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IL CASO

Con i luterani è più quel che mi divide

I luterani hanno già rinunciato all'indissolubilità del matrimonio, sostengono i matrimoni gay e a certe condizioni anche l'aborto. Cosa ho in comune io con costoro?

Ecclesia 04_11_2016

In molti in questi giorni hanno parlato della distanza che separa noi cattolici su Eucaristia, Confessione, Ordine Sacro, mariologia, ecclesiologia, rapporto tra Stato e Chiesa. Sono temi di enorme rilevanza che lascio volentieri ad altri più esperti di me. Ritengo sia doveroso per ogni credente aprirsi al confronto, collaborare con tutti quando si tratta di attuare opere buone, tuttavia non si può dialogare se non avendo chiare le rispettive posizioni perché l'unità è possibile solo a partire dalla condivisa disponibilità a lasciarsi conquistare dalla verità.

Da oltre dieci anni mi occupo di vita e di ciò che il cardinale Ratzinger definì "la prosecuzione dell'utero materno", la famiglia. Di tutto questo che cosa ne pensano i luterani, non come singoli, ma come membri di una comunità religiosa? Rispondere a questa domanda mi pare possa essere presupposto necessario al cammino ecumenico. Per i luterani il matrimonio è un vincolo di affetto la cui indissolubilità non già costituisce una realtà, ma è piuttosto un semplice ideale. Essi dunque ammettono il divorzio e la possibilità di contrarre una, due, tre, o settanta volte sette nuove nozze, purché sempre precedute dal pentimento.

La richiesta di benedire le unioni tra persone dello stesso sesso formulate dal vescovo cattolico di Anversa Johan Bonny trova perfetta corrispondenza nella prassi di molte realtà nazionali riformate; nelle chiese luterane di Francia, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Stati Uniti, Canada, Germania, Argentina e Brasile si può assistere alla benedizione di matrimoni gay. Coerentemente i luterani ordinano pastori e vescovi apertamente omosessuali. La lesbica Eva Brunne, unita civilmente alla pastora Gunilla Linden dal 2001, madre biologica di una bambina concepita con donazione di sperma nata nel 2006, è stata eletta vescova luterana di Stoccolma nel 2009. Lo scorso anno anche lei deve avere pensato che tra luterani e musulmani è più ciò che unisce di ciò che divide e così ha suggerito di rimuovere dalla chiesa di Stoccolma le croci e apporre cartelli che indicano la Mecca.

Il gay Guy Erwin è stato eletto vescovo per la California del sud-ovest nel 2013 e ancora in Svezia Mikael Mogren è stato nominato vescovo di Västerås nel 2015. Dal momento che i seguaci di Lutero hanno seguito gli anglicani nel rompere la cristianità ammettendo la separazione di unione e procreazione attraverso la contraccezione, essi hanno dichiarato lecita anche la procreazione senza unione attraverso la fecondazione in vitro. Inizialmente limitatisi ad ammettere la fecondazione in vitro omologa, a partire dal 2002 i luterani d'America giudicano l'eterologa "un rimedio inappropriato" e l'utero in affitto una pratica "da scoraggiare". In un documento del 1991 la chiesa evangelica luterana del 1991 ha dichiarato ammissibile l'aborto nei casi di rapporto non mutualmente consensuale e in presenza di gravi anomalie fetali. Per gli altri casi il documento afferma che "il governo ha un ruolo legittimo nel regolare l'aborto. Una sfida importante è quella di formulare una politica in materia di aborto che abbia il consenso sufficiente per essere esecutiva. Inoltre, qualsiasi regolamento proposto dovrebbe contribuire agli obiettivi prefissati senza generare problemi peggiori di quelli che cerca di affrontare".

Non esistono mali intrinseci, tutto dipende dalla situazione e dai risultati prodotti dalle azioni: è l'approccio luterano ai problemi morali, dove la coscienza soggettiva diventa l'arbitro supremo ed insindacabile di ogni giudizio, l'esatto contrario di ciò che ha sempre insegnato la dottrina cattolica e quanto San Giovanni Paolo II ribadiva nell'enciclica Veritatis splendor. Questi brevi passaggi rendono forse più chiaro perché credo di essere nel giusto quando affermo che è molto più ciò che mi divide dai luterani di quanto sia ciò che mi unisce. Parlo per me, che non sono sotto il fuoco dei tagliagole islamici, dove il sangue cattolico si mischia a quello luterano, valdese, musulmano e, se fosse presente sul posto, pastaferiano. Parlo per me, che nel difendere la vita e la famiglia rischio il lavoro, mi metto sotto il fuoco mediatico, sono considerato un paria e vengo messo nel mirino dalle leggi dello Stato che mi considerano degno di reclusione rieducativa (vd. ddl Scalfarotto).

Qui i luterani non sono nella mia stessa trincea, ma li vedo spararmi accanto ai miei nemici. Certo, abbiamo il comune battesimo, ma mi domando: se crediamo in antropologie così diverse, possiamo affermare che crediamo nello stesso Dio? Crediamo forse in un Dio che condanna il cattolico che pratica l'omosessualità e abortisce, ma che plaude alle stesse condotte attuate dal luterano? Mi si permetta di dubitare, anche perché sta scritto che in principio era il λoγος (logos), non lo σχiζω (schizo).