Con Laschet la Cdu sceglie la continuità con la Merkel
Armin Laschet ha ricevuto 521 voti, mentre 466 delegati hanno votato per Friederich Merz. Vince di misura la linea della continuità, sconfitta con onore l’anima cristiano-sociale ma la partita è tutt’altro che chiusa. Il risultato ufficiale sarà annunciato solo venerdì 22 gennaio. Solo a quel punto sapremo se il voto digitale, non ufficiale, sarà confermato da quello postale. Le sorprese potrebbero non mancare
Questo fine settimana si è svolta l’assemblea dei 1001 delegati della CDU che hanno espresso il voto on-line e ora lo dovranno confermare per posta. Secondo il segretario generale della CDU Paul Ziemiak, nelle elezioni per il ballottaggio sono stati espressi 991 voti. Armin Laschet ha ricevuto 521 voti, mentre 466 delegati hanno votato per Friederich Merz. Vince di misura la linea della continuità, sconfitta con onore l’anima cristiano sociale ma la partita è tutt’altro che chiusa.
Il risultato ufficiale sarà annunciato solo venerdì 22 gennaio. Solo a quel punto sapremo se il voto digitale, non ufficiale, sarà confermato da quello postale. Anche se tutto fa presumere che ci sarà la conferma di Armin Laschet alla guida della CDU, le sorprese potrebbero non mancare. Sino a venerdì 15 gennaio, giorno precedente al voto, Friederich Merz guidava tutti i sondaggi di gradimento tra i membri della CDU, ma alla prova del voto digitale dei 1.001 delegati del partito è uscito perdente.
Nell'estate del 2018 e sotto la pressione delle elezioni regionali perse, dell'ascesa dell'AfD populista e delle crescenti controversie sul futuro corso politico del partito, Angela Merkel si era dimessa da leader del partito e ha annunciato che non si sarebbe più candidata alle elezioni nazionali del 2021. Nel dicembre 2018, alla Merkel era subentrata la sua protetta, Annegret Kramp-Karrenbauer (AKK), che a sua volta si dimise da leader del partito nel febbraio 2020. Da allora, due tentativi di organizzare un'assemblea di partito per votare un nuovo leader sono stati rinviati a causa della pandemia.
Sabato scorso dunque il voto e l’elezione di Armin Laschet alla guida del partito, una scelta di continuità e moderazione, un uomo di centro sinistra che garantisce una fine ordinata del regno politico di Angela Merkel e un tranquillo sostegno alle politiche europee. Tutto ciò potrebbe però non bastare in vista delle elezioni politiche tedesche del prossimo settembre. Erano tre i candidati che si contendevano la leadership del partito, tutti e tre provenienti dallo stato del Nordreno-Vestfalia, ma con molte differenze tra loro .
Armin Laschet, Friedrich Merz e Norbert Röttgen. Il primo e vincitore nel voto digitale di sabato è stato Armin Laschet è attualmente l'unico dei tre a ricoprire una carica di Ministro-Presidente del Nordreno-Vestfalia. Laschet rappresenta la continuità della politica di Angela Merkel. Appartiene all’ala di centro-sinistra del partito, è un pragmatico che guida attualmente un governo conservatore-liberale e aperturista nei confronti di un maggior coinvolgimento di donne, migranti e giovani nel partito. Ha difeso la posizione aperturista della Merkel durante la crisi dei rifugiati del 2015 ed è noto per la sua politica liberale, la sua passione per l'UE e la sua capacità di entrare in contatto con le comunità di immigrati. Laschet ha puntato tutta la sua campagna interna sulla propria capacità di governo e qualità istituzionali.
Friedrich Merz, giunto al secondo posto nel voto del week-end, è stato capogruppo del partito CDU tra il 2000 e il 2002 ed è stato il grande rivale di Angela Merkel per la leadership del partito. Merz rappresenta l’anima del partito che vuole un ritorno alle origini, una maggiore ispirazione al cristianesimo sociale di Adenauer e alla economia sociale di mercato, oltre ad un maggiore rigore fiscale ed una critica verso l’espansione dei poteri europei. Merz è stato, seppur indirettamente, il più chiaro dei contendenti sui temi della famiglia. Lo scorso fine settembre, ha polemizzato con il Ministro della Salute apertamente gay Jens Spahn, un aperto sostenitore della candidatura di Armin Laschet alla guida del partito. Nel corso di una intervista era stato chiesto a Merz se avrebbe avuto obiezioni a che una persona gay diventasse cancelliere ed egli rispose di non averne perché "l'orientamento sessuale non è affare del pubblico. Finché è legale e non coinvolge i bambini - un limite assoluto per me - non è un argomento di discussione pubblica".
Una dichiarazione che provocò polemiche ma, allo stesso tempo, dimostrò la sua indisponibilità a qualunque legalizzazione delle adozioni gay e alle vari mode mass mediatiche che esaltano variopinti orientamenti sessuali LGBTI. Norbert Röttgen, terzo candidato che sabato è stato subito eliminato nella corsa alla leadership, presiede attualmente la commissione degli affari esteri del Bundestag. Non ha avuto buoni rapporti politici con la Merkel, pur essendo stato Ministro dell’Ambiente tra il 2009 e il 2012. Aveva puntato tutta la propria campagna politica interna su giovani e donne, non gli è bastato.
Tutta la stampa di sinistra europea ha apprezzato la scelta fatta dai delegati della CDU, Armin Laschet appare ha tutti l’uomo che garantisce meglio lo sviluppo ‘onnivoro’ europeo e rappresenta la continuità della linea politica di Angela Merkel, padrona del gioco a Bruxelles e Berlino ma assolutamente inaffidabile sui principi e valori non negoziabili. Così dallo spagnolo ‘El Pais’, al britannico ‘The Guardian’, all’italiano ‘LaRepubblica’, ai tedeschi ‘DW’ e ‘Der Spiegel’, domenica è stato un susseguirsi di lodi e apprezzamenti per Laschet e per la sua politica della mediazione e della continuità. Se Laschet è salutato come la scelta ‘più salutare’ dai maestri del ‘politicamente corretto’, gli stessi che promuovono ad ogni passo la ideologia gender, matrimoni ed adozioni gay, limitazioni alle libertà religiose ed educative, liberalizzazione dell’aborto…c’è molto da preoccuparsi per il futuro ruolo della CDU in Germania e in Europa.
Il nuovo Presidente del partito Laschet avrà il compito in queste settimane e mesi di ‘riunire il partito’ che si è dimostrato avere almeno due grandi blocchi elettorali e scuole di pensiero, differenze con il voto raccoltosi intorno a Merz. Lo stesso Friedrich Merz, dopo la sconfitta di sabato, da un lato ha invitato i propri elettori e sostenitori a riunirsi e appoggiare il nuovo Presidente eletto, dall’altro però ha giustamente marcato la differenza, presentando la propria auto candidatura a Ministro dell’Economia nell’attuale Governo Merkel. Un richiesta impossibile che lascia aperta la divisione nel partito. Rimane tutta aperta anche la decisione della coalizione dei partiti CDU e CSU sul candidato alla Cancelleria di Governo. Tra i candidati che potrebbero avanzare la pretesa di guidare la coalizione democristiana, oltre a Laschet e Merz, potrebbero esserci anche il Ministro della Salute (gay convivente e autodichiarato ‘cattolico’) Jens Spahn ed il leader bavarese Markus Söder, molto legato alla tradizione democratico cristiane e ai principi non negoziabili della chiesa cattolica.
A molti mesi dalle elezioni ogni scenario elettorale è ancora aperto .Oggi ogni sondaggio vede i consensi elettorali legati alla soluzione della crisi pandemica, ma nessuno può dire cosa accadrà nella CDU, tra CDU e CSU e in campagna elettorale. Una cosa è certa, Armin Lascher non rappresenta un ritorno e una rinascita dei valori democristiani di Adenauer, ma un restyling del pragmatismo della Merkel. L’anima cristiano sociale della CDU legata ai valori non negoziabili è tutt’altro che marginale e, in vista delle elezioni, potrebbe con la CSU puntare alla leadership elettorale. Lo speriamo per la Germania, lo auspichiamo per il bene dell’Europa.