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Con l'intelligenza artificiale, inizia l'era del medico inumano

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Grande entusiasmo nell'ambiente medico per l'arrivo dell'intelligenza artificiale. Ma c'è di che preoccuparsi, se sostituisce chi fa diagnosi e chi cura. 

Vita e bioetica 13_04_2024
Presentazione di un robot ortopedico a Torino (La Presse)

L'intelligenza artificiale è stata accolta con grande entusiasmo in campo medico. Non c’è numero di rivista medica che non parli di nuove applicazioni della IA. Stanno proliferando corsi di aggiornamento su di essa, e nel parlare con medici si avverte un’approvazione incondizionata. Due giorni fa, in una intervista resa ad Adnkronos Salute, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, si è detto pienamente concorde con le parole del direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità Europa, Hans Kluge, che ha sostenuto che l’IA (Intelligenza Artificiale) porterà una vera rivoluzione nel campo medico.

«L'intelligenza artificiale – ha dichiarato- modificherà fortemente anche le modalità di prendersi carico della salute e gli interventi di assistenza. Comincerà l'epoca d'oro della medicina, con strumenti talmente efficaci da poter veramente dare tanta speranza a tanti malati, da poter risolvere tante malattie, ridurre tante sofferenze». Anelli evidenzia che con la tecnologia “intelligente" alcuni lavori, anche in ambito sanitario, probabilmente cambieranno o scompariranno, altri diventeranno ancora più importanti. Oggi per esempio si deve insegnare ai chirurghi a fare gli interventi attraverso la robotica. Sempre di più i robot saranno autonomi nello svolgere le operazioni chirurgiche, perché – dice Anelli - sono molto più precisi, riducono le conseguenze negative che possono verificarsi.

L'IA, quindi, «rappresenterà una svolta radicale e aprirà incredibili possibilità di cura, ma sicuramente - ribadisce il presidente Fnomceo - non significherà archiviare il modo tradizionale di fare il medico, perché il rapporto col paziente deve rimanere assolutamente fondamentale e le metodologie tradizionali manterranno la loro utilità».

Tanto entusiasmo, tale da giustificare la definizione di “Età dell’oro della Medicina”, è tutto da verificare. L’IA potrebbe essere utilizzata certamente anche nella diagnosi di varie malattie, mediante un'analisi multimodale dei dati del paziente. Si tratta di un approccio più che materialistico alla malattia: è la medicina dei dati, e non più quella dei sintomi.

Studi recenti indicano che oltre il 33% delle attività eseguite manualmente dai medici potrebbe essere automatizzato. Chi esprime preoccupazione per la notevole diminuzione dei medici, come accade in Italia, ha trovato risposta: così come per altre occupazioni, il personale umano verrà drasticamente diminuito. Chi ci curerà? Le macchine. Non necessariamente un medico-androide: basterà un computer, un terminale in cui inserire i dati, e un algoritmo farà la diagnosi e attribuirà le terapie. In automatico.

Una prospettiva che dovrebbe preoccupare, e invece- come si diceva- la categoria medica è entusiasta, forse perché ritiene che verrà sollevata da molti impegni, e magari anche di responsabilità. Se una diagnosi non fosse esatta, o una terapia sbagliata, si dovrà protestare con l’algoritmo e con il sanitario.

Particolarmente problematico si presenta poi l’utilizzo dell’IA. In ambito neurologico e psichiatrico, dove si annuncia l’utilizzo della IA per la cura dei disturbi del sonno, la diagnosi del disturbo unipolare e bipolare, la depressione. I problemi psichici sono nei Paesi occidentali un grosso problema di Sanità Pubblica. I farmaci di cui si fa più consumo sono gli psicofarmaci. L’IA rivoluzionerebbe totalmente l’approccio al disagio psichico, con la fine di un approccio umanistico e relazionale

Psicologi e psicoterapeuti sopravviveranno all’IA? Sembrerebbe improbabile. Ma non c’è solo questa preoccupazione, ovviamente. Un disagio psichico, e quindi esistenziale, comportamentale, può essere risolto da una ChatBot? da un robot intelligente? Si può legittimamente temere che si stia avvicinando la fine della Medicina Umanistica. Da questo punto di vista ha ragione l’OMS a parlare di “rivoluzione” dell’IA in ambito medico.

Il Grande Reset della Medicina ci porterà ad una nuova visione di quella che nell’antichità si chiamava l’arte medica. L’arte del prendersi cura, sostituita da ChatBot, da interlocutori meccanici, da decisioni sulla propria salute prese da misteriosi algoritmi.