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MARGHERITA DI CITTÀ DI CASTELLO

Con gli occhi di Dio, il docufilm sulla santa cara ai pro vita

Nata cieca e deforme, abbandonata dai genitori, ma capace di vivere nella gioia ed essere maestra di vita grazie alla sua intimità con il Signore. Dopo la canonizzazione ad aprile, ecco il docufilm “Con gli occhi di Dio” che racconta la santità di Margherita di Città di Castello, con testimonianze di chi ha seguito la sua causa e di come si è diffuso il suo culto…

Cultura 12_11_2021

Da un paio di mesi è uscito un docufilm che racconta, in poco più di cinquanta minuti, la vita di santa Margherita di Città di Castello (1287-1320), canonizzata per equipollenza il 24 aprile di quest’anno. Cieca e storpia dalla nascita, prima reclusa in una cella e in seguito abbandonata dai genitori, a lungo costretta a mendicare per le strade, Margherita (nata vicino Urbino) è una santa molto cara, come abbiamo già scritto sulla Bussola, al movimento pro life americano e di altri Paesi, dove il suo culto - ancora poco radicato in Italia - si è diffuso in modi e per vie che solo Dio conosce.

Il docufilm, intitolato Con gli occhi di Dio, è a cura di Cristiana Video (una giovane casa di produzione audiovisiva) ed è stato trasmesso il 19 settembre da Ewtn, la rete televisiva statunitense via cavo fondata da Madre Angelica, a conferma della devozione che circonda la santa italiana oltreoceano. Disponibile a richiesta, la docufiction alterna la parte romanzata - con Anna Mallamaci nelle vesti di Margherita (gli attori parlano in inglese, con sottotitoli in italiano) - alla parte documentale, con le testimonianze di tre persone variamente coinvolte nell’iter verso la canonizzazione.

È un contributo importante per far conoscere questa luminosa figura, che a sette secoli di distanza ci trasmette tanti insegnamenti per la nostra vita quotidiana. «Anziché vivere di risentimento, lei vive di amore», spiega nel documentario monsignor Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ricordando come Margherita avesse imparato i Salmi a memoria e, invece di cadere nella disperazione, colse la solitudine come una via per approfondire la fede. Così poté intessere un rapporto personale e sempre più intimo con Dio.

Il paradosso, almeno agli occhi del mondo, è che la sua «non è una storia triste», perché Margherita «è una persona dotata di una straordinaria serenità. Grazie a una leggerezza divina, lei sa che Dio non l’avrebbe mai abbandonata», spiega Alessandra Bartolomei, storica e autrice della Positio sulla santa. La fiducia nel Signore non l’abbandonò neanche quando fu nuovamente ‘scartata’, stavolta da alcune suore che per un tempo l’avevano accolta nel loro piccolo monastero ma poi l’avevano cacciata per insofferenza e invidia verso la santità che si manifestava in lei. E di cui in seguito, invece, beneficiarono pienamente i due sposi e cristiani devoti, Grigia e Venturino, che accolsero Margherita nella loro casa.

Tra le varie informazioni sul contesto religioso-culturale di allora, la Bartolomei ricorda anche come alla morte di Margherita fu il popolo a chiedere ai frati domenicani (lei era intanto divenuta una Mantellata, cioè una terziaria dell’Ordine dei Predicatori) di seppellirla in chiesa, perché era morta «una santa». Fu sottoposta ad autopsia, il suo corpo venne trattato per la conservazione e il suo cuore aperto: dentro ritrovarono tre piccole pietre con impresse le immagini di Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, la Sacra Famiglia al completo.

Di grande interesse anche la testimonianza di padre Gianni Festa, che rivela come dopo essere diventato postulatore generale dell’Ordine dei Predicatori, di fronte al gran numero di cause da seguire, avesse dovuto giocoforza mettere da parte l’allora beata Margherita (per la cui canonizzazione sarebbe servito, come da regola, il riconoscimento di un miracolo). «Fino a quando, un giorno, mi giunse una lettera da una parrocchia di una sconosciuta cittadina dell’Ohio, negli Stati Uniti, una lettera scritta da una ventina di mamme e indirizzata sia alla postulazione generale che al Santo Padre, in cui si chiedeva per Margherita la canonizzazione equipollente perché queste mamme erano state testimoni di una grazia che “Margaret of Castello”, come la chiamano negli Stati Uniti, aveva a loro parere ottenuto dal buon Dio per una loro amica: una mamma che era in gravidanza e che stava per perdere il bambino e anche per mettere in pericolo la propria vita. Pregando Margherita la signora sopravvisse e il bambino nacque».

Il fatto rappresentò uno stimolo per padre Festa per spulciare il dossier di Margherita, attraverso cui si accorse del gran numero di lettere che erano giunte alla postulazione e al Papa, da diverse parti del mondo, per richiedere la canonizzazione: «Mi colpì l’universalità del culto di questa umile donna, nata cieca, storpia, il cui culto è fiorito in modo sorprendente, soprannaturale, negli Stati Uniti, in Perù, Cile, Messico, Filippine…». Paese, quest’ultimo, dove ci sono case che accolgono i disabili intitolate alla nostra Margherita. Nel cui nome si vanno diffondendo movimenti che si ispirano alla sua spiritualità, intrisa della gioia di chi sa di essere amata da Dio.