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PAPA FRANCESCO

Comunità carismatiche: «unità nella diversità»

Unità nella diversità, perché l'uniformità è propria dei farisei. Questo è il primo dei messaggi lanciati da Papa Francesco ai carismatici, una comunità divisa al suo interno. Papa Francesco, ha ricordato loro anche il primato dell'adorazione e la necessità dell'ecumenismo.

Ecclesia 01_11_2014
Papa Francesco

Il 31 ottobre 2014 Papa Francesco ha incontrato le comunità carismatiche cattoliche di alleanza, che rappresentano la seconda branca del movimento carismatico cattolico internazionale insieme al Rinnovamento nello Spirito.

Le due branche condividono la stessa spiritualità, ma le modalità di azione sono talora diverse e la collaborazione non sempre facilissima. In occasione dell'incontro con il mondo carismatico allo Stadio Olimpico nello scorso mese di giugno, il Papa aveva esortato le due branche - comunità di alleanza e Rinnovamento - a una più stretta collaborazione, e ora si è detto compiaciuto «perché avete iniziato ciò che in quel momento era un desiderio. Da circa due mesi la Catholic Fraternity [l'organismo internazionale che riunisce le comunità di alleanza] e l’ICCRS [il coordinamento mondiale del Rinnovamento nello Spirito] hanno già cominciato a lavorare condividendo lo stesso ufficio nel Palazzo San Calisto». «Sono consapevole - ha aggiunto il Pontefice - che non dev’essere stato facile prendere questa decisione e vi ringrazio di cuore per questa testimonianza di unità, della corrente di Grazia, che state dando a tutto il mondo».

Papa Francesco ha approfittato dell'incontro per consegnare al movimento carismatico cattolico tre parole d'ordine: unità nella diversità, primato dell'adorazione, ecumenismo. Quanto al primo punto - con riferimento, ancora, alla compresenza di diverse sensibilità all'interno del mondo carismatico cattolico, ma anche della Chiesa in genere - il Pontefice ha affermato che «l'uniformità non è cattolica, non è cristiana». È cattolica invece «l'unità nella diversità. L’unità cattolica è diversa ma è una. E’ curioso! Lo stesso che fa la diversità è lo stesso che poi fa l’unità: lo Spirito Santo. Fa le due cose: unità nella diversità. L’unità non è uniformità, non è fare obbligatoriamente tutto insieme, né pensare allo stesso modo, neppure perdere l’identità. Unità nella diversità è precisamente il contrario, è riconoscere e accettare con gioia i diversi doni che lo Spirito Santo dà ad ognuno e metterli al servizio di tutti nella Chiesa».

L'uniformità, ha aggiunto Francesco, è propria dei farisei, degli «uomini attaccati alla lettera: “Non si deve fare così…”, a tal punto che il Signore ha dovuto domandare: “Ma, dimmi, si può fare del bene di sabato o non si può?”. Questo è il pericolo dell’uniformità. L’unità è saper ascoltare, accettare le differenze, avere la libertà di pensare diversamente e manifestarlo! Con tutto il rispetto per l’altro che è il mio fratello». Il Papa ha citato la metafora della sfera e del poliedro dalla sua esortazione apostolica «Evangelii gaudium»:«Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità».

Il secondo punto è il primato dell'adorazione, cioè della preghiera, che non nega la necessità dell'evangelizzazione ma è un momento indispensabile per chi vuole evangelizzare. «La lode è l’inspirazione che ci dà vita, perché è l’intimità con Dio, che cresce con la lode ogni giorno. Tempo fa ho ascoltato questo esempio che mi sembra molto appropriato: la respirazione per l’essere umano. La respirazione è costituita da due fasi: inspirare, cioè mettere dentro l’aria, ed espirare, lasciarla uscire. La vita spirituale si alimenta, si nutre nella preghiera e si manifesta nella missione: inspirazione, la preghiera, ed espirazione. Quando inspiriamo, nella preghiera, riceviamo l’aria nuova dello Spirito e nell’espirarlo annunciamo Gesù Cristo suscitato dallo stesso Spirito».

Nessun cristiano può dirsi tale se non fa esperienza e pratica di questi due momenti: preghiera ed evangelizzazione. «Nessuno può vivere senza respirare. Lo stesso è per il cristiano: senza la lode e senza la missione non vive da cristiano». E la preghiera ha come momento essenziale l'adorazione. «Si parla di adorare, se ne parla poco. “Che cosa si fa nella preghiera?” - “Chiedo delle cose a Dio, ringrazio, si fa l’intercessione…” L’adorazione, adorare Dio. Questo è parte della respirazione: la lode e l’adorazione». Certamente, «è stato il Rinnovamento Carismatico che ha ricordato alla Chiesa la necessità e l’importanza della preghiera di lode. Quando si parla di preghiera di lode nella Chiesa vengono in mente i carismatici». Ma insieme alla lode non deve mai mancare l'adorazione. E, come fa spesso, il Papà ha raccomandato il Rosario. «Mi hanno detto di gruppi di preghiera del rinnovamento carismatico in cui si recita insieme il Rosario. La preghiera alla Madonna non deve mancare mai, mai!».

Terzo: ecumenismo. Il Pontefice è partito dalla necessità, insieme alla preghiera di lode, della «preghiera di intercessione (che) è oggi un grido al Padre per i nostri fratelli cristiani perseguitati e assassinati». I cristiani uccisi sono spesso cattolici: ma anche protestanti e ortodossi. «Per i persecutori, noi non siamo divisi, non siamo luterani, ortodossi, evangelici, cattolici… No! Siamo uno! Per i persecutori siamo cristiani! Non interessa altro. Questo è l’Ecumenismo del sangue che oggi si vive».

Oltre all'ecumenismo del sangue e delle persecuzioni c'è - anche quando l'ecumenismo teologico è difficile - un «ecumenismo spirituale» e della preghiera. Il Papa ha salutato il pastore protestante pentecostale Giovanni Traettino, invitato come osservatore all'incontro delle comunità di alleanza e la cui comunità di Caserta aveva visitato lo scorso 28 luglio. Al mondo delle comunità di alleanza il Pontefice ha detto: «non dimenticare le tue origini, non dimenticare che il Rinnovamento Carismatico è per sua stessa natura ecumenico», ricorda che il beato Paolo VI considerava nella sua esortazione apostolica «Evangelii nuntiandi» la mancanza di testimonianza ecumenica come «un malessere dell'evangelizzazione».

«Ecumenismo spirituale e ecumenismo del sangue - ha concluso Papa Francesco -. L’unità del Corpo di Cristo. Preparare la Sposa per lo Sposo che viene! Una sola Sposa! Tutti. (Ap 22,17)».