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il caso

Con la candidatura della Salis la Sinistra sfida il diritto

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L’operazione candidatura della Salis ha il sapore di una sfida alla legalità, una sfida utilitaristica perché Alleanza Verdi-Sinistra sta utilizzando il nome della ragazza per tentare di superare lo sbarramento del 4% alle prossime Europee.

Politica 20_04_2024

La notizia era nell’aria, ma ora è diventata ufficiale: Ilaria Salis sarà candidata alle europee nella lista di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra). A dare l'annuncio sono Nicola Fratoianni, il vero regista dell’iniziativa, e Angelo Bonelli: «In accordo con Roberto Salis (il padre della ragazza, n.d.r.), Alleanza Verdi e Sinistra ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in carcere in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone». Roberto Salis, proprio per prevenire eventuali critiche alla decisione di sua figlia, precisa: «Ilaria assume questa decisione non come via di fuga dal processo ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa è la più coerente con il suo trascorso politico». E fa sapere che «in questi mesi abbiamo avuto contatti anche con il Pd, per volontà della sua segretaria Elly Schlein, che ringrazio personalmente per la sensibilità e la solidarietà mostrata in tutto questo tempo con me e con la mia famiglia».

Va precisato che non sussistono cause di ineleggibilità né motivi di incompatibilità. Se verrà eletta, Ilaria Salis beneficerà immediatamente dell’immunità parlamentare e dovrà essere scarcerata per poter esercitare il suo mandato, ma il processo nei suoi confronti potrà comunque proseguire in Ungheria e i giudici ungheresi potranno avviare la procedura di revoca dell’immunità. Il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabilisce esplicitamente che gli eletti a Strasburgo «beneficiano, sul territorio di ogni altro Stato membro, dell’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario». La legge prevede che la richiesta di revoca dell’immunità diretta al Presidente del Parlamento Ue venga comunicata all’aula di Strasburgo e deferita alla commissione competente chiamata a esaminare le richieste. Il pericolo, quindi, è che si apra una controversia tra il Parlamento europeo e l'Ungheria. A questo punto bisogna capire come la corsa alle europee potrà incidere sull'intero dossier. Del resto lo stesso legale dell'attivista in carcere con l'accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra parla, in proposito, di «conseguenze incerte».

Peraltro, ove la Salis non venisse eletta, tutto formalmente resterebbe invariato, ma la sua sconfitta potrebbe aggravarne la posizione perché in Ungheria farebbero notare che nemmeno gli italiani vedono favorevolmente una loro connazionale che commette reati all'estero e poi non accetta le conseguenze delle sue azioni. Inoltre, non tutti sanno che, come ha scritto ieri nel suo editoriale in prima pagina sul Giornale il direttore Alessandro Sallusti, «Ilaria Salis ha quattro condanne passate in giudicato per violenza, resistenza a pubblici ufficiali e invasione di edifici oltre che ben ventinove segnalazioni all’autorità giudiziaria». «Ognuno è libero di scegliersi i suoi martiri e i suoi eroi, ma – prosegue Sallusti - se quello di Ilaria Salis è il curriculum ideale per la sinistra italiana, beh lo schiaffo non è tanto all’Europa (e all’Italia) bensì ai lavoratori e alle lavoratrici, ai precari, ai pensionati al minimo, ai disoccupati e a tutti coloro che il partito di Fratoianni dice di voler tutelare e che nonostante le difficoltà non si sono mai sognati di lanciare bombe molotov contro i poliziotti o partecipare a raid punitivi contro simpatizzanti di destra».

In effetti l’operazione candidatura della Salis ha davvero il sapore di una sfida alla legalità, una sfida peraltro utilitaristica perché Alleanza Verdi e Sinistra sta utilizzando il nome della ragazza per tentare di superare lo sbarramento del 4% alle prossime elezioni europee. Si tratta quindi di puro marketing elettorale, che però serve anche alla ragazza per tornare in libertà in caso di elezione. Una scelta cinica e di reciproca convenienza, che però fa a pugni con i valori del diritto e con il buon senso.

Tutto questo però non c’entra nulla con i nobili valori europei e con il rispetto della sovranità giudiziaria dell’Ungheria, che viene calpestata indegnamente. Le leggi di uno Stato vanno rispettate sempre, tanto più quelle di un Paese che fa parte della Nato e dell’Unione europea.

Prova a smorzare i toni il premier italiano, pur mostrandosi contrario alla candidatura della Salis alle europee. «La candidatura di Ilaria Salis non cambia il lavoro del governo. Già in passato avevo sottolineato che la politicizzazione della vicenda non aiuta», è il commento di Giorgia Meloni. In verità nel recente passato anche il ministro degli esteri, Antonio Tajani aveva ammonito sull’opportunità di non strumentalizzare politicamente la vicenda.

La campagna elettorale non potrà non risentire di questa candidatura, destinata ad avvelenare il clima dei rapporti tra Italia e Ungheria e anche a depotenziare gli sforzi sin qui intrapresi dal governo italiano per tentare di aiutare la ragazza. La politicizzazione del caso non giova alla sua risoluzione e crea un’atmosfera rissosa e conflittuale che produrrà effetti nefasti fino all’appuntamento con le urne dell’8 e 9 giugno e, probabilmente, anche dopo.