicurata. È solo il suo look ibrido che gli ha permesso questo spicchio di celebrità. Ma Conchita tremi perché non è difficile prevedere che prima o poi verrà scalzato dal suo podio tricologico da Conchito: una donna vera con una barba altrettanto vera. Nel gioco degli inganni e delle finzioni sessuali vince chi mente di più sul proprio aspetto e con più esagerazione.
Conchita è il prodotto gender di punta: è l’androgino, l’ambiguo, l’essere asessuato, l’ermafrodito, il maschile e il femminile insieme e nello stesso tempo il loro superamento. Chi l’avrebbe mai pensato che il superuomo di Nietzsche, cioè il post-umano nato dalla volontà di potenza, fosse un travestito?
Comunque sia, Conchita è l’icona perfetta dell’euromosessualità imperante. Come fai a non dargli un premio? Anzi un premio canoro è ben poca cosa, ma d’altronde quello che sa fare è cantare. I conchiti ante litteram erano gli eunuchi, che sacrificavano – a volte volenti altre volte nolenti – le proprie gonadi sull’altare del bel canto. Qui invece siamo alla castrazione del buon senso.
Non molto tempo fa la “donna barbuta” era un’attrazione da baraccone che suscitava una curiosità mista a repulsa. Allora era più una celia che un vero inganno dato che il più delle volte si trattava di un uomo travestito da donna e tutti lo sapevano. Oppure la donna con barba poteva suscitare ilarità, se dietro alla barba si nascondeva un nostro amico così conciato – o conchito - per carnevale.
Anche oggi sappiamo che Conchita è un uomo ed anche oggi la gente spintona ai concerti ed agli happening per soddisfare la propria curiosità (il divo è impegnato fino al 2020, pare). Quello che è cambiato sta nel fatto che la repulsa e l’ilarità hanno lasciato spazio al plauso, al consenso e all’ammirazione. Tanto che l’omosessuale Nuewirth è diventato un euromosessuale coi fiocchi (anzi, con paillettes), titolo onorifico rilasciato addirittura dal Parlamento di noi tutti europei.
E se l’Europa prende a modello un gay vestito da donna – ma guai a chiamarlo “travestito” – che gli altri paesi si adeguino. Infatti, ritornando alle parole di Daniele Viotti, ecco come questi si esprime sulla situazione italiana senza peli – nemmeno barbosi - sulla lingua: «I colleghi me lo chiedono spesso: “Nemmeno ora che c’è Renzi riuscite a fare cambiare le cose?”. Al premier chiedo di fare una battaglia culturale che porti ad avere tutto. Prendiamoci il tempo necessario, spieghiamo bene le cose (anche assieme alle associazioni) e otteniamo tutto. Non subito, non in fretta, ma tutto». Quel “tutto” ripetuto due volte è inquietante come Conchita. Rimanda davvero al totalitarismo, ad un potere gay che vuole prendersi tutto facendo tabula rasa di tutto.
Però alla fin fine il fenomeno “Conchita” rispetta i soliti cliché del pensiero gender alla perfezione: prendete un “diversamente uomo o donna” che sia, puntategli addosso i riflettori sia perché ha subito un’ingiustizia (o presunta tale) sia perché ha qualche talento particolare e il gioco è fatto. E che barba….